Riceviamo e pubblichiamo una nota dell’ingegnere materano Vito Labarile che affronta la questione dei gravi ritardi sul dossier Matera 2019.
Vito Labarile: Matera, una città senza I-DEA
-I-DEA è acronimo di Istituto Demo Etno Antropologico,e rappresenta la posta principale del Dossier di candidatura di Matera Capitale Europea della Cultura. L’idea dell’I-Dea è la realizzazione di una piattaforma informatica che digitalizzi e connetti i tanti archivi della memoria dell’Uomo che si possano rintracciare su un vasto territorio,per ibridizzarli e diventare materiale di ricerca per Antropologici e cibo per gli Artisti:insomma un Ambiente immateriale dove ricerca antropologica e artistica si fondono e producono eventi utili a creare e formare nuovi Pubblici.Questa Idea è stata presentata l’11 e 12 settembre in Città nel corso di un seminario organizzato dalla Fondazione MT2019 e l’Universita’ di Basilicata,in particolare il suo Dipartimento di Antropologia Culturale.Nei due giorni del seminario si sono confrontati studiosi,accademici,curatori d’arte e rappresentanti della Fondazione:sono state presentate best practicies di settore ma è totalmente mancato il confronto con il pubblico presente,per la verità poco numeroso con la totale assenza dei politici locali,a cominciare da quelli comunali notoriamente impegnati a tagliar nastri altrove.La prima cosa che ha colpito di questa iniziativa è il carattere assolutamente iniziatico della discussione sul tema:ad appena un anno o poco più dall’inizio del grande evento,mi sarei aspettato la presentazione quanto meno di un progetto esecutivo e realizzativo,oltre che gestionale di I-DEA,della serie:quale il territorio di elezione della ricerca,quali gli archivi individuati e contattati,quali materiali per ciascun archivio selezionato,quale progettazione della piattaforma di accesso alla consultazione dei materiali,quale il nesso filologico della ibridizzazione dei materiali archiviati,quale gestione amministrativa ed artistica della piattaforma per l’utilizzo di questo patrimonio immateriale perché lo stesso diventi fonte di ispirazione per curatori ed artisti in chiave futuribile;ma soprattutto quali le regole di ingaggio culturale tra patrimonio immateriale(gli archivi) e patrimonio materiale(il territorio dove la memoria degli archivi si è formata e condensata).Il che ci porta a una prima ed inevitabile conclusione:Matera per il 2019 resterà certamente senza I-DEA.Ma Matera per quella data resterà anche senza Il DEA,che è la versione del vero museo Etno-Demo-Antropologico,di cui in Città si discute da oltre sessantanni,un eco-museo strutturato nella sua sede naturale,che è la parte più antica dei Sassi,la zona del Casalnuovo,l’ambito 22 del secondo piano di recupero dei Sassi di oltre 2 ettari di superficie.
Su questa vicenda si sono accumulati tanti studi di prestigiosi antropologi e quasi otto anni addietro si è svolto un importante concorso internazionale di progettazione sotto la regia di un qualificato comitato Scientifico,che ha prodotto un piano-progetto definito in tutti gli aspetti tecnici e gestionali della sua fattibilità.Ma Nessuno dei soggetti in campo ne ha voluto poi tener conto:ne’ il Comune,dove da anni si esercitano veti incrociati che condannano le Amministrazioni che si susseguono a un minimalismo amministrativo e politico;ne’ la Fondazione MT2019 dove il suo direttore Verri da sempre si dichiara estraneo a ogni programma costruttivo e da sempre afferma che le Infrastrutture per la Cultura sono di competenza del Comune;ne’ la locale Università che ritiene tuttalpiù Il DEA una protesi del suo Dipartimento di Antropologia Culturale,della serie:per l’Universita’ è importante partecipare,non vincere. Tra l’altro il Responsabile del Dipartimento Universitario di Antropologia,in risposta a un coraggioso appello a firma di qualificate Personalità locali,afferma che l’Universita’ è sempre pronta a offrire il proprio qualificato contributo se richiesto.Io dico che non funziona così,o quantomeno non funziona solo così:una Università di un Territorio deve agire anche sul lato dell’offerta del proprio sapere e non solo sul lato della domanda;quando sono in ballo i destini di grandi progetti,deve sporcarsi anche le mani per difendere le proprie opinioni e posizioni,così come avrebbe dovuto fare nel caso