Dopo due anni in versione ridotta a causa della pandemia lunedì 25 aprile 2022 è stato ripristinato il tradizionale protocollo in occasione del 77° anniversario della Liberazione dall’oppressione nazi-fascista della seconda guerra mondiale. Una ricorrenza che quest’anno ricade in un periodo storico segnato dall’attacco bellico della Russia all’Ucraina e proprio per questo ancora più carica di significati e spunti di riflessione. Dopo la deposizione delle Corone di alloro al Cippo di via Lucana nella chiesa di San Francesco d’Assisi Monsignor Giuseppe Antonio Caiazzo, arcivescovo della diocesi Matera–Irsina ha celebrato la Santa Messa. A seguire in piazza San Francesco si sono radunate autorità e associazioni combattentistiche e d’arma per avviare il corteo verso piazza Vittorio Veneto dove è stata composta una corona di alloro al Monumento ai caduti. Sul palco per la prima volta il nuovo prefetto di Matera, Sante Copponi e le altre autorità civili e religiose della città di Matera. Hanno partecipato alla cerimonia il sindaco di Matera Domenico Bennardi, il vice sindaco Rosa Nicoletti, il senatore Saverio De Bonis, il consigliere regionale Piergiorgio Quarto, l’arcivescovo della Diocesi di Matera-Irsina Monsignor Pino Caiazzo, il capo di gabinetto del Comune di Matera, Gianfranco Lopez, il presidente del Consiglio comunale di Matera, Antonio Materdomini, gli assessori Tiziana D’Oppido, Michelangelo Ferrara e Valeria Piscopiello, il consigliere comunali Gianfranco Losignore e Francesco Salvatore, Tiziana De Palo e Mimma Carlucci, il direttore generale di Confindustria Basilicata, Giuseppe Carriero, il presidente di Cna Basilicata, Leo Montemurro e i massimi rappresentanti delle forze dell’Ordine: il Questore Eliseo Nicolì per la Polizia di Stato, il comandante Nicola Roberto Lerario per l’Arma dei Carabinieri, il colonnello Giuseppe Antonio Cardellicchio per la Guardia di Finanza. Alla cerimonia sono intervenuti Stefano Melodia, segretario della consulta degli studenti della provincia di Matera, Franco Lisanti, orfano di guerra e Presidente dell’Associazione Nazionale Mutilati ed invalidi di guerra di Matera, il presidente provinciale dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) Angelo Tataranno, il Presidente della Provincia di Matera, Piero Marrese e il sindaco di Matera, Domenico Bennardi. Alla cerimonia hanno presenziato il picchetto armato del Comando Esercito Basilicata guidato dal capitano dei Carabinieri Massimo Cipolla e il complesso bandistico “Francesco Paolicelli – Città di Matera”. Presente in piazza anche un gruppo di rappresentanti dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, che ha intonato il canto “Bella ciao” durante la manifestazione. Alle ore 17,30 in piazza Vittorio Veneto è prevista la cerimonia dell’Ammainabandiera.
Michele Capolupo
Di seguito video, interventi istituzionali e foto
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77° anniversario della Liberazione, intervento Domenico Bennardi, sindaco di Matera
Cari concittadini, care concittadine,
siamo in tanti oggi, non solo qui, ma in altre migliaia di piazze del Paese, riuniti per celebrare i 77 anni di liberazione dell’Italia dalla dittatura nazifascista.
Sono lieto che riusciamo quest’anno a festeggiare un 25 aprile più partecipato, dopo che per due anni abbiamo dovuto subire le restrizioni della pandemia e del lockdown.
Sono lieto che ci siano molti studenti, oltre che cittadini e cittadine.
Perché il messaggio che viene fuori dal 25 di aprile è davvero molto attuale, soprattutto oggi per quello che stiamo vivendo a livello internazionale, io credo che proprio ai giovani debba giungere un messaggio chiaro, che spieghi bene nel modo meno retorico possibile, per quale motivo il 25 aprile in Italia è un giorno importante e particolare. E rivolgendomi a loro, ai giovani, voglio dire che la liberazione dalla dittatura ha segnato una profonda rottura rispetto a quello che stava succedendo, con un epilogo non scontato per l’Italia, si è passati dalla monarchia alla repubblica, dallo statuto albertino alla costituzione repubblicana, ma soprattutto dalla morsa di un regime dittatoriale alla libertà, cosa che non è accaduta in altri Paesi. Ma questa conquista di libertà non è avvenuta per caso o per fortuna, bensì grazie all’eroismo di quelle persone che hanno combattuto, persone che hanno dato tutto, anche la vita, e hanno così cambiato le sorti di un Paese offrendogli il dono più grande che si possa avere la libertà, il non essere assoggettati ad altro Stato. E’ una condizione che in questo momento in ancora troppe parti del Mondo non avviene.
