Antonio Flovilla, presidente ANISAP Basilicata commenta i risultati del 17° Rapporto PIT Salute “(Sanità) in cerca di cura”, presentato di recente dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva. Di seguito la nota integrale.
I risultati del 17° Rapporto PIT Salute “(Sanità) in cerca di cura”, presentato di recente dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, archiviati troppo in fretta, sono l’ennesima testimonianza che l’integrazione pubblico-privato è l’unica strada in grado di dare risposte al territorio. Per noi il “bubbone” delle liste di attesa, un antico male che nuoce alla salute dei cittadini e all’attività delle strutture che si occupano di prevenzione e tutela della salute, si può guarire. E’ il caso in proposito di ricordare che le proposte delle strutture sanitarie private accreditate (una sessantina di poliambulatori specializzati con circa 600 unità lavorative a cui aggiungere decine e decine di liberi professionisti) perché il CUP (Centro Unico di Prenotazione) funzioni sul serio rispondono alle esigenze di ridurre la “mobilità passiva” che pesa sul bilancio regionale per 40 milioni di euro l’anno, alimentando nuovi flussi di utenza lucana che per anni ha pagato il ticket più alto d’Italia verso altre regioni, di ridurre le liste di attesa.
Dunque le strutture private non agiscono in autonomia, ma rappresentano la necessaria e naturale integrazione del sistema. Su questa consapevolezza non partiamo da zero. Il Presidente Pittella nel primo giro tra gli ospedali del Materano lo ha riconosciuto mentre il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo partecipando ad un dibattito sulla sanità alla Festa dell’Unità del Pd a Campobasso, il 21 settembre u.s. ha dichiarato che “Alla fine ciò che conta sono i servizi e quando il soggetto privato è accreditato ed è autorizzato dal sistema pubblico è come fosse pubblico anche lui perché soggetto agli stessi controlli e legato al rispetto degli stessi parametri”. Un importante riconoscimento accompagnato dal rilancio del Patto per la Salute con al centro la riorganizzazione dei servizi sul territorio: le Regioni hanno indirizzi molto precisi e devono cercare soluzioni anche attraverso il confronto territoriale e l’integrazione tra strutture pubbliche e private.
Una considerazione: la prima motivazione per cui le famiglie italiane oggi sono spinte a ricorrere massicciamente a prestazioni sanitarie pagate di tasca propria è rappresentata dai lunghi tempi di attesa per accedere al servizio pubblico (non è la qualità del servizio pubblico ad essere messa in discussione). Il settore pubblico, dunque, pur offrendo servizi di buona qualità non è in grado sempre di rispettare criteri di efficienza, cui è possibile sopperire solo con un’offerta compensativa privata.
Coordinare, razionalizzare, rendere rapidamente accessibili i servizi di cura e la diagnostica, controllare e innalzare il livello qualitativo di alcuni servizi oggi
caratterizzati da un limitato livello di professionalizzazione degli addetti può essere un compito che, operatori privati qualificati possono effettuare, certamente nel rispetto di almeno tre condizioni essenziali: agire in una prospettiva di integrazione collaborativa (e non di sostituzione) con il settore pubblico; garantire e tutelare i diritti di chi accede alle cure ed alle prestazioni, a costi accessibili; essere sottoposti al controllo di organismi pubblici di vigilanza.
La via dell’integrazione tra pubblico e privato è ancora lunga. Ma è l’unica percorribile perché l’attuale Servizio Sanitario Nazionale con il sistema di Accreditamento Istituzionale, attraverso il quale anche le strutture sanitarie private entrano a pieno diritto a far parte del sistema pubblico, deve realmente permettere all’utente di rivolgersi liberamente a qualsiasi struttura pubblica o privata che egli ritenga idonea alle sue necessità, purché dotata di determinati requisiti di garanzia in termini di qualità e a parità di condizioni. Nella nostra regione questo nuovo modello iniziato piano piano, negli ultimi anni, ha già cominciato a dare i primi frutti. Pensiamo che la strada intrapresa sia quella giusta ed è nostra ferma intenzione continuare in tal senso. Non dobbiamo dimenticare infatti che il fondamentale principio ispiratore del nostro sistema sanitario è quello della centralità del cittadino. E dunque rendere più efficiente il servizio sanitario regionale è possibile solo se funziona l’integrazione publico-privato.