Qualsiasi ipotesi di riorganizzazione dei laboratori analisi in Basilicata non potrà prescindere da una modifica della L.R. n. 28/00 e s.m.i. e da una adeguata considerazione della conformazione territoriale della Basilicata, tale da assicurare una effettiva equità di accesso al cittadino utente. Pertanto la delibera di giunta n.1690/2015 va ritirata. Occorre mettere mano al sistema tariffario altrimenti nessuna ipotesi di rete di laboratori si può reggere. Lo ha ribadito il Presidente dell’ANISAP Basilicata Antonio Flovilla (accompagnato da una delegazione di titolari di laboratori tra i quali il vice presidente ANISAP e presidente Federbiologi Roberto Cicchetti) nel corso dell’audizione ieri in Quarta Commissione.
Flovilla ha ricordato che l’ANISAP da anni ha presentato un progetto di rete per i laboratori di analisi: il modello di rete da costruire dovrà avere due centri di riferimento e coordinamento a livello territoriale, ai fini della erogazione in qualità delle prestazioni: il laboratorio dell’A. O. San Carlo di Potenza assumerà il coordinamento delle strutture della ASP ed il laboratorio dell’Ospedale Madonna delle Grazie di Matera svolgerà la stessa funzione per i centri della ASM. La nostra proposta si incentra sull’introduzione di un servizio di “lab-service” intraregionale, inteso come possibilità di conferimento di campioni biologici, per l’esecuzione di alcune determinazioni analitiche, ad altri qualificati laboratori diversi da quelli a cui accede l’utente, purché siti nella regione e debitamente autorizzati ed accreditati. L’introduzione di tale servizio comporta un’azione di riprogrammazione e rivisitazione della rete attuale dei servizi di laboratorio di ciascuna Azienda Sanitaria, che dovrà individuare i laboratori a cui assegnare le funzioni di alta ed altissima specializzazione ed, eventualmente, definire un piano di potenziamento strutturale degli stessi. Nello specifico, facendo riferimento a recenti sentenze del TAR Lazio, il presidente dell’ANISAP ha in sintesi illustrato le osservazioni di merito alla delibera. Sul punto della “soglia minima di produzione” è indispensabile un prodromico lavoro di revisione e riordino del Nomenclatore Regionale, necessario ad una migliore definizione delle soglie minime di produzione e delle modalità di calcolo delle prestazioni. Di conseguenza, andrebbe rivisto il criterio di calcolo in funzione dei c.d. esami accorpati, per i quali ad un unico codice ministeriale/regionale corrispondono più prestazioni. La rivisitazione del criterio di calcolo potrebbe fare la differenza per la sopravvivenza di alcune strutture. Inoltre, andrebbe meglio specificato, in relazione alle varie tipologie di aggregazione, in capo a chi devono essere conteggiate le prestazioni: in alcuni casi alla rete, in altri al laboratorio accentrato, in altri casi alla rete e ai diversi laboratori che vi appartengono. E’ inaccettabile, per le strutture ubicate nelle Regioni del Meridione ed a maggior ragione per quelle site nella Regione Basilicata, la fissazione di una soglia prestazionale, che definisce il “peso” erogativo di una struttura e lo traduce in qualifica di efficienza, in 200.000 prestazioni; appare francamente illogica l’imposizione di un tale numero prestazionale a soggetti che, nell’ultimo decennio, sono stati sottoposti ad ogni genere di contingentamento (budget, compressione dell’autonomia prestazionale, impossibilità di crescita per la mancata erogazione di nuove autorizzazioni ecc.) ed inoltre non hanno mai visto applicata in toto la normativa di passaggio dalla convenzione all’accreditamento (D. Lgs. 502/1992 e ss. mm. ii.); le modalità aggregative, indicate nelle Linee Guida, si riferiscono solamente alle fattispecie previste dal Codice Civile, ma tale impostazione è fortemente anacronistica, esistendo, allo stato, altre tipologie aggregative che meglio si confanno alla tipologia di attività svolta dalle strutture sanitarie; anche recenti sentenze del TAR Lazio affermano che “per potersi propugnare la soglia minima prestazionale quale criterio di efficienza della rete laboratoristica, oltre che come requisito di accreditamento a mente dell’art. 8 quater del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, esso deve essere coniugato con una non penalizzante e più oculata organizzazione della stessa che tenga conto dell’esistente regime di accreditamento dei laboratori”.
L’audizione è stata inoltre l’occasione per esprimere un primo commento a caldo sui contenuti del Collegato alla Legge di Stabilità 2016 riferiti alle strutture sanitarie private. Secondo Flovilla dalla “legge pro Clinica Luccioni” si è passati ad un provvedimento, quello contenuto nel Collegato, che stravolge le regole stabilite dalla normativa di autorizzazione delle strutture sanitarie private regionali accreditate, producendo una nuova situazione che, con l’alibi della liberalizzazione, è destinata ad aprire uno scenario ancora del tutto imprevedibile. Siamo adesso arrivati ad un comportamento del Governo Regionale “schizofrenico”. Ci sono aspetti di metodo, non certo formali che riguardano la concertazione con le associazioni di categoria, tenuto conto che è da tempo insediato un tavolo permanente al Dipartimento Salute. Nel merito con un comportamento trasversale dando continuità a quella sorta di gara tra consiglieri di maggioranza e di opposizione per chi è il più fedele difensore della sanità privata – ha affermato Flovilla – si è passati dall’eccesso di rigore nei confronti delle strutture sanitarie private accreditate, da sempre nel mirino dei burocrati di via Anzio, ad una fase di autorizzazioni in bianco saltando non pochi e non certo irrilevanti requisiti. Siamo alla conferma che la sanità regionale da tempo non ha più una guida politica e che le questioni che toccano contestualmente titolari di aziende e cittadini-utenti si lasciano governare dall’improvvisazione mentre la programmazione è sostituita con atti e provvedimenti che non rispondono ad alcuna logica se non a quella di dare risposte personali, parziali e settoriali.
