Diagnosi della malattia di Crohn. E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per il 74° appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
Come già detto altre volte in questa serie di capitoli sulle patologie più importanti dell’apparato digerente, il compito della diagnosi e del trattamento è del medico curante o del gastroenterologo che gestisce il paziente, ma alcune informazioni di base sono pur sempre utili per capire perché si eseguono certi esami diagnostici e certe terapie e quale è il loro razionale. Farò quindi solo un breve excursus informativo.
Innanzitutto il medico gastroenterologo che vede per la prima volta il paziente, già dai sintomi, dalla storia, dalla familiarità per IBD (InflammatoryBowelDesease, o malattie infiammatorie intestinali), dall’esame obiettivo, da banali esami di laboratorio, può ipotizzare un orientamento diagnostico che indirizza fortemente verso il Crohn. Ricordo come la clinica, una buona raccolta dell’anamnesi, l’esame obiettivosono ancora importanti in tutta la medicina e, purtroppo, sono spesso trascurati da medici che ritengono di poter risolvere tutto con la tecnologia.I dati di laboratorio, in particolare nelle forme iniziali, possono essere normali e solo nelle forme più avanzate si potrà avere un calo dell’emoglobina, per i motivi legati al malassorbimento di ferro, vitamina B12 e acido folico, e\o per perdite ematiche; ci potrà essere un calo della calcemia per deficit di assorbimento della vitamina D e del calcio; ci potrà essere un aumento degli indici di infiammazione (aumento dei globuli bianchi e della Proteina C Reattiva) per i processi infiammatori intestinali di cui abbiamo già parlato. Un esame delle feci, la ricerca della Calprotectina fecale, (una proteina che viene eliminata dall’intestino in maggiore quantità quando c’è un’alterata permeabilità della parete intestinale), è elevata, ma c’è da ricordare che non è specifica per il Crohn perché può essere alta anche in caso di RCU e di altre forme di enterocoliti, inoltre la sua secrezione nelle feci aumenta anche quando il paziente fa uso di farmaci antinfiammatori, che ugualmente provocano un aumento della permeabilità intestinale.
Ma sono le tecniche d’immagine e l’endoscopia seguita da biopsie quelle che porranno la diagnosi definitiva e certa. Già l’ecografia può fare porre il sospetto diagnostico, in particolare quella con mezzo di contrasto, ma non è un’indagine risolutiva e di certezza. La enteroTAC con mezzo di contrasto, per via endovenosa o per via orale permette di verificare la localizzazione dei segmenti colpiti, l’ispessimento della parete intestinale, ulcerazioni, edema, fistole, l’interessamento della parete, dei linfonodi, delle strutture limitrofeecc., con un’accuratezza di circa l’85%, ma ancora meglio permette di fare la Enterorisonanza(EnteroRM) con mezzo di contrasto che, se paragonata alla colonscopia con biopsia, raggiungeil 91%, in particolare l’EnteroRM dinamica che fa anche valutare la funzionalità, la peristalsi e le alterazioni all’interno dei visceri.Gli studi con bario o mezzo di contrasto liquido sono ormai quasi obsoleti e hanno un significato solo quando si debbono valutare dei segmenti ristretti o le fistole (comunicazioni tra l’intestino interessato e un altro organo o l’esterno). Ma il gold standard è la colonscopia associata alle biopsie per l’esame istologico, che permetterà di osservare le afte, le ulcere, l’edema, l’aspetto a ciottolato, i restringimenti e, importante, permetterà il prelievo di frammenti di tessuto (biopsie), sul quale eseguire una visione istologica al microscopio che dimostrerà gli aspetti infiammatori che sono tipici per il Crohn. Poiché il segmento intestinale più frequentemente colpito dalla Malattia di Crohn è l’ultima ansa dell’ileo terminale (infatti si chiama anche ileite terminale), il gastroenterologo endoscopista dovrebbe cercare di superare la valvola ileo-ciecale per entrare nell’ileo, osservarlo e fare delle biopsie, ma ciò non sempre è possibile a causa del frequente coinvolgimento anche della stessa valvola ileo-ciecale che, specie nei casi non recenti, può essere rigida, fibrotica e ridotta di calibro tanto da non permettere il passaggio del colonscopio. Da ricordare, ancora, che ci sono alcune forme che sono border line con l’RCU, anche da un punto di vista istologico, per cui non sarà semplice differenziare la malattia di Crohn da quest’ultima. Ovviamente se c’è una strettura e il colonscopio, anche di piccolo calibro, non riesce a passare oltre, ci verrà in aiuto l’Enterorisonanza, o la TAC con mezzo di contrasto.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it