Recital “Canto Minimo” con Graziano Accinni, Vito Viglioglia e frate Antonio Monaco – Convento Di Santa Maria del Sepolcro – Potenza

Recital “Canto Minimo” con Graziano Accinni, Vito Viglioglia e frate Antonio Monaco – Convento Di Santa Maria del Sepolcro – Potenza

Domenica 3 novembre 2024 alle ore 2 all’interno del Convento Di Santa Maria del Sepolcro a Potenza è in programma il recital “Canto Minimo” con Graziano Accinni e due ospiti: Vito Viglioglia, Cantautore, Poeta e artista poliedrico con le sue Sonopreghiere e il Frate Francescano Antonio Monaco.

Di seguito i particolari.

Continua il Tour del Progetto sui Canti Devozionali Lucani Canto Minimo iniziato il 21 Giugno scorso a Parigi presso l’Istituto Italiano Di Cultura presieduto da Antonio Calbi che ha voluto promuovere il concerto di Cultura della Pietà Popolare delle Genti Lucane durante la Fête de la musique nella capitale francese.

Graziano Accinni viene da una lunga e personale ricerca artistica, iniziata nel lontano 1986 con Mango, con il quale ha registrato e collaborato a quasi tutti i suoi album e live, passando per Miguel Bosè, Mina, Mariella Nava, Rosario Di Bella, Ian Anderson e gruppi sperimentali poco conosciuti al grande pubblico con i quali, tuttavia, è iniziata la sua ricerca sui loop’s e sulle synth guitars. Approda poi ad Ethnos, un gruppo musicale che propone una miscela di musica etnica interpretata in chiave moderna (non solo tarantella, ma anche tango, mazurka e polka) utilizzando strumenti a corda rigorosamente elettrici.
Di recente il suo itinerario musicale lo ha condotto alle radici della tradizione musicale, all’archè degli antichi canti lucani. Un percorso verso il Mistero, che solo un musicista eclettico come lui poteva compiere senza barcollare, senza piegarsi alle mode ed alle lusinghe dei potenti. Ci vuole coraggio per mettersi in gioco dopo più di trent’anni di musica senza fronzoli, ci vuole coraggio ad affrontare sempre terreni inesplorati, senza ammiccare a nulla ed a nessuno. Il viaggio di Accinni è verso un Canto Minimo, un’orchestra a due, in un certo senso, ricca e profonda di brividi sonori, di reminiscenze purissime, condivisa con una voce antica, viscerale, da far tremare i polsi, quella di Giuseppe Forastiero, talento naturale dalla voce mi(s)tica.

Questo Cantico delle Devozioni ha una storia decennale, perché nasce da una lunga e faticosa ricerca condotta da Accinni, dai tempi di Ethnos, letteralmente condotta per i sentieri, i viottoli, le mulattiere, le cappelle di campagna, le piazze e i tegolati bianchi e assolati di una Lucania inesplorata e immutata.

In questo viaggio Accinni è accompagnato da due grandi della nostra storia meridionale: il primo si chiama Roberto de Simone, genio musicale d’altri tempi, che di recente ha tradotto la favola di “Petrosinella” del “Cunto de li cunti” di Basile, offrendone una traslitterazione fonetica che recupera l’oralità e la sonorità del capolavoro della letteratura meridionale del Seicento; il secondo si chiama Ernesto De Martino, il mitico antropologo-etnologo che viaggiò, negli anni del secondo dopoguerra, per la Lucania, riscoprendo gli archetipi di una cultura sempre traballante tra “magia” e “razionalità”, le sopravvivenze cerimoniali di fascinazioni, possessioni, fatture, che il grande ricercatore ricostruì passo dopo passo, a contatto con un popolo fino a quel momento cancellato dalla storia.

Sottolinea il critico musicale Antonio Biancospino: Accinni, come questi maestri, molti anni fa, microfono in mano, ha macinato chilometri e chilometri per immortalare voci d’altri mondi, per fotografare incontri mistici con esseri sovrannaturali, di quelli che si ha solo buona memoria, fatta di sorrisi e pelli incartapecorite, che continuano a vivere nella serenità di altri tempi, accogliendo solo chi li accoglie nella sua anima. C’è da immaginarselo, Accinni, mentre registra canti, suoni, ballate e tarantelle di un popolo fiero, ricco di storia, consapevole che il passato non deve morire, che la tradizione vince sempre su tutto, basta solo aver pazienza.

È questo che si celebra in Canto Minimo: la fierezza di un popolo, la sua atavica fiducia. È questo il Manifesto di un uomo che è al comando di sé stesso, che in un’epoca di ciarlatani va dritto per la sua strada. Accinni – continua Biancospino – danza sulle metriche sonore come un sacerdote che svolge una missione sacra, come un gigante che conosce il prezzo, il dolore, la fatica di essere controcorrente in ogni nota musicale. Come De Simone e De Martino, lo immagino passare notti insonni, a capo chino su quelle voci antiche, a carpire inesplicabili segreti, vite e storie da immortalare in una partitura musicale.

Per questo motivo Canto Minimo -evidenzia il critico musicale – è un progetto straordinario, una profonda devozione alla liturgia dei silenzi, al sussurrare mistico di litanie tibetane; un tributo sacro all´ essenzialità ed all´ interiorità, che può essere percepito nella sua grandezza devozionale in brani come “Lu Rusariu ri Natali” e “O Crevu” di Moliterno, o anche “Lauda a San Canio” di Acerenza.

Tutto ed altro ancora in questo Canto Minimo, un manifesto che dice basta ai rumori, alle volgarità, alle immondizie musicali, la voce di un vate a cui interessano solo gli angeli, perché volano verso la luce.

Data

Nov 03 2024

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