Raffaello de Ruggieri, già Sindaco di Matera: “Per una ferrovia all’altezza dei tempi”. Di seguito la nota integrale.
Sono un assiduo ospite del treno Frecciarossa 9547 Milano – Taranto. Salgo sul treno da Roma Termini alle ore 19 per scendere a Ferrandina – Matera alle ore 23,11.
La durata del viaggio da Roma a Salerno è di un ora e 55 minuti, con fermate Napoli Afragola e Napoli Centrale, mentre da Salerno a Potenza il viaggio dura un ora e 25 minuti. Il confronto è impietoso poiché Frecciarossa copre i primi 260 Km. circa, in meno di due ore, mentre gli ulteriori 115 Km. in un’ora e mezza, salvo ordinari imprevisti. Infatti, per la presenza di un binario unico, spesso il treno superveloce (sic!) è costretto a fermarsi in qualche stazioncina isolata per attendere la coincidenza del convoglio che marcia in senso contrario e che accumula ritardi nell’affrontare le asperitàserpeggianti del tragitto Tito – Romagnano. Ultima personale esperienza, in ordine di tempo, la sosta di oltre venti minuti dello scorso 21 febbraio, che ha comportato l’arrivo a Ferrandina alle ore 23,35.
Vivendo a bordo del treno registro una caduta di velocità del mezzo ferrato a partire da Sicignano degli Alburni, poiché la tratta Romagnano – Balvano – Bella Muro – Baragiano – Picerno – Tito è tormentata da valori altimetrici pesanti e da andamenti sinuosi che riducono la Frecciarossa ad un aeroplanino di carta. Solo dopo Tito il treno si sveste degli indumenti ottocenteschi per recuperare una iniziale dignità contemporanea che diventa più verosimile dopo la stazioncina di Calciano.
Ora, da collaudato testimone-frequentatore di tale mezzo di trasporto, sono stupito dalle polemiche sul nuovo tracciato della tratta ferroviaria Battipaglia – Potenza.
Invito i protagonisti di questa impari dialettica a godersi della ascesa “panoramica” del treno verso il centro di Picerno e la discesa morbida verso Tito.È un viaggio colloquiante con la natura ma non certo un collegamento da Frecciarossa.
La difesa dell’attuale percorso è quindi solo un capriccio “ideologico” che non ha nulla di funzionale e di rispettosoper un Mezzogiorno che ha bisogno di treni veloci e puntuali.
Di qui il mio personale sostegno alla corretta alternativa ad una diligenza travestita da treno, attraverso la trasversale Auletta – Tito che diverrebbe veramente un percorso dinamico ed in lineacon le aspettative delle comunità lucane, senza ignorare che con tale scelta il raccordo con il Tirreno da parte dell’area potentina acquista i livelli della rapidità e della immediatezza.
RFI invece di affermare apoditticamente la possibilità di rendere funzionale e moderno il tratto Romagnano – Tito, interessato da tortuosità e da rilevanti pendenze, farebbe bene ad offrire ad un gruppo di “collaudatori civici” l’ospitalità su tale “presunta” Frecciarossa per far toccare con mano il livello di tradotta militare oggi rappresentata.
Questa mia posizione fu anche avanzata negli anni ’80 quando le Ferrovie dello Stato progettarono il ripristino di tale arteria ferroviaria, rimasta per anni chiusa a seguito del terremoto. Ma anche allora ci fu una volontà incomprensibile di ricollocare i binari su un tormentato “otto volante”!
Da queste considerazioni ritengo che la proposta sollevata dalla associazione Svimar e da alcuni comuni del potentino e del Vallo di Diano, tra cui i sindaci di Auletta e di Sant’Angelo le Fratte, risulta corretta e strategica e neutralizza la rigida posizione “tradizionale” della RFI e dei suoi difensori.
Per non mortificare le popolazioni di Picerno, di Baragiano, di Bella, di Muro Lucano e di Balvano RFI potrebbe continuare a servire queste comunità con gli Intercity ammodernando, per quello che è possibile, l’attuale ottocentesca tratta ferrata.