Festa della Bruna 2016. Riportiamo di seguito il saluto alle istituzioni civili e militari dell’Arcivescovo Don Pino Caiazzo.
Carissimi,
permettetedi salutarvi cristianamente e con le parole di S. Paolo, l’Apostolo delle genti:“Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo” (2 Cor 1,2).
E’ motivo di grande gioia incontrarvi e condividere con voi questo momento in preparazione al momento conclusivo della festa della Madonna della Bruna.
In questi primi mesi vissuti con voi e tra voi ho avuto modo di visitare l’intero territorio della nostra Arcidiocesi di Matera – Irsina, ascoltare i confratelli sacerdoti, la gente comune, confrontarmi con alcuni di voi.
Nelle ultime settimane sono stati eletti nuovi Sindaci, di conseguenza nuove amministrazioni comunali. Per tutti voi ho pregato e continuo a pregare. Nella supplica che ho scritto, rivolta alla nostra Madonna, vi ho affidati a lei con queste parole: O Madonna della Bruna, prega per noi, figli tuoi:le istituzioni civili e militari,ci aiutino a crescere nella ricerca del bene comune.
Come Chiesa locale ci stiamo preparando al convegno diocesano di settembre che pone al centro della riflessione e di scelte condivise “il bene comune”. La Chiesa è chiamata ad annunciare il Vangelo, educare alla vita buona del Vangelo e promuovere il bene comune collaborando con le istituzioni civili.
Mi rendo conto benissimo di quanto sia difficile, per noi e per voi, a causa di tutta una serie di problematiche che si intrecciano, operare in tal senso.
La Chiesa da sempre apprezza l’azione di quanti si applicano al bene della cosa pubblica,portando il peso delle relative responsabilità. Nella Gaudium et spes del Concilio Vaticano II il bene comune viene definito come“l’insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani, nelle famiglie e nelle associazioni, il conseguimento più pieno della loro perfezione”(GS 74). Questo significa educare le nostre comunità a progredire ulteriormente verso un cambiamento di mentalità culturale, religiosa e politica guardando l’altro non come un avversario da combattere ma un’ulteriore possibilità che viene offerta; per un arricchimento reciproco e una crescita che va al di là degli steccati parrocchiali, di colori politici o altro; riscoprire il bene comune e vincere la diffidenza e l’individualismo, dalle nostre parti ancora troppo presente.
Una comunità cresce e diventa adulta se, attraverso i suoi membri, passa dall’ “io” al “noi”: si crea un dinamismo dove ognuno dà e nello stesso tempo riceve.«Che cosa è infatti il cristianesimo? È forse una dottrina che si può ripetere in una scuola di religione? È forse un seguito di leggi morali? È forse un certo complesso di riti? Tutto questo è secondario, viene dopo. Il cristianesimo è un fatto, un avvenimento» (Don Luigi Giussani).
Le cinque vie indicate dal Convegno della Chiesa Italiana di Firenzesono un invito a riscoprire la dignità e la trascendenza della persona: abbattere le cause strutturali della povertà, offrendo a tutti la possibilità dell’istruzione, del lavoro, della sicurezza sanitaria, della casa, un’economia e mercati inclusivi, la cura dei beni collettivi, la riforma dei partiti, dei sindacati e delle istituzioni pubbliche, che alcuni studiosi, tra cui Colin Crouch e Ralf Dahrendorf, non hanno esitato a definire post-democratiche.
Non è forse questo il senso del dire di Gesù, riprendendo il profeta Isaia? «Lo Spirito del Signore è sopra di me;per questo mi ha consacrato con l’unzionee mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,a proclamare ai prigionieri la liberazionee ai ciechi la vista;a rimettere in libertà gli oppressie proclamare l’anno di grazia del Signore».Possiamo tranquillamente applicare il dire di Gesù al nostro agire sul territorio. In queste parole c’è il programma pastorale della Chiesa ma anche un programma politico. E’ sicuramente compito del cristiano essere presente sul territorio ed incontrare l’uomo per servirlo e aiutarlo a riscoprire la sua dignità di figlio di Dio. Ritengo che, in ogni caso, nessuna istituzione possa non sentirsi provocata positivamente da queste parole di Gesù.
