Il prossimo 8 marzo, oltre ad essere la Giornata dedicata alle donne, è anche la Giornata destinata alle malattie renali, un male nascosto, silenzioso, troppo spesso ignorato, di cui ne soffre, spesso senza saperlo, il 10% della popolazione italiana.
Giovedì 8 marzo, dalle ore 9,00 alle ore 13,00, nel salone di ingresso dell’ospedale “Madonna delle Grazie” di Matera, il personale dell’Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi, diretto dal dott. Franco Casino, eseguirà un controllo gratuito della pressione arteriosa e delle urine per valutare la funzione renale, mentre i soci ANED distribuiranno depliant e altro materiale informativo per spiegare che i reni sono organi importanti e bisogna imparare a conoscerli e prendersene cura per evitare gravi conseguenze.
La Giornata Mondiale del Rene è un momento per sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni sulla crescita esponenziale di persone che a causa di una ridotta funzionalità dei reni rischiano complicanze cardiovascolari, dialisi e trapianto.
L’iniziativa è divenuta anche una importante occasione per focalizzare l’attenzione dei media e ricordare ai politici della sanità che un numero in progressivo aumento di cittadini italiani presenta, a vari livelli, una insufficienza renale particolarmente insidiosa perché non da sintomi, ma che avanza inesorabilmente a causa dell’invecchiamento della popolazione e alla diffusione delle condizioni a rischio quali diabete, obesità e ipertensione.
Inoltre la Giornata Mondiale del Rene impone una profonda riflessione sulla diversa condizione che vivono i dializzati di tutto il mondo: da una parte ci sono coloro che vivono in quella piccola parte del pianeta, costituito dai paesi industrialmente sviluppati, in cui la perdita totale della funzione renale permette la sopravvivenza con il trattamento dialitico e, ove possibile, con il trapianto renale.
Dall’altra migliaia di persone, nella disperazione, attendono la morte perché la stragrande maggioranza dei Paesi del mondo, economicamente e socialmente sottosviluppati o in via di sviluppo, non possono sostenere i costi eccessivi della dialisi.
Nel nostro Paese oltre 45mila persone continuano a vivere solo perché il loro sangue viene ciclicamente depurato; nell’ultimo anno hanno iniziato il trattamento dialitico quasi 10mila nuovi pazienti, 18mila sono coloro che vivono con un rene trapiantato, 7.000 le iscrizioni nelle liste in attesa di un nuovo rene, mentre 1.512 sono stati i pazienti trapiantati di rene nel 2010.
I reni sono due organi preziosi indispensabili alla vita: eliminano i prodotti di scarto del metabolismo, l’acqua e i sali minerali in eccesso, il cui accumulo è tossico, e producono alcuni ormoni che regolano diverse funzioni importanti dell’organismo.
Quando la funzione renale è completamente perduta si deve ricorrere alla dialisi: si tratta di un processo che consiste nel purificare il sangue attraverso un rene artificiale.
Il paziente si deve attaccare ad una macchina un giorno si, un giorno no, deve accettare dei vincoli a volte molto pesanti, per tutta la vita, semplicemente per sopravvivere.
La dialisi è una terapia complessa e onerosa, sia per il paziente, sia per i sistemi sanitari: in Italia ogni paziente dializzato costa al Servizio Sanitario pubblico 50mila euro l’anno. Nel complesso, nel nostro Paese, la spesa annuale per tutti i dializzati ammonta alla cifra enorme di oltre due miliardi di euro.
Eppure basterebbe promuovere un’energica campagna di prevenzione e diagnosi precoce delle nefropatie, sostenere uno stile di vita corretto, informare la popolazione, trattare precocemente in modo intensivo anche una piccola parte di persone con una riduzione moderata della funzionalità renale per ritardare la progressione verso un danno d’organo significativo e ottenere risultati efficaci sia per i pazienti che per le finanze statali.
In Basilicata i dializzati sono circa 460, in trattamento presso 11 Centri dialisi di cui uno privato, oltre 180 i trapiantati, i nuovi ingressi sono in linea con la media nazionale, mentre centinaia sono le persone affette da malattie renali; presso l’ospedale di Matera sono in trattamento dialitico un centinaio di pazienti.
Anche nella nostra Regione i problemi sono tanti: la carenza di personale medico e infermieristico sta diventando sempre più grave e mette l’assistenza sotto i livelli minimi di garanzia e sicurezza.
A Matera la dotazione di personale medico e infermieristico è assolutamente insufficiente: solo grazie alla dedizione e all’abnegazione di tutto il personale, costretto a turni insostenibili, è possibile garantire l’attività dialitica, l’ambulatorio, la degenza, organizzare la quotidianità perché i pazienti sono sempre più anziani e tante difficoltà sorgono per garantire un posto ai nuovi malati.
Alcuni Centri Dialisi hanno bisogno di essere ampliati e ristrutturati, mentre è necessario trasferire il Centro dell’ospedale di Tinchi in ambienti più spaziosi e confortevoli e dotati di tutti i requisiti tecnici e organizzativi.
Mar 07