del DEA,anche per il ruolo che su questa vicenda ha avuto nel passato:ampia presenza nel comitato scientifico e nella compagine che poi si è imposta nel Concorso di progettazione del Museo.E le conseguenze oggi sono sotto gli occhi di Tutti:non c’è più tempo per il 2019,gli unici programmi che si realizzeranno saranno le grandi mostre programmate dalla Fondazione oltre ai tanti piccoli programmi affidati a un associazionismo locale a fronte di una sua dotazione finanziaria di 50 milioni di euro.Conosco l’obiezione a riguardo:ma come ignori i programmi infrastrutturali programmati e in corso?L’arteria di collegamento veloce Bari-Matera,l’ammodernamento della linea delle FAL sempre tra BA-MT, oltre ad altri programmi annunciati che comunque mai si potranno realizzare entro il 2019,in quanto privi ancora delle progettazioni definitive.Per favore finiamola con la propaganda e con i toni trionfalistici di un marketing territoriale autoreferenziale:si è voluto far intendere che a Matera,come a Taranto,il Governo abbia promosso un CIS(Contratto di servizio)dove le poste finanziarie sono tutte nuove e tutte collegate a MT2019.Sembra una riedizione delle “Vacche di Fanfani”: queste opere oggi in corso sono state tutte avviate da tempo e ancor prima della candidatura, inserite in vecchie programmazioni tra cui anche i fondi di sviluppo e coesione,e che oggi si vogliono riunire in una cornice amministrativa postuma. L’azione del Governo su Matera è stata quella di mettere a disposizione poca finanza aggiuntiva per la dotazione finanziaria della Fondazione,una norma di contabilità speciale per la rendicontazione rapida degli appalti e un coordinatore nella Persona di Salvo Nastase che la dice lunga sul rapporto di fiducia che c’è oggi tra Centro e Periferia.Eppure anche qui sul tema delle infrastrutture utili per la Cultura,oltre due anni fa c’è stata l’opportunità di finanziare un protocollo d’intesa a suo tempo sottoscritto tra Matera e Taranto,che avrebbe valorizzato un vasto Territorio,quello dell’Appia antica nel tratto che interessa le due Città attraverso tre direzioni di intervento:l’archeologia,l’antropologia e l’architettura di pietra.L’archeologia e l’antropologia realizzando due sistemi museali diffusi,policentrici,con modelli gestionali autonomi,e centrati rispettivamente sul MARTA di Taranto il primo,sul DEA di Matera il secondo.L’architettura di pietra accostando le esperienze di rigenerazione urbana dei Sassi di Matera e dell’Isola Marinara di Taranto.Pensate che processi si mettevano in moto,quali identità territoriali si sarebbero ricercate intorno ai due distretti,archeologico e rupestre,di un territorio antico dove sono scolpiti tutti i segni dell’esperienza millenaria dell’Uomo.E’ con metodi come questo che si costruisce sviluppo,attrattivita’ e competitivita’ di un Territorio come conseguenza della sua offerta culturale.E allora c’è da chiedersi perché tutto questo accade sovente nelle nostre contrade?La risposta non può che ricondursi all’assenza della Politica,quella vera,progettuale e di governo,che riporti al centro della sua azione e del suo pensiero i processi attuativi.Matera,si è detto più volte,è una Città che va studiata e narrata in chiave antropologica:ed allora termini come lentezza,ritardo,sofferenza,resilienza,che il pensiero meridiano spesso accredita come indicatori di sottosviluppo,potranno invece diventare chiavi di lettura di un nuovo stile di vita che,come una sorta di un trogloditismo di ritorno,metta in relazioni Radici e Futuro di un Territorio,di una Città.
Vito Labarile (nella foto)
Caro ing. Labarile, I-DEA NON rappresenta AFFATTO la posta principale del Dossier di candidatura di Matera Capitale Europea della Cultura! Non esistono idee, progetti e requisiti di serie a e di serie b, idee, progetti e requisiti del Dossier sono TUTTI da implementare, come per esempio lo è la Cittadella dello Spazio che Verri & Co hanno completamente dimenticato. Non è che per recuperare ritardi (pagati, non risultano ritardi nei pagamenti ai componenti del board di MT2019) adesso si fa la riffa su cosa si fa e cosa no!!! Abbiamo vinto su carta per delle idee e progetti, non per altro, e per il fatto di avere determinati requisiti (tutti requisiti presenti sulla carta). Ora si lavora su tutto e basta!!!!!
promessi, che non avevamo. O)