L’iniziativa prevede la partecipazione di 80 medici chirurgi nelle discipline di ematologia, geriatria ed oncologia. L’evento è stato organizzato dall’Unità Semplice di Ematologia della Asl n.4, con la presidenza del prof. Vincenzo Liso, direttore della cattedra di Ematologia dell’Università di Bari e del prof. Attilio Olivieri, direttore dell’Unità Operativa di Ematologia dell’Ospedale San Carlo di Potenza. Nella prima giornata, dopo il saluto del Direttore Sanitario della Asl Vito Gaudiano, sono previste due sessioni. Si alterneranno docenti specialisti della materia provenienti dall’Università Tor Vergata e La Sapienza di Roma, degli atenei di Bari e di Ancona, della Casa della Divina Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia), degli Ospedali Madonna delle Grazie di Matera, del Santissima Annunziata di Taranto e “Cardarelli’’ di Napoli, del Crob di Rionero (Potenza) e del Centro unico regionale Trapianti midollo osseo e Terapie cellulari di Reggio Calabria.“ La leucemia acuta mieloide -ha detto il dottor Alberto Fragasso, responsabile dell’Unità Semplice di Ematologia presso l’Ospedale di Matera- è’ una patologia più frequente nell’anziano ultrasessantenne, con una lieve prevalenza tra gli uomini. L’aumento dell’età media in Italia e, particolarmente nella nostra Regione, sarà verosimilmente causa di un impatto sempre più frequente con tale patologia. Sono stati individuati numerosi fattori di rischio (genetici ed ambientali), anche se nella maggior parte dei casi le cause sono sconosciute. La leucemia dell’anziano viene considerata una forma a prognosi sfavorevole, sia per fattori correlati alle caratteristiche del paziente (ridotta tolleranza alle terapie, comorbidità, sofferenza d’organo), sia per gli aspetti biologici della malattia. I pazienti con età superiore ai 60 anni hanno, rispetto ai soggetti più giovani, minori di probabilità di ottenere una remissione completa con gli schemi di chemioterapia convenzionali. Sono pertanto oggi allo studio terapie innovative (inibitori tirosin-chinasici, di farnesil-transferasi, del proteasoma, di mbTor, il bortezomib e la clorafabina) per affrontare una patologia “difficile”, che ha stimolato l’interesse di medici e ricercatori.
Nov 12