“Epatiti infettive”. E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per il 122° appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
Il virus A ed il virus B, di cui abbiamo già parlato, sono sicuramente i virus che più frequentemente determinano delle epatiti, ma esistono numerosi altri virus che possono determinare un danno al fegato. Tra queste ricordiamo:
– il virus dell’epatite C (HCV) che infetta circa 170 milioni di persone in tutto il mondo, cioè il 3% della popolazione mondiale con una incidenza che va dall’1,5% della popolazione in USA ed Europa sino al 15% in Egitto. Nel 57 % dei casi interessa tossicodipendenti per via iniettiva, nel 5,8% interessava, prima degli anni novanta del secolo scorso, i sottoposti a trasfusioni (si pensi che negli anni ottanta dal 2 al 10 % delle trasfusioni erano infettate da virus C, che allora non si riusciva ad identificare), la categoria di epatiti da virus C legata alle trasfusioni dagli anni novanta in poi è scomparsa grazie alle ricerche a tappeto sui donatori di sangue; infine nel 12 % si trasmette per via sessuale. Il 12-35 % dei carcerati sono positivi al virus C. I mezzi di trasmissione sono gli stessi del virus B, cioè attraverso il sangue e i secreti, il virus è ad RNA, si può identificare sia qualitativamente che quantitativamente, e si identifica anche l’anticorpo anti HCV. Il virus C evoca una forte risposta da parte del sistema immunitario dell’ospite ed è per questo che le epatiti da virus C sono prevalentemente croniche, sino ad evolvere in cirrosi epatica e in carcinoma epatico; rarissime le forme acute.
-il virus dell’epatite D coesiste col virus B nel 5% dei casi, in tutto il mondo sono presenti circa 15 milioni di soggetti portatori di virus D, è più presente nel sud America e nel bacino del Mediterraneo, raro nell’America del nord e nel nord Europa. Si riscontra prevalentemente nei tossicodipendenti.
-il virus E dell’epatite è presente in India, nel sud est asiatico e nell’Africa settentrionale. Provoca delle epatiti acute che nella maggioranza dei casi si autolimitano, non provoca forme gravi e non cronicizza. Per questo virus non sono necessarie terapie antivirali ma solo terapia di supporto.
– altri virus sono l’Epstein-Barr, il Cytomegalovirus, L’Herpes Simplex e Zoster, quello della varicella, alcuni Coronavirus; in genere provocano forme acute che non cronicizzano e sono ad evoluzione benigna.
Anche alcuni batteri possono determinare epatiti infettive e tra i batteri ricordiamo lo Stafilococco, Il Clostridium, la Shigella, la Salmonella, la Brucella, la Coxiella, la Bartonella, la Clamidia, la Rickezia, gli Spirocheti come quello della Sifilide molto diffuso in passato, infine ricordiamo che anche il batterio della tubercolosi poteva dare epatiti. Queste erano frequenti sino a 50 anni fa, ma oggi sono quasi completamente scomparse. Ancora oggi in Africa il Plasmodio della Malaria può determinare delle epatiti acute che da noi non si vedono più, se non di importazione da parte di viaggiatori o immigrati.
Infine ricordo ancora che anche alcuni parassiti possono interessare il fegato, in particolare quando coesistono localizzazioni intestinali; voglio tuttavia far notare che sono forme rarissime anche se bisogna mantenere sempre viva l’attenzione perché queste epatiti da parassiti sono d’importazione cioè arrivano nei nostri Paesi o da viaggiatori o, principalmente, dall’immigrazione da paesi dell’Africa o del sud est asiatico o del Medio Oriente. I parassiti interessati sono davvero tanti, tra questi ricordiamo: la Fasciola epatica, l’Ascaris Lumbricoides, lo Strongiloides, la Trichinella spiralis, la Cercaria, l’Echinococco (che sino a 50 anni fa era molto diffuso anche in Italia specie tra la popolazione agro-pastorale). La maggior parte di questi parassiti viene eliminata dalle vie biliari, per cui possono dare fenomeni ostruttivi biliari. Ma, ripeto, oggi, grazie alle diffuse norme igieniche, sono forme estremamente rare. Anche i funghi possono dare rarissimamente delle epatiti, come la Candida o l’Histoplasma Capsulatum. Un cenno, infine agli ascessi epatici che in genere sono la conseguenza di germi che risalgono dalle vie biliari quando ci sono delle colecistiti o delle colangiti e che colonizzano una o più aree del parenchima epatico determinando la distruzione di intere zone di fegato che vengono rimpiazzate da cavità ripiene di pus, cioè l’ascesso. I germi coinvolti sono quelli che provengono dall’intestino attraverso le vie biliari: Escherichia Choli, Klebsiella, Proteus, Pseudomonas, Streptococco.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it