Egidio Tamburrino, presidente “Loco Ardito, associazione Culturale-Scientifica di Matera ha inviato una nota a seguito dell’incendio che ha interessato il 4 agosto scorso la discarica dei rifiuti di La Martella. Di seguito la nota integrale.
La discarica de “La Martella” a Matera è annessa all’impianto di compostaggio realizzato a metà degli anni novanta circa per smaltire i rifiuti solidi urbani della città di Matera e di alcuni comuni viciniori.
Il suo finanziamento fu reso disponibile grazie ai fondi messi a disposizione del Stato per debellare il colera di Napoli nel 1973 e l’appalto concorso, per individuare il soggetto appaltatore, fu gestito dalla Cassa per il Mezzogiorno. Per cumpletare l’impianto furono successivamente recuperate ulteriori risorse finanziarie rese disponibili dai F ondi Investimenti Occupazione (i c.d. Fondi FIO).
Dopo un lungo e travagliato iter amministrativo per espletare l’appalto concorso che ebbe la durata di circa 15 anni, la commissione di gara aggiudicatrice assegnò i lavori alla SecitSpA di Milano che realizzò i lavori in collaborazione con imprese locali. Le risorse finanziarie furono trasferite dalla “Cassa” alla Regione Basilicata che a sua volta le assegnò al comune di Matera che fu anche designato soggetto attuatore.
Il progetto prevedeva la separazione del rifiuti indifferenziati in due frazioni: una umida, comprendente la parte dei rifiuti biogenici in grado di essere “compostati” per produrre compost, l’altra secca comprendente la parte non compostabile del rifiuti che per l’impianto costituiva un rigetto, chiamato “sovvallo”, destinato ad essere quindi conferito nella discarica annessa all’impianto.
L’impianto nel suo processo, utilizzava il “know-hou” della Cecchini-Sorain, società che è stata una delle prime ad occuparsi in Italia del trattamento dei rifiuti solidi urbani mediante il c.d. recupero di materia e pertanto scontava tutte le pecche del noviziato non ostante che adottasse tutte quelle che oggi vengono chiamate le Migliori Tecnologie Disponibili. Le difficoltà connesse con la separazione del rifiuto dal momento che veniva conferito in maniera indifferenziata, le varie sezioni che comprendevano l’impianto non confinate e tenute in depressione co rispetto all’ambiente esterno causavano il propagarsi di emissioni male odoranti che venivano percepite anche dagli abitanti del Borgo “La Martella”, gli elevati costi di gestione connesso con lo smaltimento del percolato prodotto dal processo di mineralizzazione dei rifiuti organici hanno reso sempre problematica la corretta gestione dell’impianto.
Con il senno di poi, dobbiamo però anche riconoscere che, se gli impianti di compostaggio che oggi vengono realizzati e localizzati anche in aree relativamente urbanizzate che utilizzano le attuali Migliori TecnologieDisponibili, lo si deve,, forse, ancheagli insegnamenti tratti dalle esperienze negative del passato.
Per quanto innanzi detto, l’impianto non ha mai raggiunto le “performances” attese, la discarica, che nel corso degli anni è stata oggetto di ampliamenti, è stata utilizzata in maniera diversa dallo scopo per la quale era stata realizzata ed, al termine del proprio ciclo vitale, non è stata bonificata come previsto dal decreto legislativa n. 36 dell’ano 2003 che ha recepito le Nome relative alla bonifica delle discariche previste da una apposita direttiva comunitaria.
Per questo motivo l’Italia ha dovuto subire da parte della Commissione europea la procedura di infrazione n. 2011/2015 alla quale si è fatto fronte con un progetto di bonifica avente l’importo di 10,00 MLN di euro dei quali 3,00 MLN resi disponibili dal Ministero della Transizione Ecologica e 7,00 MLN dalla Regione Basilicata a valere sui fondi FSC 2014-2020. Soggetto attuatore dell’intervento è stato designato Invitalia.
Già, Invitalia, quella dell’inossidabile A.d. Domenico Arcuri che è al timone dell’Azienda pubblica da circa 14 anni, quella delle mascherine anticovid pagate a caro prezzo, delle siringhe performanti per il vaccino, quella che deve risanare l’annosa “quaestio” produttiva ed occupazionale dell’Italsider di Taranto ( e scusate se è poco ! ) e che invece, sembra essere ancora li al palo, quella che deve occuparsi delle crisi di diverse aziende,si è proprio lei, la stessa che ha curato la realizzazione di una gradinata nel Parco della Murgia della città di Matera, di una modesta rotatoria di via Lucana,, quella che in qualità di soggetto attuatore della bonifica della discarica di Matera che con una maggiore ed una più efficace vigilanza dei lavori ne avrebbe potuto probabilmente evitare l’incendio ed il grave danno ambientale ed economico che ne è derivato e su cui vigileremo con tutta la attenzione che il caso merita. Quella insomma, che preferiremmo, si occupasse solo dei problemi strategici per lo sviluppo del nostro Paese si occupa anche, e forse più volentieri, di attività di piccolo cabotaggio.
Michiedo,se maii Lombardi o Romagnoli, tanto per citare Comunità governate da coalizioni politiche contrapposte, consentirebbero che una entità simile a quella di Invitalia di occuparsi del disbrigo dei problemi che li riguardano.
Vorremmo che Invitalia concentri le proprie risorse umane e finanziarie su altri problemi del nostro Paese, desidereremmo che tanto per citare il caso della Basilicata, che si occupasse meno di rotatorie e gradinate e di più del polo chimico in crisi irreversibile della Val Basento.
Non sono per l’autarchia ma detesto la emarginazione delle risorse locali quando impiegabili. Queste riflessioni vorrei rivolgerle a coloro che ricoprono responsabilità del governo della cosa pubblica.
De Rita, grande fautore della programmazione dal basso per lo sviluppo dei Territori, (i Parri territoriali degli anni ’90 sono una sua intuizione)insegna che non esiste sviluppo senza partecipazione e coinvolgimento dei soggetti che animano lo stesso Territorio. E tutte le volte che si è tentato di risolvere frettolosamente le problematiche di quest’ultimo mediante l’import-export della cultura di impresa, degli stessi insediamenti produttivi, delle risorse umane qualificate, quasi sempre si è andati incontro a storie di insuccesso.
Insomma “quisque faber fortunae suae” Ognuno è artefice del suo destino.
Vogliamo esserlo anche noi. Noi ci siamo!.
Matera, 18 agosto 2021