Possiamo dare al concetto di libertà vari significati, quello ufficiale sancito dalla nostra costituzione che considera la libertà morale come un diritto inviolabile! Possiamo decidere, pensare, esprimerci e agire senza costrizioni.
La Libertà è anche una parola che negli anni qualche filosofo ha voluto considerare come un retaggio castale, una proprietà, un reddito, una condizione sociale, ma la libertà che ha mosso i combattenti del movimento di resistenza antifascista è la stessa che ha scosso gli scioperanti mietitori che si riunirono in questa piazza spronati da Luigi Loperfido (il monaco bianco) nelle albe primo-novecentesche contro il gioco dei caporali, è la stessa libertà dei lavoratori ai cancelli dell’azienda Coopbox di Ferrandina due mesi fa, è quella libertà spesso nata dalla angoscia, dallo sconforto, che parte dal basso, che non ti concede altro se non una reazione, una libertà non prevista, non programmata, la libertà quella del pane che tutti insieme vorremmo mangiare e condividere, questa libertà ad un certo punto irrompeva nella storia e dava voce ad un protagonista, che non eravamo abituati ad ascoltare o a far ascoltare, un popolo nuovo, quello che nel risorgimento aveva avuto un ruolo marginale, e che invece nella guerra di liberazione diventa protagonista decisivo, il popolo italiano. Un popolo fatto certamente di poeti, artisti, ma soprattutto di braccianti e operai, di classi subalterni che seppero colloquiare con intellettuali e con borghesi, ripensando insieme un Paese, e mossi da quella libertà genuina e vigorosa, perché piena di sopravvivenza, di difesa delle proprie radici, delle proprie sicurezze. Quegli uomini e quelle donne furono promotori di libertà e precursori di un autentico concetto di patriottismo che non è il rivendicare la nobilita di sangue, ma il sentirsi abitanti di quella vera patria unica e universale che è la Terra, membri di una comunità allargata che è il nostro Pianeta.
No la resistenza non è uno slogan, è un movimento di popolo che ha creato le condizioni per realizzare la repubblica italiana con la sua costituzione e con le sue libertà. E Matera deve ricordare ancora di più questi momenti perché protagonista rappresentativa, la prima città del Mezzogiorno a insorgere contro il nazifascismo, gode del riconoscimento di due medaglie, una d’oro al valore civile e una d’argento al valore militare e dobbiamo ricordare il nostro eroismo, anche con una preghiera, perché da comunità nobile ma anche contadina e popolare, abbiamo profondo il senso di responsabilità umana e spirituale.
E allora, 25 aprile 1945. Ricordiamola questa data. Le cose che si dimenticano possono ritornare, ci ammoniva Primo Levi.
Stamattina abbiamo deposto una corona di alloro, in ricordo dell’eccidio avvenuto il 21 settembre del ’43 quando nel corso degli scontri con i militari tedeschi persero la vita 26 persone. Qui a Matera, abbiamo fatto storia, ma facciamo storia ogni giorno, ogni momento, bisogna ricordare il passato, perché il presente è conseguenza del passato ma è anche anticipazione di futuro. L’emancipazione economica di un mezzogiorno proiettato verso il futuro, passa da un legame stretto tra le nostre radici e la tecnica, tra autenticità popolare e innovazione.
E’ importante ricordare e celebrare il 25 aprile, oggi come allora, rappresenta un patrimonio di valori e ideali non solo da preservare ma da vivere ogni giorno, fino a farne una nostra bandiera, una bandiera da alzare e sventolare tutte le volte che un singolo uomo una singola donna in qualsiasi parte del pianeta subisce un sopruso,
La guerra in Ucraina è solo l’ultima in ordine di tempo e probabilmente quella che ci tocca di più, perché coinvolge profondamente l’Occidente.
Ma il nostro pianeta è ancora “infettato” da decine di conflitti aperti che continuano a uccidere e affamare milioni di persone. Sono 59 i conflitti in corso nel mondo.
E il nostro Pianeta è infettato ancora da tante libertà da conquistare. Una condizione drammatica, insopportabile è la precarietà. Perché la libertà è una bolla di sapone che vola via se non si sposa ad un’idea di poter camminare in maniera sicura e indipendente verso il futuro. Quando non hai reddito, non hai un tetto sopra la testa, quando non puoi accogliere la vita perché non puoi mantenerla quella vita. Quando hai paura. Questa è la libertà che più desideriamo, dalla paura. Liberarci dalla paura delle guerre e delle dittature, ma anche dalla paura della precarietà e della miseria.
