Vincenzo Belmonte, coordinatore politico della “lista civica per la città di Potenza”, ha inviato una lettera al governatore Vito Bardi e all’assessore alla Salute della Regione Basilicata, Rocco Leone in merito alle criticità riscontrate nell’Aias di Potenza. Di seguito la nota integrale.
Egregio sig. Presidente,
in questi ultimi lustri ha preso sempre più piede il trasferimento da parte dello Stato di importanti attività sociali ed economiche a favore di Società ed organizzazioni di tipo privatistico.
Si è trattato di un fenomeno che, partendo dalla necessità di risanare il pesante debito pubblico accumulatosi a partire dagli anni sessanta in poi, ha finito col trasferire, a soggetti privati, importanti e delicate funzioni.
L’impressione che se ne trae è quella di una vera e propria “abdicazione” che, ammantata dalla apparente lodevole volontà di mettere un ipotetico freno agli impegni di spesa, ha finito col demandare a soggetti terzi non pubblici, l’assolvimento di quei servizi indispensabili alla collettività – soprattutto se riferita ai ceti meno abbienti – una volta di esclusiva pertinenza della struttura pubblica.
Se da un lato talune scelte possono anche trovare una plausibile condivisione, ciò che non può considerarsi ammissibile è la mancanza di quella prerogativa del diritto/dovere riguardante il fondamentale concetto del controllo che in tutte le attività, sia pubbliche che private, deve sempre essere garantito in modo severo, costante e sistematico.
Se poi una attività privata viene svolta grazie alla totale partecipazione finanziaria assicurata da Organismi Pubblici, ancora di più questi ultimi avranno il dovere di esercitare, attraverso propri funzionari o con altri mezzi più efficaci ed adeguati, il richiamato fondamentale ruolo del controllo.
Bisogna, a questo punto, ricordare ai più distratti come tale funzione è parte integrante di ogni attività gestionale e che trascurarla ha portato in molte sciagurate vicende, al pagamento di un prezzo sia sociale che economico molto più gravoso rispetto a quell’apparente “risparmio” che si ipotizzava conseguire nel disattenderlo.
Nella premessa sopra narrata, sulla quale non si può che ribadire il fermo convincimento circa la sua ineccepibilità si inserisce, ad esempio, uno dei tanti aspetti di quella mancata “verifica gestionale”, riguardante la nota e dibattuta vicenda
dell’AIAS di Potenza,
che specie in questi ultimi anni, si è posta all’attenzione a seguito di preoccupanti dissesti finanziari finite, poi, con il ripercuotersi negativamente, soprattutto sui propri dipendenti.
A nulla sono servite le agitazioni dei lavoratori della struttura medesima nondimeno sono riuscite le Organizzazioni Sindacali che – in più occasioni – hanno tentato un dialogo costruttivo volto a riportare un clima di serenità all’interno dell’Associazione da molto tempo, ormai, tormentata da una travagliata e controversa gestione.
I risultati ottenuti si sono, purtroppo, concretizzati soltanto in una deplorevole, ulteriore recrudescenza dei rapporti sia nei confronti dei Sindacati che degli stessi dipendenti della struttura culminati, alla fine, con alcuni licenziamenti.
Ma, soprattutto, non si può non sottolineare come, fino ad oggi, nonostante le ripetute richieste, la suddetta Associazione non ha mai fornito un qualsivoglia “straccio” di rendiconto economico/finanziario necessario a verificare l’effettivo impiego dei pagamenti garantiti dalla Regione a fronte delle prestazioni effettuate.
Ma il caso dell’AIAS di Potenza è emblematico di un sistema, purtroppo invalso anche in altre realtà, che vede l’Ente pubblico rinunciare ad un proprio ruolo, allorquando pur promuovendo ed attivando il funzionamento di taluni servizi sociali finisce, dopo, con il regredire in un atteggiamento ai limiti della negligenza, caratterizzato da un discutibile “laissez faire” che conduce, inesorabilmente, al disordine ed a quei negativi risultati già innanzi descritti.
Ora, alla vigilia di questa nuova compagine politica recentemente costituitasi, sarebbe auspicabile, sulla base di quanto denunciato, che tutti gli Enti, nessuno escluso, facessero propria la concreta esigenza di mettere la parola “fine” a simile modo rinunciatario di svolgere taluni compiti, attrezzandosi con l’impegno e le professionalità disponibili, a contrastare tale grave fenomeno che li ha visti, fino ad oggi, eludere, sistematicamente quell’azione di Controllo, riferita a tutte le attività produttive di servizi, per i quali, che piaccia o non, deve comunque condividerne la responsabilità per un loro corretto ed efficace svolgimento.
Le metodologie risultano facilmente individuabili a patto che si riesca a conseguire la convinta volontà di assolvere al meglio, con tutto l’impegno necessario, il ruolo sociale che si è chiamati a ricoprire.
Con molta modestia, forte soltanto di una esperienza di vita e di una onesta e seria attività politica, nel rafforzare ancora di più come il compito del “controllo” è stato sempre rilevante anche nel passato, mi piace chiudere l’analisi innanzi questionata, con una frase che i latini così solevano declamare: “imperium non possit separari a potestate” – più o meno così traducibile: “il potere non può non prescindere dal controllo”. Con i saluti più deferenti.