L’idea di un giorno dedicato in tutto il mondo alle malattie renali nasce da un’iniziativa di alcune società mediche internazionali: questa iniziativa è sostenuta in Italia dall’ANED, l’Associazione Nazionale Emodializzati e Trapiantati, con il Patrocinio del Ministero della Salute.
Giovedì 11 marzo, dalle ore 9,00 alle ore 13,00, nel salone di ingresso dell’ospedale “Madonna delle Grazie” di Matera, il personale dell’Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi, diretto dal dott. Teodoro Lopez, eseguirà un controllo gratuito della pressione arteriosa e delle urine per valutare la funzione renale, mentre i soci ANED distribuiranno depliant e altro materiale informativo per spiegare che i reni sono organi importanti e bisogna imparare a conoscerli e prendersene cura per evitare gravi conseguenze.
La Giornata Mondiale del Rene è un momento per sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni sulla crescita esponenziale di malati di reni che si è registrata negli ultimi anni e che si prevede per il futuro, ma è anche una importante occasione per diffondere presso i cittadini una nuova cultura della Prevenzione delle malattie renali e della loro progressione alla fase terminale richiedente dialisi e trapianto, per incentivare la Ricerca scientifica, per difendere la salute di tutti e ridurre il forte peso sociale su pazienti e famiglie.
Si stima che nel mondo 2,5 milioni di ammalati sono costretti a sottoporsi a terapia dialitica. Quasi i due terzi viene curata in sole cinque nazioni: USA, Giappone, Brasile, Italia e Germania. Ciò vuol dire che in moltissimi paesi la dialisi non esiste perché ha costi eccessivi e quindi la morte è la logica conseguenza della totale perdita di funzione dei reni.
Nel nostro Paese 50mila persone continuano a vivere solo perché il loro sangue viene ciclicamente depurato; 18mila sono coloro che vivono con un rene trapiantato, 6.800 le iscrizioni nelle liste in attesa di nuovo rene, mentre 1.651 sono i pazienti trapiantati di rene nel 2009.
In Basilicata i dializzati sono circa 480, in trattamento presso 11 Centri dialisi di cui uno privato, 170 i trapiantati, i nuovi ingressi sono in linea con la media nazionale, mentre centinaia sono le persone affette da malattie renali; presso l’ospedale di Matera sono in trattamento dialitico un centinaio di pazienti.
Anche nei Paesi più avanzati non mancano i segnali negativi: il numero di dializzati cresce, infatti, di anno in anno.
Si stima che negli Stati Uniti il numero dei dializzati è destinato crescere e l’11% della popolazione adulta presenta una riduzione della funzione renale, di grado variabile.
Un trend che rischia di ripetersi in Italia, dove nell’ultimo anno hanno iniziato il trattamento dialitico quasi 10mila nuovi pazienti, mentre negli anni passati i nuovi pazienti che entravano in dialisi erano circa 6.000 l’anno.
Quando la funzione renale è completamente perduta si deve ricorrere alla dialisi: si tratta di un processo che consiste nel purificare il sangue attraverso un rene artificiale.
La dialisi è una terapia complessa e onerosa. Sia per il paziente, che “dipende” da una macchina per poter sopravvivere, sia per i sistemi sanitari di ogni Stato: in Italia ogni paziente dializzato costa al Servizio Sanitario pubblico 40mila euro l’anno. Nel complesso, nel nostro Paese, la cura delle malattie renali assorbe circa l’ 8% della spesa sanitaria nazionale.
La terapia più valida per rallentare le malattie renali è la prevenzione. I nefrologi hanno oggi a disposizione strumenti efficaci per rinviare nel tempo l’inizio della dialisi.
La prevenzione può essere realizzata attraverso “programmi di “screening”. Si tratta di monitoraggi fatti sulla popolazione “sana”, ovvero sui quei soggetti che, apparentemente, non presentano sintomi di malattie.
Gli screening sono diventanti estremamente più efficaci da quando si è scoperto che alcuni “fattori di rischio” non sono presenti soltanto nelle nefropatie, ma sono comuni a tutte le patologie degenerative croniche, come quelle cardio-vascolari, l’ipertensione arteriosa ed il diabete dell’adulto.
Ma la prevenzione rimane purtroppo ancora sulla carta mentre è necessario fare rete fra i medici di base, i distretti sul territorio, i centri diabete e le unità di nefrologia; il 30% dei pazienti arriva alla dialisi senza nessun percorso informativo, tra le molte campagne ministeriali non ne esiste ancora nessuna sulle patologie renali.
E’ necessario creare un riferimento nazionale dedicato all’informazione e alla valutazione con le Regioni, il Ministero, i medici, i pazienti.
Mar 10