Di passi da fare ce ne sono ancora tanti, per far convivere il mondo del diabete giovanile con la scuola, senza che nessuno si senta diverso, sempre con gli occhi puntati addosso e/o privilegiato.
È quanto emerso nella tavola rotonda organizzata dall’Associazione di Genitori e Giovani Diabetici della Basilicata, con il patrocinio di AGD Italia e la collaborazione dell’Ufficio del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza, che si è tenuta giovedì 24 gennaio presso la sala A del Consiglio regionale della Basilicata, a cui hanno preso parte diversi professionisti del mondo sanitario, attori scolastici, e famiglie associate ad AGGD Basilicata, che hanno portato le loro esperienze personali. Sebbene i pazienti affetti dal diabete di Tipo 1 (malattia autoimmune), non richiedano necessariamente la presenza e l’ausilio costante di personale sanitario, è indispensabile però che, in particolare in contesti scolastici e sportivi, si conosca la malattia, quali i rischi e gli accorgimenti per prevenirli, e quali sono le procedure da attuare in caso di eventuale emergenza.
“Era necessario incontrarsi per discutere una serie di problematiche che ancora oggi interessano la scuola: tra questi l’anticipo o il posticipo della merenda, piuttosto che la partecipazione a gite scolastiche, talvolta l’esclusione da tornei sportivi. In alcuni casi i diabetici di Tipo 1 vengono esclusi anche dalle mense scolastiche non perché abbiano bisogno di diete particolari, bensì perché manca personale disposto ad aiutarli in una serie di accorgimenti da adottare come la somministrazione dell’insulina, conta dei carboidrati e controllo della glicemia”, ha affermato Angela Possidente, presidente dell’Associazione di Genitori e Giovani Diabetici della Basilicata.
Diverse sono state le testimonianze attraverso delle lettere di genitori e una bambina diabetica che ha raccontato la sua esperienza a scuola, il suo sentirsi diversa, e talvolta la rabbia di non essere compresa, quando il solo parlare e confrontarsi con la classe sarebbe servito a non essere più guardata in modo diverso.
All’incontro presente la Dott.ssa Primola, Psicologa e psicoterapeuta: “Quello che serve è incontrarci e fare rete, ognuno con le sue competenze, avendo semrpe come punto di riferimento la salute del bambino/ragazzo. Ci sono dei processi emotivi sconvolgenti, che non si esauriscono dopo mesi o anni, ma evolvono con la crescita e i cambiamenti. Nell’accettazione della malattia, ci sono diversi fattori influenzanti: l’età, la famiglia, il contesto sociale di riferimento. È bene però ricordare che la malattia è del bambino, la famiglia deve intervenire solo in caso di necessità, anche perché i bambini osservano e sentono molto lo sguardo su di sé in alcuni momenti”.
Il dottor Citro, referente di AGGD Basilicata nonché responsabile UOSD Diabetologia Endocrinologia dell’ASP ha affermato che “uno dei problemi dei pazienti in età evolutiva è proprio l’inserimento scolastico. Si tratta di una patologia a bassa prevalenza, casi piuttosto rari ma che necessitano di una terapia che richiede alcune conoscenze e delle competenze, di cui quasi mai il personale scolastico è fornito. Riscontriamo ancora, infatti, una serie di resistenze legate al fatto di alcune esecuzioni tecniche, che ci auguriamo di poter superare non solo con la mera applicazione del protocollo d’intesa ma attuando momenti formativi al personale docente e non docente”.
Il Protocollo stipulato tra l’Ufficio Scolastico e le aziende sanitarie, all’interno del progetto “A scuola con il diabete di tipo 1”, prevede infatti la l’informazione e la formazione del personale scolastico affinché acquisisca delle nozioni tecniche minimali, che oggi sono peraltro favorite dall’introduzione di sempre nuove tecnologie che consentono la trasmissione dei dati relativi al controllo glicemico e dell’iniezione di insulina, direttamente sullo smartphone dei genitori. Lo scopo è quello di favorire l’inserimento del bambino nella scuola superando le scarse conoscenze, a volte i luoghi comuni, in maniera da favorire un percorso scolastico identico a quello di un ragazzo non affetto da Diabete 1.
Così Nadia Errichetti, consigliere AGGD e referente del progetto: “La scuola è il luogo in cui i ragazzi passano la maggior parte del loro tempo. Venire a contatto con la malattia non è semplice, l’ignoto fa sempre paura sia al bambino che alle famiglie. Non si tratta di favoritismo, questo protocollo mira a far conoscere la malattia, a creare un dialogo nella classe e condividere la patologia con il gruppo. Come associazione siamo impegnati nel creare una cultura in materia di Diabete Tipo 1, fare informazione, e quindi sensibilizzazione sul tema: le differenze vanno valorizzate per far emergere talenti”.
Sono intervenuti alla tavola rotonda l’ing. Pasquale Costante, referente USR del protocollo d’intesa per la somministrazione dei farmaci a scuola, che ha portato una serie di dati sull’evoluzione del fenomeno nella nostra regione, e il prof. Lorenzo Rispoli, Dirigente Scolastico dell’IC Baragiano, Balvano e Ruoti, forte dell’esperienza diretta con una giovane studentessa diabetica.
A chiudere i lavori l’intervento di Vincenzo Giuliano, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza: “La lettera della bambina ci deve far pensare molto: innanzitutto bisogna ascoltare i bambini, e poi parlare ad essi per dare un messaggio agli adulti. L’ambiente in cui si vive, condiziona la crescita e la formazione dei ragazzi, proprio perché il mestiere dei bambini è quello di osservare gli adulti. Sicuramente c’è bisogno di migliorare a livello di formazione, ma bisogna far attenzione al fatto che il buon senso, deve fare seguito alle regole e alle normative”.
La tavola rotonda è stato un momento intenso e partecipato di confronto, e ha aperto ad una più stretta collaborazione tra Associazioni, ASP, MIUR e Garante per l’infanzia e l’Adolescenza.