“Gravissima carenza di personale nelle Nefrologie degli ospedali di Matera e Potenza, l’Aned pronta a manifestazioni di protesta anche estreme”. Di seguito la nota integrale inviata da Aned alla nostra redazione.
Il 2 maggio scorso abbiamo inoltrato al Presidente della Regione Basilicata, all’Assessore alle Politiche della Persona, al Presidente della IV Commissione Consiliare Regionale, nonché ai direttori generali del dipartimento Politiche della Persona, dell’azienda ospedaliera di Potenza e dell’azienda sanitaria di Matera, una nota con la quale denunciavamo le condizioni critiche in cui versano le nefrologie di Matera e Potenza e l’intollerabile deficit di personale medico e infermieristico.
Appello finora caduto nel vuoto. Non ci siamo persi d’animo e abbiamo inviato alle stesse Istituzioni regionali e sanitarie una seconda segnalazione.
L’Unità Operativa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto dell’ospedale di Matera ha in dotazione n. 7 medici complessivi, di cui uno a tempo determinato in scadenza di contratto, e n. 20 infermieri dedicati alla dialisi, compreso la caposala, di cui una unità in congedo straordinario, dispone di 24+2 posti dialisi distribuiti in quattro ambienti, oltre ad una sala contumaciale, ed ha in trattamento n. 85 dializzati.
A breve l’unità medica a tempo determinato della nefrologia di Matera lascerà il servizio perché vincitrice di concorso presso un altro ospedale.
Non meno critica è la condizione dell’Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi dell’Azienda Ospedaliera “S. Carlo” che ha una dotazione complessiva di n. 6 medici, di cui uno a tempo determinato, n. 24 infermieri, compreso la caposala, dedicati alla dialisi, dispone di 29+2 posti dialisi ed ha in trattamento n. 104 dializzati.
Solo 6 nefrologi sia a Matera che a Potenza garantiscono l’assistenza durante i due turni giornalieri di dialisi, mattina e pomeriggio, dal lunedì al sabato, la reperibilità per coprire eventuali emergenze, l’attività di ambulatorio per i nefropatici esterni e il controllo clinico dei trapiantati, la gestione dei ricoveri, gli interventi di fistola artero-venosa e di biopsia renale, le consulenze, la dialisi nei reparti di emergenza e tutte le attività dedicate all’organizzazione dei trapianti.
Tutte queste attività sono possibili grazie al sacrificio, alla dedizione e abnegazione di tutto il personale, ma non si può sottacere che la carenza di medici e infermieri è gravissima e ingiustificabile, il carico di lavoro è inaccettabile e mette fortemente a rischio la vita e la salute dei pazienti.
Le indicazioni sui parametri di personale medico, infermieristico e oss da osservare sono contenute nei Piani Sanitari Nazionali 1991-1993 e 1994-1996 e nelle linee guida della Società Italiana di Nefrologia.
In particolare, per la sola attività dialitica, a seconda se si tratta di struttura nefrologica complessa, decentrata o ambulatoriale, sono previsti n. 3 medici per i primi n. 30 pazienti ed un medico aggiuntivo per ogni n. 15 pazienti successivi; n. 1 infermiere ogni n. 3 pazienti; n. 1 oss ogni n. 20 pazienti.
Dal confronto, i numeri sono impietosi. Occorre agire in fretta per evitare che si verifichino situazioni di emergenza, soprattutto per l’approssimarsi del periodo estivo.
C’è il rischio concreto che vengano ridimensionati o addirittura chiusi alcuni servizi indispensabili a garantire, da una parte, le migliori cure ai nefropatici, dializzati e trapiantati, dall’altra, a contenere i costi per il Servizio Sanitario Nazionale.
Le istituzioni sanitarie come pensano di garantire le ferie al personale e contemporaneamente assicurare le prestazioni di dialisi, di ricovero, il controllo clinico dei nefropatici e trapiantati, gli interventi di fistola artero-venosa, le biopsie, le attività dedicate all’organizzazione dei trapianti e tanto altro ancora?
Come intendono tutelare i dializzati provenienti da altre Regioni, e magari nativi in terra lucana, che desiderano trascorrere qualche giorno di vacanza in Basilicata?
Forse la Basilicata, e in particolare la città di Matera, dichiarata Capitale Europea della Cultura per il 2019, è accogliente solo con le persone sane mentre i dializzati devono essere considerati “agli arresti domiciliari” nel proprio centro dialisi di riferimento?
Per cercare di tamponare in qualche modo questa preoccupante situazione, nell’immediato si dovrebbe procedere ad accorpare il personale della dialisi di Tinchi alla nefrologia di Matera, per creare un unico punto di monitoraggio ed avere il miglior utilizzo delle capacità professionali, delle risorse tecnologiche ed economiche.
Ma inevitabilmente, in tempi rapidi, si dovranno avviare tutte le procedure per il reclutamento di nuovo personale.
Più volte abbiamo evidenziato il ruolo fondamentale e insostituibile delle Unità ospedaliere pubbliche di Nefrologia che si occupano di: prevenzione e diagnosi precoce delle malattie renali, rilevamento epidemiologico, attraverso la tenuta di un registro regionale degli uremici, monitoraggio e coordinamento di tutti i Centri Dialisi periferici, ivi compressi i centri privati accreditati e l’attività domiciliare, formazione e aggiornamento del personale, ricovero e riabilitazione del paziente nefropatico, ricerca, terapia del dolore, attività di trapianto.
Se a breve non ci giungeranno garanzie certe sui provvedimenti che si intendono adottare per risolvere la questione e per assicurare cure adeguate ai nefropatici, dializzati e trapiantati, saremo costretti a mobilitarci, a mettere in atto manifestazioni di protesta anche estreme.