Le epatiti virali acute: seconda parte. E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per il 121° appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
L’Epatite B
Si stima che oggi nel mondo siano portatori del virus B dell’epatite circa 400 milioni di persone, il 75 % vive in Asia, l’infezione si manifesta in modo acuto, ma, al contrario del Virus A, anche come malattia cronica che è responsabile di circa un milione di morti all’anno a causa delle complicazioni degli stadi finali, cioè la cirrosi epatica di cui il virus B è la principale causa e il carcinoma epatico, o HCC. La vaccinazione contro il virus B dell’epatite, ormai da anni, sortisce i suoi effetti positivied è già calato il numero di epatiti croniche e cirrosi, ma ne risentiranno positivamente soprattutto le generazioni future.
I Paesi in cui l’epatite B è più diffusa , quelle in cui il virus è endemico, sono i paesi del sud-est asiatico (escluso il Giappone), la Cina e l’Africa, in cui si calcola che più dell’8 % della popolazione è portatore del virus B dell’epatite. Se si pensa che il 60% della popolazione mondiale risiede in queste aree, si può immaginare quale sia l’entità di questo problema. Paesi a medio rischio sono quelli del sud dell’Europa e del _Medio Oriente; a basso rischio sono quelli dell’America e dell’Europa del nord, dove però si ritrova soprattutto per contagi per via sessuale o per l’uso promiscuo di droghe da iniezione, quale l’eroina.
Il virus si trasmette attraverso il contatto del sangue o dei liquidi organici dal paziente infetto all’individuo sano, quindi in modo molto diverso che per il virus A che, come abbiamo detto precedentemente, si trasmette per via fecale-orale. Nel mondo oggi la principale fonte di trasmissione è quella neonatale, cioè la madre portatrice di virus B infetta il proprio figlio neonato già dalla nascita. Nei decenni passati, specie nei paesi occidentali, frequenti modi di trasmissione dell’infezione sono stati: le trasfusioni di sangue eseguite prima degli anni ottanta del secolo scorso,cioè prima dell’isolamento e riconoscimento del virus B, i contatti domestici con portatori sani di virus B, le emodialisi, le cause professionali (medici, infermieri, personale della protezione civile, della polizia, dei vigili del fuoco, che venivano a contatto col sangue), le pratiche di tatuaggio e di body piercing, l’inseminazione artificiale, il trapianto d’organi. Da quando, dalla metà degli anni settanta, si pratica sistematicamente la ricerca del virus B nel sangue dei donatori, questa sorgente di infezione è sensibilmente ridotta, come anche quella della trasmissione coi trapianti d’organo, l’inseminazione artificiale e le trasmissioni per cause professionali. La scoperta e il successivo utilizzo di vaccini efficaci che si effettuano nei bambini neonati, negli adulti e nelle persone a rischio ha diminuito ulteriormente queste forme di trasmissione, come anche il cambiamento negli stili di vita, le precauzioni nei rapporti sessuali e le raffinate tecniche di selezione del sangue donato. Dal 1995, nei nostri Paesi, le fonti di trasmissione sono nel 40% i rapporti eterosessuali, nel 20% l’uso di droghe per via iniettiva, nel 12 % i rapporti omosessuali. Secondo alcuni studi nelle carceri circa un terzo dei detenuti si infetta col virus B. Questo è un quadro sommario di quanto accade nei Paesi occidentali, ma la trasmissione neonatale, se si considera l’intero genere umano, e quindi anche quella dei Paesi ad alta incidenza (Asia, Cina, Africa), resta la via di trasmissione predominante. Voglio solo accennare al fatto che coloro che trasmettono il virus B possono essere dei portatori sani, cioè hanno il virus nel sangue ma sono perfettamente sani, oppure possono essere portatori malati, che hanno una epatite acuta o cronica, e infine c’è una via di mezzo, cioè portatori che sostanzialmente stanno bene ma hanno un modesto danno epatico.
Mi sono dilungato su questi aspetti perché conoscerli è estremamente importante per la prevenzione della malattia. Non mi dilungherò sulle varietà di antigeni del virus B, sui meccanismi d’azione, sulle reazioni immunitarie ed anticorpali che interessano più i medici che la gente, ma passo a fare un breve cenno solo sui modi in cui questa infezione si può manifestare.Abbiamo già detto che l’epatite da Virus B dell’epatite si può manifestare sia in forma acuta che cronica, al contrario che l’epatite da virus A che è solo acuta. La forma acuta non differisce sostanzialmente dall’epatite da Virus A, almeno come sintomatologia, quindi ittero, astenia, dolenzia nella regione del fegato, urine scure, ecc. (v. capitolo precedente a questo), guarirà nel giro di un mese o due, e solo in una bassa percentuale, circa l’1%, sarà fulminante, cioè gravissima tanto da mettere a rischio la vita. Ma il più delle volte l’infezione acuta non presenterà alcun sintomo e queste sono le forme più frequenti, ma anche le più subdole: il problema sta nel fatto che il virus B a volte non verrà eliminato dalle difese dell’organismo, come avviene per il virus A, masarà presente ancora nell’organismo a fare dei danni col passare del tempo, o direttamente, o indirettamente tramite reazioni autoimmunitarie, sino a determinare un’epatite cronica irreversibile che potrà poi evolvere verso la cirrosi epatica, con tutte le relative conseguenze e verso il carcinoma del fegato, o HCC.
Ma negli ultimi decenni la scienza ha fatto importantissimi progressi ed oggi esistono terapie antivirali, anche se lunghe e costose, che riescono ad eliminare completamente il virus per cui il problema, almeno nei nostri fortunati Paesi occidentali, si sta ridimensionando. Voglio infine ricordare che nella lotta all’epatite da virus B è fondamentale la prevenzione, di cui si è già parlato con gli aspetti epidemiologici, e la vaccinazione.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it