Lo spettro di un recente passato: il long covid. Di seguito il 5° intervento del nuovo ciclo di appuntamenti con il dottor Nicola D’Imperio per “Medicina Live”, il nostro studio medico virtuale all’interno di SassiLive.
Sull’ultimo numero del BMJ Medicine del 4 febbraio 2025 è uscito un articolo molto interessante a proposito di un argomento, la pandemia da Covid 19, che tutti vorremmo, comprensibilmente, cancellare dalla nostra memoria e consegnare alla storia. L’uomo è uno struzzo e non vuole interessarsi più di questo argomento, vuole dimenticare le segregazioni in casa, il congelamento della vita sociale, le perdite economiche, gli ammalati gravi, le rianimazioni strapiene, i morti. Ma intorno al Covid il lavoro scientifico è ben lungi dall’essere concluso, neppure vengono eseguite ricerche sul Long Covid che colpisce ancora il 10% circa di tutti coloro che hanno avuto un Covid sintomatico.
Il lavoro della ricerca scientifica e medica dal 2020 ci hanno mostrato che il Long Covid comprende un’ampia costellazione di sintomi e malattie che oggi, spesso, non vengono riconosciute o scambiate per altro, e le cure efficaci ancora non si conoscono che in modo molto incompleto. La ricerca dovrebbe considerare le esperienze e le competenze collettive dei pazienti affetti da Long Covid per arrivare ad una classificazione dei sintomi, degli organi colpiti, delle modalità diagnostiche e quindi affrontare il problema terapeutico. Oggi spesso la diagnosi si fa in modo empirico: quando un paziente che prima di contrarre un Covid 19 in modo sintomatico, o particolarmente violento (che, ovviamente, ha superato) presenta dei sintomi persistenti, estremamente variabili, che non sono inquadrabili in una patologia ben nota, sintomi che sono intervenuti dopo aver contratto il Covid, allora si fa diagnosi di Long Covid.
La realtà è che le persone di tutto il mondo, affette da Long Covid, (ormai per alcuni da quasi 5 anni) debbono sopportare i sintomi episodici e debilitanti del Long Covid. Un sondaggio tra i pazienti che frequentano le cliniche specialistiche per tale patologia, o almeno presunta tale, ha dimostrato che il 52 % lavora di meno e si affatica di più rispetto a prima dell’infezione e il 32 % necessita di un supporto non solo sanitario ma anche socio-psicologico. Questi aspetti, dalle chiare conseguenze socio-economiche sono ormai chiare, ma, nonostante ciò la consapevolezza e l’interesse pubblico per il long Covid stanno scemando, nonostante questi pazienti siano in aumento e la patologia sia ormai cronicizzata a causa di mezzi diagnostico-terapeutici inadeguati e inefficienti.
In alcuni Paesi i pazienti affetti da tale patologia si sono mobilitati, hanno costituito delle associazioni e si sono sottoposti volontariamente alla ricerca scientifica e medica ed è loro merito se sono stati fatti molti progressi nella comprensione delle manifestazioni cliniche, dei clusters di malattia e dei biomarcatori del Long Covid. Grazie a questi volontari sono all’orizzonte le sperimentazioni cliniche di alcuni farmaci e anche delle terapie non farmacologiche, le strategie per ridurre gli stress e comprendere i fattori scatenanti i sintomi.
In ogni struttura sanitaria di maggiore livello andrebbe costituito un team formato da medici, infermieri, psicologi, a cui possono fare riferimento i malati di Long Covid , o supposti tali, che non solo si prendano cura di loro ma che li sensibilizzino a prendere parte ai lavori di ricerca clinica che allargheranno le nostre conoscenze nella gestione diagnostico-terapeutica di questa malattia sconosciuta ad andamento cronico che è insorta dopo l’infezione da Covid 19. Ma qui emerge lo struzzo che è in noi e, soprattutto, in coloro che gestiscono la salute pubblica: perché dobbiamo rievocare i ricordi oscuri e sgradevoli degli anni 2020-21-22 con una coda nel 2023, dal momento che questi fanno parte ormai di un passato da derubricare (troppo velocemente) alla storia? Ne riparleremo alla prossima pandemia che, a detta degli studiosi, ha un 50% di possibilità che si verifichi nei prossimi 25 anni.
Sarebbe auspicabile che per coloro che sono stati già inquadrati come portatori di Long Covid, o presunti tali o anche solo coloro che hanno incominciato a presentare una sintomatologia cronica, aspecifica, periodica o continua, più o meno invalidante nella vita di tutti i giorni, insorta dopo che hanno contratto il Covid, si aprano nelle strutture pubbliche atte alla diagnosi, alla cura e alla ricerca clinica.