Aggressione omofoba ai danni di una ragazza di Potenza, Morena Rapolla, presidente Arcigay Basilicata: “Assicurare i colpevoli alla giustizia”. Di seguito la nota integrale.
Registriamo un gravissimo episodio di stampo chiaramente omofobo ai danni di Giulia, succede anche questo nella “tranquilla” Potenza.
E’ accaduto mercoledì 15 gennaio, di sera, tra le 23.30 e le 24, all’altezza della pompa di benzina situata nei pressi del Principe di Piemonte di Potenza.
Giulia passeggiava con le sue cuffiette, quando all’improvviso si è vista aggredita fisicamente e verbalmente da due ragazzi, a suon di pugni, calci ed ingiurie riferite al suo orientamento sessuale. Tra queste, una frase agghiacciante che svela la matrice dell’aggressione:
“Le persone come te devono morire, vuoi fare il maschio? E mo ti faccio vede come abbuscano i maschi”.
“Viviamo un preoccupante tribalismo dei rapporti: la sopraffazione ed il disprezzo verso l’Altro, portatore di una Diversità sono ormai all’ordine del giorno”, ha commentanto l’Avv. Morena Rapolla, Presidente dell’Arcigay Basilicata che è in costante contatto con Giulia.
“Questo episodio testimonia la difficile situazione presente anche sul nostro territorio: Giulia, aggredita e picchiata con ferocia, è svenuta in una pozza di sangue ed ha riportato importanti conseguenze che la stessa ha mostrato sul suo profilo Fb, denunciando l’accaduto e dimostrando quel coraggio necessario al contrasto dell’odio omolesbotransfobico. Mi sento di dirle grazie anche a nome di Tutti i cittadini e le cittadine per bene che in queste ore si sono strette intorno a lei, con messaggi di solidarietà ed appoggio.”
“Si nasce omosessuali ma non si nasce certo omofobi, omofobi si diventa; lo si diventa attraverso messaggi, diretti e indiretti, che la società, la politica, e i media, ci trasmettono. Fin dall’infanzia tutti noi acquisiamo convinzioni e valori che ci vengono presentati come assolutamente giusti e legittimi, spesso fondati su stereotipi e pregiudizi destituiti di fondamento. Molto prima, dunque, di avere una reale comprensione di cosa significhi la parola omosessualità, ereditiamo, da una cultura omofoba, la convinzione che essere gay, trans o lesbica sia qualcosa di assolutamente sbagliato, innaturale e contrario alle norme del vivere comune; tutto questo rappresenta un detonatore di violenza inaccettabile che ci rende tutti perdenti”.
“Il lavoro di contrasto all’omotransfobia – prosegue Rapolla – non può più ricadere unicamente sul lavoro volontario e gratuito dell’associazionismo locale: dopo quanto accaduto non si può più tappare il sole con un dito, occorre che anche le Istituzioni locali assumano un impegno reale e fattivo per superare le semplici dichiarazioni d’intenti che, per quanto positive, non trovano poi riscontro nella realtà con azioni vere e proprie, come campagne di contrasto al bullismo ed educazione socio-affettiva nelle scuole. Non si può pensare di sconfiggere i “mostri” che l’ignoranza e l’odio generano, se non si fa nulla per rendere più inclusivo il nostro tessuto sociale e culturale, ed in questo gli agenti socio-educativi come la scuola e le famiglie giocano un ruolo dirimente.
Agli autori dell’aggressione ai danni di Giulia, mi sento di dire che sono dei vigliacchi e dei delinquenti. Sono fiduciosa nelle indagini delle Forze dell’Ordine, ma voglio lanciare un appello a chi ha visto o sentito qualcosa quella sera ed ai genitori dei colpevoli, laddove si tratti di ragazzi minorenni: se avete in qualche modo, il sentore o la certezza che vostro figlio centri con quanto accaduto, fate un passo avanti, perchè vostro figlio ha bisogno di aiuto, è troppo grave pensare di poter colpire alla cieca; tanto odio svela un disordine emozionale e comportamentale grave che non può essere sottovalutato.”
Anche in Basilicata serve con urgenza una legge regionale contro l’omotransfobia, perché fenomeni come questi fanno male a Tutti i cittadini e le cittadine per bene, e la mia città ne è piena.
Giulia può contare sull’appoggio costante ed incondizionato di Arcigay Basilicata: continueremo a seguire questa brutta storia e continueremo a lavorare affinché la quotidianità dei nostri affetti non risulti più oggetto di scherno, vessazione, e violenza perchè nessuno si salva da solo.
Nelle foto Giulia Ventura e Morena Rapolla