Come Chiesa, in questi anni, attraverso il “Progetto Policoro”, abbiamo promosso e accompagnato diverse cooperative che ormai operano sul territorio con competenza, abnegazione e senso del servizio cristiano che va oltre l’assicurarsi un posto di lavoro. Centinaia di giovani, in questo progetto, hanno trovato, in ogni caso, una sistemazione occupazionale.
Ritengo che se insieme lavoreremo nella riscoperta del bene comune, mettendo al centro di ogni azione la partecipazione, che significa la buona politica,saremo capaci di abbattere la preoccupante costruzione del muro dell’antipolitica, agendo con libertà e disinteresse. Solo così si potrà vincere quella sfiducia che sta caratterizzando il nostro tempo verso ogni istituzione. Si avverte il bisogno di onestà, di trasparenza, legalità, senso civico.
Per dirla con Mons. Mario Toso (vescovo di Faenza, è il Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il ministero del Vaticano per gli affari internazionali che si occupa delle grandi questioni economiche e sociali): bisogna “Riappropriarsi della democrazia”, recuperando il progetto originario, maturato nel tempo, attraverso riforme profonde dello Stato assoluto e liberal-borghese, per approdare allo Stato di diritto, sociale e democratico, di comunione e di partecipazione.
Alla base del bene comune ci dev’essere, senza ombra di dubbio, la giustizia, che mette ordine e rende il quotidiano vivibile. Ritengo, allora, che il fine della politica sia la giustizia e che la fede cristiana impone ad ogni credente una partecipazione alla cosa pubblica partendo dall’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa.“Si capisce allora come la fede sia tutt’altro che un fatto naturale, comodo, ovvio: occorre umiltà per accettare di aver bisogno che un Altro mi liberi del “mio”, per darmi gratuitamente il “suo”. Ciò avviene particolarmente nei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Grazie all’azione di Cristo, noi possiamo entrare nella giustizia “più grande”, che è quella dell’amore (cfrRm13,8-10), la giustizia di chi si sente in ogni caso sempre più debitore che creditore, perché ha ricevuto più di quanto si possa aspettare” (Benedetto XVI, Messaggio Quaresima 2010).
Papa Francesco ci ricorda continuamente di guardare alle periferie esistenziali. Nel mio discorso d’insediamento a Matera, il 16 aprile, tra l’altro ebbi a dire:La Chiesa “in uscita” è una Chiesa con le porte aperte. Uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso. Molte volte è meglio rallentare il passo, mettere da parte l’ansietà per guardare negli occhi e ascoltare, o rinunciare alle urgenze per accompagnare chi è rimasto al bordo della strada. (EG 46).
È indispensabile prestare attenzione per essere vicini a nuove forme di povertà e di fragilità in cui siamo chiamati a riconoscere Cristo sofferente, anche se questo apparentemente non ci porta vantaggi tangibili e immediati: i senza tetto, i tossicodipendenti, i rifugiati, i popoli indigeni, gli anziani sempre più soli e abbandonati, ecc. Il mondo del lavoro, segnato dalla crisi economica, si avverte su tutto il territorio della nostra Arcidiocesi.
Carissimi, la Chiesa e le istituzioni abbiamo il non facile compito di educare, guidare, sostenerel’uomo, ogni uomo, nelle sue fragilità, attese, speranze. L’amore per la nostra terra, per la nostra gente, sarà sicuramente la molla che ogni giorno ci impegnerà ad essere come la luce, il sale, il lievito, per illuminare, far ritrovare gusto e far lievitare ogni cosa per il bene comune.
Ci aiuti la Madonna della Bruna, credenti e non, affinchè, come dice S. Paolo “Non ci conformiamo alla mentalità di questo secolo, ma ci trasformiamo rinnovando la nostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”(Rm 12,2).
Dio benedica quanto state facendo e quanto farete per il bene del nostro popolo e della nostra terra che lui stesso ci ha consegnato come casa comune da custodire, difendere, aiutare ad essere sempre più bella.
+ Don Pino, Arcivescovo
Nella foto www. SassiLive.it Monsignor Pino Caiazzo con don Vincenzo Di Lecce e don Angelo Gallitelli