Allora gridare oggi viva la resistenza, viva la costituzione, viva la repubblica, vuol dire assumere un impegno preciso, consegnare limpido e intatto alle prossime generazioni questo grande patrimonio di ideali e di valori che danno un senso alla parola stessa di libertà. Insieme con il nostro impegno, possiamo e dobbiamo farcela, insieme tra enti, come comunità, dovremo essere all’altezza di questo compito, insieme ritroveremo l’orgoglio di essere nati in un paese l’Italia, certamente non perfetta, migliorabile, spesso sfregiata, umiliata e maltrattata ma libera e meravigliosa.
Viva la Repubblica, Viva l’Italia, viva la Libertà.
Buon 25 aprile a tutti.
77° anniversario della Liberazione, intervento Piero Marrese (Presidente Provincia di Matera)
“La libertà è il bene più prezioso dell’essere umano: la possibilità di fare le proprie scelte, di autodeterminarsi, di esprimere le proprie idee”. È uno dei passaggi più salienti del discorso che pronuncerà oggi, a Matera, il presidente della Provincia, Piero Marrese, in occasione della celebrazione del 77° anniversario della Liberazione. Il 25 aprile, prosegue Marrese, “è il giorno in cui è nata l’Italia moderna: più libera, più democratica, più giusta, più bella. Il giorno in cui hanno vinto i valori fondanti della convivenza che poi sono stati racchiusi nel testo della nostra Costituzione, dove è sancito che tutti gli individui hanno libertà di parola, di pensiero, di stampa, di associazione, di culto. Oggi, pertanto, è il giorno del sentito omaggio e del ringraziamento alle donne e agli uomini che lottarono perché un futuro migliore rispetto al presente che stavano vivendo potesse essere possibile. Quel futuro che loro sognavano, fatto di democrazia e libertà, è il nostro”. Dopo aver rimarcato che i “giovani e gli studenti devono essere consapevoli di ciò che rappresenta la ricorrenza del 25 aprile”, Marrese aggiungerà: “Quella di oggi è la festa della libertà ritrovata, la festa che ricorda la fine del conflitto mondiale, la festa di un nuovo inizio per l’Italia e per l’Europa. Una riflessione è alquanto opportuna in questo momento, sull’attuale conflitto che vede impegnati i popoli dell’Est d’Europa. Un conflitto, quello in atto, che si pone in contrasto con i principi del diritto internazionale e, in particolare, dell’Unione Europea, che si prefigge di promuovere e contribuire alla pace e alla sicurezza oltre che “alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli”. Infine, il presidente Marrese esorterà tutti a “contribuire a costruire e mantenere un clima pacifico e a vigilare sul rispetto della libertà”.
77° anniversario della Liberazione, intervento di Stefano Melodia, segretario della consulta degli studenti della provincia di Matera
Buongiorno a tutti. Saluto e ringrazio le autorità civili, militari e religiose per aver invitato noi rappresentanti dell’istituzione scolastica. Porgo i saluti anche da parte della dirigente dell’ufficio scolastico provinciale, Angela Tiziana Di Noia. Un sentito ringraziamento da tutti gli studenti della Provincia di Matera che sono chiamato qui a rappresentare stamattina. Oggi è la Festa della Liberazione, giornata in cui la nostra Repubblica ricorda la fine dell’oppressione nazifascista in Italia. Un periodo buio della nostra storia nazionale che, per quanto noi studenti possiamo leggere sui libri di testo, non riusciremo mai a comprendere fino infondo, non avendone esperienza diretta. Sono pochi i testimoni ancora in vita che, attraverso i loro racconti carichi di emozioni, sono in grado di illustrare a noi più giovani un dramma che abbiamo avuto la fortuna di non vivere. Per noi ragazzi essere nati in una Repubblica democratica rappresenta la normalità, non conosciamo cosa voglia dire vivere in un posto dove non sono garantiti i diritti di ciascuno. Viviamo in un Paese che non tiene conto dell’estrazione sociale di un giovane per potergli permettere di arrivare ai massimi gradi di istruzione; in una Paese che non tiene conto della tessera di un partito che un insegnante può o non può avere in tasca, e che anzi garantisce la libertà di insegnamento al docente, e di apprendimento al discente; in un Paese dove i libri di testo proposti agli studenti sono scritti dalle migliori menti e non censurati dal Ministero della cultura popolare. Questa è l’Italia di oggi, quella della Liberazione che stiamo celebrando. Nel Primo canto del Purgatorio Virgilio pronunciasu Catone queste parole: “Libertà va cercando, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta”. Dante mette sempre un “corpo” ai concetti astratti e ci invita ad ammirareogni essere umano che mette al primo posto la libertà morale, i valori spirituali contro gli interessi materiali e l’individualismo sfrenato.La lezione di Dante, lungi dall’essere un invito alla guerra,esorta ognuno di noi a difendere, sempre e ovunque, la suprema tenuta della collettività, contro l’egoismo di pochi potenti, perché la vita senza libertà è una vita finta! Speriamo e vogliamo che queste occasioni celebrative siano per noi giovani uno dei tanti esempi quotidiani di costruzione di un sempre più solido senso civico collettivo, quel bellissimo valore per il quale se il mio benessere si fonda sulla sofferenza di altri, non devo illudermi che possa durare questo assurdo “equilibrio”! Viva la Libertà… da ogni oppressione, più e meno visibile!