Per Flovilla anche la vicenda dei laboratori d’analisi rafforza la convinzione che sarebbe ora che il Governatore Pittella assumesse piena consapevolezza della sempre più delicata situazione del comparto e prendesse direttamente e personalmente in mano la guida della politica sanitaria.
Riorganizzazione Strutture private, discussione in IV Ccp.
Auditi l’assessore del Dipartimento “Politiche della Persona” e il Dirigente generale
Con la presidenza del consigliere Bradascio (Pp) si è riunita la quarta Commissione consiliare permanente (Politica sociale). Auditi l’assessore, Flavia Franconi, e il direttore generale del Dipartimento “Politiche della persona”, Donato Pafundi, in merito alla delibera di Giunta riguardante la “Legge regionale 27 gennaio 2015, n.5, articolo 15. Approvazione dello schema di Piano regionale di riorganizzazione della rete delle Strutture private accreditate di diagnostica di laboratorio”.
“Per cercare di venire incontro alle esigenze delle Strutture private accreditate di laboratorio – hanno detto Franconi e Pafundi – il Dipartimento ha elaborato una proposta modificativa della delibera all’esame della Commissione trasmessa al direttore generale alla Programmazione e prevenzione del Ministero della Salute, Renato Botti. La proposta modificativa è volta nella direzione – hanno spiegato – di lasciare le Strutture così come sono organizzate, mantenendo la loro autonomia anche fiscale in una logica di contratto di rete”.
Alcuni consiglieri, in particolare Rosa (Lb-Fdi), hanno eccepito che il contratto di rete non risolve il problema della soglia minima di efficienza per cui si corre il rischio che i laboratori che non raggiungono un certo numero di prestazioni diventino meri punti di prelievo e non più laboratori di analisi. Il consigliere Napoli (Pdl-Fi) dal canto suo, ha proposto di elaborare una risoluzione da discutere in Consiglio regionale.
Al termine dell’audizione, la Commissione ha deciso di rinviare l’espressione del parere in merito alla delibera a lunedì 22 febbraio, in una seduta della quarta Commissione da tenersi prima dell’Assemblea consiliare.
Audito, in seguito, il presidente dell’Anisap Basilicata (Associazione regionale delle Istituzioni sanitarie ambulatoriali private), Antonio Flovilla che ha rappresentatoanche la posizione della Federbiologi sempre in relazione alla delibera riguardante il Piano di riorganizzazione delle Strutture private accreditate. Flovilla ha sottolineato “la improrogabile necessità di una modifica della remunerazione delle prestazioni. Il modello nazionale delle Strutture private accreditate – ha precisato –è quello di garantire la qualità delle prestazioni, ma ciò è già garantito con la procedura di accreditamento. L’Anisap ha elaborato – ha riferito Flovilla – un progetto di rete ispirato, appunto, alla qualità e trasmesso a tutti i consiglieri. Dalla sentenza del Tar del Lazio – ha aggiunto – emerge che, probabilmente, è utile porre una soglia minima di efficienza, tenuto conto delle specificità del territorio e questo deve essere la Regione a stabilirlo. La Regione Basilicata ha fissato con legge la soglia minima di efficienza a 200.000 e con legge la può benissimo modificare, portandola, ad esempio, a 100.000, venendo incontro, in tal modo, alle necessità dei piccoli laboratori, non escludendo, altresì, la previsione di incentivi agli stessi. L’accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni fa salva – ha sottolineato infine Flovilla – l’autonomia delle singole Regioni”.
La Commissione, nel prosieguo dei lavori, per quanto concerne la richiesta del consigliere Leggieri (M5s) di audire Presidente della Commissione regionale per l’Immigrazione sulla situazione degli immigrati in contrada Boreano nel territorio del Comune di Venosa, attesa la dichiarata non competenza in materia del consigliere Benedetto (Cd), ha deciso di ascoltare il presidente della task force sull’Immigrazione, Pietro Simonetti.
Hanno partecipato alla seduta oltre al presidente Luigi Bradascio (Pp), i consiglieri Carmine Miranda Castelgrande, Achille Spada, Mario Polese (Pd), Nicola Benedetto (Cd), Gianni Rosa (Lb-Fdi), Francesco Pietrantuono (Psi), Giannino Romaniello e Aurelio Pace (Gm), Gianni Leggieri (M5s), Francesco Mollica (Udc), Michele Napoli (Pdl-Fi), Paolo Galante (Ri).