“Le malattie del fegato da alcol”. E’ il tema scelto dal dottor Nicola D’Imperio, gastroenterologo materano di chiara fama, per il 123° appuntamento del nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
L’alcol è una delle sostanze più tossiche per il fegato e il suo consumo continuato nel tempo può provocare dapprima una steatosi epatica, poi una epatite alcolica a cui segue la cirrosi epatica e quindi il carcinoma del fegato.
Si sottolinea tuttavia che non tutti i forti consumatori di bevande alcoliche sviluppano tali patologie, infatti negli USA, dove i due terzi degli americani bevono oltre i limiti consentiti, dove ci sono 14 milioni di alcolisti, solo una minoranza di loro ha problemi al fegato; ciò dipende dalle capacità individuali a metabolizzare l’alcol. Va comunque sottolineato che negli USA, come in Europa, si registrano 50.000 morti all’anno per malattie di fegato legate all’alcol.
L’alcol, definito anche etanolo, viene convertito nel fegato ad acetaldeide che è responsabile degli effetti tossici sul fegato e sugli altri organi per ipossia (sottrazione di ossigeno alle cellule) o stress ossidativo (che si manifesta con sintomi quali cefalea, nausea ed arrossamenti cutanei) questa è poi convertita, sempre dal fegato ad opera di un enzima, l’aldeide deidrogenasi o ALDH, in acetato che non ha effetti tossici. Nell’est asiatico esiste una sindrome molto diffusa, la “oriental flush syndrome”, che dipende da una carenza congenita dell’enzima che converte l’acetaldeide in acetato per cui appena bevuta una sostanza alcolica i soggetti affetti presentano intenso arrossamento cutaneo, o flush, tachicardia, mal di testa, nausea e vomito; questo è uno dei principali motivi per cui in quei Paesi l’alcolismo è molto basso come, di conseguenza, le malattie epatiche da alcol. Nei Paesi occidentali la capacità di trasformare l’acetaldeide in acetato tramite l’enzima ALDH sono diverse da soggetto a soggetto perciò solo in coloro che hanno una minore produzione dell’enzima ci saranno più alti livelli di acetaldeide che quindi esplicherà la sua azione tossica sul fegato e sugli altri organi (sistema nervoso, pancreas, apparato digerente) ed altri ancora in minor misura. Questo spiega perché alcuni soggetti, pur superando i livelli consentiti, non sviluppano patologie alcol dipendenti e perché riescono a tollerare anche alte quantità di bevande alcoliche.
Ma credo che siano utili alcuni dati che sono stati ricavati dalla media del consumoindividuale di alcol nei Paesi occidentali. Gli studi epidemiologici hanno ormai stabilito che il consumo giornaliero e continuo di 40-80 grammi di etanolo per 10 anni provocano delle patologie del fegato. E’ stata anche definita la cosiddetta Unità Alcolica che valuta la quantità di alcol, in grammi, contenuta in media nelle singole bevande alcoliche: 12 grammi di alcol sono contenuti in una bottiglia, o lattina, di birra di 330 ml, in un bicchieredi vino da 125 ml, in un bicchiere da 80 ml di “fortified wine” cioè alcuni aperitivi, amari o altre bevande tra i 20 e i 30 gradi, o in una dose di 40 ml di un superalcolico. Ne consegue che sono potenzialmente a rischio coloro che bevono giornalmente da 3 a 6 bottiglie o lattine di birra, da 4 ad 8 bicchieri di vino, da 2 a 4 bicchieri di aperitivo, da 3 a 6 superalcolici al giorno. Bisogna tuttavia considerare le sommazioni delle differenti bevande alcoliche nel corso della giornata, calcolo che, considerando quanto detto prima, non è difficile.Attenzione, per motivi genetici nella donna il livello di tollerabilità dell’alcol è dimezzato, cioè la soglia di 40-80 grammi di etanolo al giorno si abbassa a 20-40!
Ritengo che questi dati sul consumo giornaliero delle bevande alcoliche e sulla quantità di alcol in grammi da esse contenuto possa essere utile affinchè ci si possa rendere conto dei limiti che non vanno superati.
Nel fegato l’acetaldeide, che, a sua volta non è stata trasformata nell’innocuo acetato, determina attraverso l’ipossia e lo stress ossidativo, dapprima una steatosi epatica, cioè infarcimento di goccioline di grasso nel fegato, poi una epatite alcolica che consiste nella morte di alcune cellule che vengono sostituite da tessuto cicatriziale, o fibrotico, quindi la formazione anomala di noduli di cellule epatiche, cioè la cirrosi ed infine la deviazione di alcune cellule verso anomalie tali da determinare un tumore del fegato.
E’ stato dimostrato che il rischio di malattie epatiche è da 2 a 3 volte più elevato nell’obeso che nell’individuo normopeso, inoltre all’obesità contribuisce anche l’alcol se si tiene conto che 1 grammo di alcol sviluppa circa 7 kcalorie. Anche il fumo di sigarette, particolarmente diffuso negli alcolisti, è un cofattore che aggrava l’evoluzione delle patologie epatiche da alcol.
Un dato confortante: la cessazione dell’introduzione delle bevande alcoliche migliora sensibilmente le patologie epatiche da alcol e, nel caso della steatosi, porterà alla completa guarigione che purtroppo non si potrà avere nell’epatite alcolica, nella cirrosi alcolica e nell’epatocarcinoma in quanto si sono instaurati dei danni irreversibili, ma le cellule epatiche residue ancora sane potranno giovare di un sensibile miglioramento anche nelle forme più avanzate.
Biografia di Nicola d’Imperio
Titoli di carriera
Laureato in medicina e chirurgia nel 1972 con 110 e lode
Specializzato in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva nel 1978 con 110 e lode
Assistente presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1974 al 1987
Aiuto presso il Servizio di Gastroenterologia dell’ospedale Bellaria di Bologna dal 1988 al 1998
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Morgagni di Forlì dal 1998 al 2001
Professore presso la scuola di specialità di Gastroenterologia di Bologna dal 1998 al 2006
Primario presso l’UOC di Gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Bologna dal 2001 al 2012
Libero professionista in Gastroenterologia dal 2013 a tutt’oggi presso la Clinica Villalba di Bologna, la Clinica Anthea e la Clinica Santa Maria di Bari e presso il suo studio a Matera.
Titoli scientifici
Direttore della Rivista Italiana di Gastroenterologia organo ufficiale dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Segretario per l’Emilia Romagna dell’Associazione Italiana dei Gastroenterologi Ospedalieri
Presidente per l’Emilia Romagna della Società Italiana di Endoscopia Digestiva
Presidente della Associazione Italiana Malattie dell’Apparato Digerente
Pubblicazioni scientifiche:su riviste straniere 78 e su riviste italiane 124 libri di gastroenterologia ed endoscopia digestiva 12
Indirizzo sito: www.nicoladimperio.it