77° anniversario della Liberazione, intervento di Franco Lisanti, orfano di guerra e Presidente dell’Associazione Nazionale Mutilati ed invalidi di guerra di Matera
Il settantasettesimo della Liberazione,che oggi celebriamo,cade in un momento in cui è difficile parlare di festa della Liberazione.” È un 25 aprile diverso”, ha dichiarato Liliana Segre. “Sarà difficile intonare ” Bella Ciao” senza rivolgere un pensiero agli Ucraini che si sono svegliati una mattina e hanno trovato l’ invasor” Mai avremmo pensato che questo 25 Aprile, oltre che ricordare i Martiri della Liberazione e della Resistenza, avremmo commemorato centinaia di Caduti per la Libertà, oltre che tante altre vittime innocenti che questa pazza guerra in Ucraina sta provocando, facendoci rivivere l’atmosfera buia e tragica dell’ultima guerra mondiale; un buio che vide la luce della liberazione dal nazifascismo, luce che ancora non si vede in questa tragedia umana. Purtroppo, non si è ancora convinti che la guerra è sempre un’impresa di distruzione, di eliminazione e di annientamento inaccettabili. Se si vogliono sottomettere e annientare uomini e nazioni, la barbarie non è mai lontano. “Se è successo,vuol dire che può succedere ancora” afferma Primo Levi, sopravvissuto ad Auschvwiz.Ed un’altra sopravvissuta, la scrittrice Edith Bruck ha affermato in questi giorni: “Stiamo andando indietro con la storia.Le atrocità in Ucraina mi ricordano quelle che vidi da piccola Ad Auschwitz. Quello che accade in Ucraina è più di una guerra, è una barbarie Assistiamo a l’invasione dei barbari che uccidono chiunque passa senza tener conto della violenza contro le donne i bambini e gli anziani. Non ci sono parole, è mostruoso”.È successo negli ultimi anni che ci separano dal l’ultimo conflitto mondiale il verificarsi di tante guerre e tante violenze perpetrate soprattutto ai danni dei più deboli. È grande la mappa di tanti focolai di guerra in molte parti del mondo.” Una guerra a pezzi” dice Papa Francesco”,fino a quest’ultima tragedia dell’ Ucraina che stiamo vivendo da qualche mese. Scene terrificanti entrano ogni giorno nelle nostre case, riempiendoci di sgomento per il massacro di tante vittime innocenti, l’atrocità delle violenze, il sangue delle vittime . La violenza e la crudeltà perpetrate nei confronti della persona umana non hanno confini e chiunque le compia e da qualunque parte vengano sono abominevoli e vanno decisamente respinte e condannate senza alcuna giustificazione .Purtroppo il il flusso delle violenze e delle ingiustizie. continua a scorrere per le strade del mondo, a coprire le pagine dei giornali. Le logiche della sopraffazione imperversano ancora, la corsa alle armi non accenna a fermarsi. Lungo, purtroppo, è ancora il cammino della redenzione dalla violenza, lungo quanto la storia. Siamo,tuttavia, indotti ad una rapida assuefazione che rende palese la nostra impotenza a soccorrere per salvare almeno gl’innocenti. Il ricordo della violenza di ieri non è servita a sconfiggere la violenza di oggi. Tutti invochiamo la pace a cui la lotta di liberazione ha dato un alto contributo di sangue e di vite umane .La pace è una meta sempre intravista e mai ancora pienamente raggiunta. La sua corsa si vince sulle tappe intermedie e mai sull’ultimo traguardo. Ciò vuol dire che sul terreno della pace non c’e mai un fischio finale che chiude la partita e bisognerà giocare sempre ulteriori tempi supplementari. Ciò che conta per ognuno di noi è la nostra scelta di fondo, il nostro orientamento decisivo verso i valori della pace, della solidarietà e della giustizia sociale. È il monito che ci viene dalle tante vittime della violenza di ieri e di oggi e di quanti hanno sacrificato la loro vita per la libertà e la democrazia.
