Giovedì 5 aprile 2012 in occasione delle festività pasquali, dalle ore 17.30, negli ipogei del Musma, si snoderà la Via Crucis di Fausto Melotti (Rovereto 1901 – Milano 1986), esposta per la prima volta al pubblico e allestita nel Museo di Scultura Contemporanea sino al 12 maggio 2012, quando diventerà parte integrante dell’Omaggio a Melotti che il MUSMA sta preparando con le opere di tre collezioni di tre amici: Vanni Scheiwiller [editore], Toti Scialoja [pittore e poeta], Giuseppe Appella [storico dell’arte]. Un modo diverso di rileggere cinquant’anni della vita di un grande artista attraverso un sodalizio che offre la possibilità di raccontare l’arte a Milano e a Roma nella seconda metà del secolo appena trascorso.
La via Crucis di Fausto Melotti, composta da quattordici dipinti [olio su cartone], eseguiti in due tempi, tra il 1957 e il 1967, rinnovano l’incontro arte-fede e scandiscono il percorso di un grande mistero.
Melotti ha raccontato da par suo gli anni del dopoguerra che segnano, con la personale alla Galleria L’Annunciata presentata da Alfonso Gatto, il suo ritorno alla pittura: “Durante una guerra lunga e crudele e un dopoguerra sconvolto e senza pace mi trovai alla deriva su strade non mie. Giustifico queste lunghe pause pensando che l’artista partecipi con lo spirito, anche e soprattutto inconsciamente, alle vicende della società in cui vive”.
“Io dipingo. In pittura forse abbiamo ancora il modo di dire qualcosa, una parola che almeno non sia stata pronunciata con quell’accento. Un modo privato, una specie di diario. In scultura più niente da fare, da dire, dopo quello che è già stato detto e fatto. È morta, per ora. Nessuno può crederci più”. “L’evento informale, sia nell’arte sia nella natura, dal vibrare del microbo alle cascate dei fiumi, dal tronco all’uragano, non riesce a catalizzarsi nella forma compiuta, espressione dell’arte. Il taglio di Fontana è l’emblematico bisogno di uscire dalla giungla informale”.
“Stupido amore della materia. L’arte non nasce plasmata o forgiata o compressa sotto vuoto. Come Minerva nasce dal cervello. Molte opere d’arte conclamate si rivelano nate da un’idea artigianale, tutta prevedibile. Un muro invalicabile, il muro della poesia, preclude la cittadella dell’arte. Lì dentro le idee passeggiano nude”.
“Il raptus drammatico della creazione artistica è simile allo stato d’animo del ragazzo che, trovandosi a camminare nella notte in una strada deserta, per farsi coraggio canta e, non ricordando più nulla, inventa la canzone”. “Eliminare il piacere, il gusto della materia. Nella scultura ciò che conta è l’occupazione armonica dello spazio, nella pittura il gioco profondo del disegno e del colore. Gli aleatori imprevisti della materia non sono il sogno. Gli stimoli non sono le sensazioni”.
Da questo momento, la pittura sarà compagna fedele di Melotti, un esercizio quotidiano compiuto nel silenzio dello studio di Via Leopardi a Milano, di Via San Sebastianello a Roma, mai dimenticando ciò che era stato ed era “il vento della guerra, delle divisioni, delle stragi” e quanto Picasso avesse segnato con Guernica la prima stazione di una lunga Via Crucis, da percorrere per ritrovare la fede smarrita.
Le quattordici stazioni di Melotti compiono questo percorso di fede modulando abilmente il linguaggio della pittura e della scultura, attraverso un accumulo pastoso di colore steso sulla carta col gesto di chi vuole riflettere su quanto quotidianamente accade intorno a noi, ridando lentamente corpo alle figure filamentose che si dispiegano intorno al Cristo crocifisso.
Insieme a La via Crucis di Fausto Melotti e alle mostre in programma [OMAGGIO A TADEUSZ KANTOR e la cartella di Giuseppe Ungaretti, “Ultimi cori per la Terra Promessa”, del 1971, con litografie originali del pittore e cineasta dadaista Hans Richter], i visitatori potranno visitare il Museo e la Collezione dal martedì alla domenica, dalle ore 10.00 alle 14.00 e dalle 16.00 alle 20.00. Il giorno di Pasqua e lunedì 9 aprile il Musma seguirà l’orario continuato: 10.00 – 20.00.