Antonio Flovilla, presidente ANISAP Basilicata: risparmi realizzati in Sanità confermano dove si annidano gli sprechi. Di seguito la nota integrale.
I risparmi realizzati dalla Giunta Regionale nella sanità per 44 milioni di euro (di cui il “grosso” – circa 34 milioni – riguarda la spesa farmaceutica) confermano quello che abbiamo sostenuto da tempo: gli sprechi si annidano nel sistema della sanità pubblica. Del resto il privato accreditato, che incide sulla spesa sanitaria regionale appena per il 2,4%, non presenta margini di ulteriori riduzioni. Parliamo di un settore che, a fronte di un tetto assegnato, ha assorbito molto meno in termini di spesa, dal momento che non appesantisce di ulteriori costi il servizio sanitario (cosa che non può dirsi per altri settori della sanità convenzionata sempre bisognevoli di risorse aggiuntive, puntualmente erogate). Inoltre, la maggior parte delle strutture rappresentate sono state più volte penalizzate da contrazioni di budget e consistenti riduzioni tariffarie che, in molti casi, ne hanno compromesso o ne stanno compromettendo la sopravvivenza. Abbiamo indicato la strada virtuosa da percorrere nell’interesse della sostenibilità della spesa contestando, ad esempio, la scelta dell’esternalizzazione di servizi e prestazioni che contrasta con i principi della spending review e del controllo della spesa che da tempo sono agitati a livello di Governi nazionale e regionale per giustificare i nuovi e pesanti tagli imposti anche al nostro sistema sanitario ( una ventina di milioni di euro in meno nelle casse regionali). Non si sottovaluti che la stessa Corte dei Conti ha aperto anche in Basilicata numerosi procedimenti per accertare eventuali sprechi di risorse pubbliche nella sanità (il caso più eclatante è il progetto di nuovo ospedale di Lagonegro).
La nostra proposta di integrazione pubblico-privato si muove invece su altri binari: pur in presenza di vincoli di spesa molto stringenti, come riconosce il Governo Renzi senza trovare sintonia con quello Regionale, appare come una delle poche strade percorribili per rispettare il principio di garantire a tutti il diritto di cure appropriate in modo efficace, nel contempo alimentando un sistema, quello della white economy, che può rappresentare un driver per lo sviluppo e l’occupazione del sistema Paese. Solo da una virtuosa integrazione pubblico-privata, unita alla valorizzazione dell’economia della salute, dell’assistenza e del benessere della persona, può scaturire un forte cambiamento di tipo produttivo e occupazionale utile al rilancio economico e sociale della nostra regione e del Paese. In sintesi, alcune nostre idee note da anni al Dipartimento Salute: siamo in grado di accrescere l’attività sul territorio e di affiancare le strutture pubbliche con Centri esterni accreditati, sotto la programmazione strategica del pubblico, per la definizione di criteri di erogazione delle prestazioni e dei controlli di congruità e per l’istituzione di protocolli terapeutici necessari alla definizione dei P.A.C. (Percorsi Assistenziali Complessi), oltre che per il diabete, anche per altre patologie quali ipertensione arteriosa, malattie dell’apparato cardiocircolatorio, partecipazione attiva ai programmi di prevenzione e di screening e ogni altra attività per rispondere alla domanda di salute dei cittadini. Ciò è possibile per la qualità organizzativa e professionale dei centri privati accreditati, che insieme alla snellezza decisionale, costituisce uno dei punti di forza degli stessi. Infine per il superamento delle liste di attesa abbiamo ampiamente dimostrato che senza il nostro lavoro i tempi di attesa si allungherebbero ulteriormente.
La sanità è materia complessa e delicata e, pertanto, ha bisogno di essere governata con attenzione, con competenza e nel rispetto di una visione politica che abbia al centro la persona ed il territorio. Infatti, non si può impoverire un territorio, chiudendo o ridimensionando presidi importanti e, contestualmente, costruire nuovi ospedali e servizi in altri territori oppure ricorrendo alla esternalizzazione. Proprio come è accaduto per la “leggina ad hoc” per una clinica e anche l’ultima in ordine di tempo che riguarda la norma europea sui turni di lavoro negli ospedali interviene solo ed esclusivamente per tamponare l’emergenza e rinviare la soluzione di ogni problema. Non è certo questo il modo di risolvere le questioni della sanità tanto più che, nel caso del personale ospedaliero, la norma europea era nota da un anno. In tutto questo non vi è logica, ma soprattutto non vi è politica. Per questo il risparmio realizzato nella sanità non è può bastare specie se non è legato ad una nuova politica di programmazione oltre che delle risorse, di strutture, mezzi-attrezzature, professionalità.
Antonio Flovilla, presidente ANISAP Basilicata