77° anniversario della Liberazione, Ugl Matera alla cerimonia di Matera
“Ritorna a Matera, dopo la pandemia, la celebrazione della ricorrenza del 25 aprile dove l’Ugl con un messaggio vuole attenzionare tutto rivolto al futuro, alla libertà, bene più prezioso dell’essere umano. Trarre dalla bandiera italiana, il tricolore, il valore dell’unità, della coesione di un popolo, della volontà di salvaguardare libertà e democrazia con la possibilità di fare le proprie scelte, di autodeterminarsi, di esprimere le proprie idee tutelando la democrazia, l’uomo al centro di tutto, il lavoro senza del quale non c’è libertà anche nell’ambito familiare”.
A Matera, su gradito invito del Sindaco di Matera, Domenico Bennardi, ha partecipato l’Ugl Matera con Pino Giordano, Francesco Stigliano e Francesco D’Adamo alle celebrazioni del 77° anniversario della Liberazione, “il giorno in cui è nata l’Italia moderna, più libera e democratica, più giusta e bella”. Per i sindacalisti, “bello è, essere liberi dopo due anni in versione ridotta a causa della pandemia oggi 25 aprile 2022 al tradizionale protocollo in occasione del 77° anniversario della Liberazione dall’oppressione nazi-fascista della seconda guerra mondiale: è per l’Ugl motivo di profonda riflessione per un sistema occupazionale di grande portata negativa per il territorio e che tale ricorrenza dove quest’anno ricade in un periodo storico segnato dall’attacco bellico della Russia all’Ucraina e proprio per questo, ancora più carica di significati e spunti di riflessione. Essere liberi, deve voler dire avere anche un lavoro, oggi – proseguono Giordano, Stigliano e D’Adamo –, e solo così possiamo definire il popolo italiano capace di sfidare una competizione sociale, politica, economica, culturale, tra le famiglie che vivono oggi più che mai in un lastrico sociale. Noi sindacato tutto, facciamo parte delle Istituzioni che rappresentano il popolo nella sua globalità anche nei momenti di sconforto. Tutti dobbiamo contribuire a costruire e mantenere un clima pacifico e a vigilare sul rispetto della libertà. Grandissimo valore oggi per l’Ugl è stato il gesto della deposizione delle Corone di alloro al Cippo di via Lucana nella chiesa di San Francesco d’Assisi di Monsignor Giuseppe Antonio Caiazzo, arcivescovo della diocesi Matera–Irsina dove sempre di più la Chiesa è vicina alla famiglia e al lavoro. Un lavoro che per noi deve essere sicuro, deve significare sicurezza, legalità e dove gridiamo ad alta voce: ‘Basta morti sul lavoro’. Tutti insieme abbiamo il dovere di concedere parte delle nostre energie per salvaguardare la libertà che quotidianamente viene minacciata in ogni angolo della nostra comunità materana. Abbiamo il dovere di onorare coloro che hanno fatto sacrifici inimmaginabili, donando anche la loro vita, per consegnarci uno Stato più libero, che tende al benessere, ma che deve ritrovare e rinnovare ragioni e valori condivisi. Come dobbiamo provare a fare lo sforzo di capire che le Istituzioni sono il luogo dell’unità, anche tutto il sindacato materano e lucano deve fare identico sforzo nel segno dell’idee uniche e unite a vantaggio del lavoro e della tenuta occupazionale del nostro territorio. Tutti invochiamo la pace a cui la lotta di liberazione ha dato un alto contributo di sangue e di vite umane. La pace è una meta sempre intravista e mai ancora pienamente raggiunta. Ciò che conta per ognuno di noi è la nostra scelta di fondo, il nostro orientamento decisivo verso i valori della pace, della solidarietà e della giustizia sociale. È il monito da farne tesoro noi sindacalisti, che ci viene dalle tante vittime della violenza di ieri e di oggi e di quanti hanno sacrificato la loro vita per la libertà e la democrazia. Questo è il messaggio augurale dell’Ugl Matera, fiduciosi che a conclusione della Festa della Liberazione vada a scuotere i cuori dei potenti affinché ci sia veramente tanta serenità tra i popoli e in tutto il mondo, – concludono Giordano, Stigliano e D’Adamo”.
La fotogallery del 25 aprile 2022 (foto www.SassiLive.it)