Domenica 22 aprile alle ore 17 a Tricarico sarà riaperta al culto la Chiesa di Santa Chiara. Per l’occasione saranno presentati i lavori di restauro.
Da cappella del castello normanno sotto il titolo dei SS. Pietro e Paolo (sec. XII), divenne chiesa del monastero delle Clarisse, fondato nel 1333 da Sveva de Bethsan, contessa di Tricarico e moglie di Tommaso Sanseverino conte di Marsico, e dal re di Napoli Roberto d’Angiò; nel 1931 lo fu del convento delle Suore Discepole di Gesù Eucaristico, seconda comunità istituita a Tricarico da questa congregazione, fondata dal Servo di Dio, Mons. Raffaello delle Nocche. L’annessa cappella del Crocifisso, così denominata per il prezioso crocifisso voluto nel 1689 dalla badessa Giulia Revertera, presenta uno splendido ciclo di affreschi di Pietro Antonio Ferro, commissionato nel 1611 dalla badessa Eleonora.
Chiusa a seguito del terremoto dell’ 80, la chiesa riapre alla pubblica fruizione dopo una serie di interventi. La Soprintendenza BSAE della Basilicata ha curato il restauro dell’intero apparato decorativo, composto dagli altari lapidei e dipinti su tela e sculture, i settecenteschi manufatti lignei: soffitto, pulpito, cantoria, organo e l’importante ciclo di affreschi, tra i più complessi e interessanti del percorso creativo del grande pittore lucano.
Intervengono: Antonio Melfi, Sindaco di Tricarico; Attilio Maurano, Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Basilicata; Marta Ragozzino, Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata; Vito De Filippo, Presidente della Regione Basilicata; Giampaolo D’Andrea, Sottosegretario per i Rapporti con il Parlamento. Conclude Vincenzo Carmine Orofino, Vescovo della Diocesi di Tricarico.
Interventi musicali della Corale Santa Cecilia di Tricarico e del maestro d’organo Nicola Canosa.
L’iniziativa è promossa dalla Diocesi di Tricarico e dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata.
GLI AFFRESCHI DI PIETRO ANTONIO FERRO
Il ciclo di affreschi fu commissionato a Pietro Antonio Ferro nel 1611dalle clarisse, i cui nomi sono ricordati sotto ogni raffigurazione che decora interamente le pareti e la volta della cappella.
Il ciclo, la cui datazione, precoce per l’attività dell’artista documentata dal 1601 al 1634, è tra i più complessi e interessanti del percorso creativo del grande pittore lucano.
Le scene affrescate sulle pareti non seguono una consecutio narrativa ed un organico programma iconografico, ma l’autore impone nella scelta dei soggetti molti elementi di autocitazione come nella Sacra Famiglia il suo precedente dipinto di Rotonda, nella Decollazione del Battista l’opera conservata a Pietrapertosa, il Martirio di Sant’Erasmo nella stessa Tricarico. La caratteristica più evidente della pittura di Ferro, in cui dimostra una buona conoscenza della cultura figurativa centro-italiana, è quella di fare uso di modelli conosciuti per il tramite di incisioni, evidente la desunzione da Barocci nella Annunciazione e nella Visitazione, l’Adorazione dei magi da Giulio Clovio, l’Adorazione dei pastori da Taddeo Zuccari, San Mattia e San Filippo da Ventura Solimbeni, Ecce Homo da Francesco Vanni, la Deposizione dal sepolcro da Joseph Heintz e la citazione di Michelangelo nella Crocifissione.