Antonio Flovilla, presidente ANISAP Basilicata: “In sanità “lacrime e sangue” solo per strutture private accreditate”.
La pubblicazione sul BUR n.3 della Regione Basilicata (31 gennaio scorso) della Legge di Stabilità 2015 e del Collegato consente una lettura precisa ed esauriente di tutti gli aspetti che penalizzano fortemente il settore della specialistica ambulatoriale accreditata.
Le esperienze maturate di darebbero titolo ad evidenziare le molte criticità del provvedimento nella sua interezza; tuttavia, limito il mio intervento all’ambito sanitario ed in particolare alla specialistica ambulatoriale accreditata, settore nel quale mi viene riconosciuta da molti anni una specifica competenza, non solo per gli aspetti professionali, ma anche per essere, da molto tempo, Presidente dell’associazione di categoria ANISAP Basilicata, che raggruppa la maggior parte delle strutture accreditate e la quasi totalità dei laboratori analisi.
In premessa, ritengo doveroso ricordare che il settore offre occupazione diretta a circa 600 unità, a cui si aggiungono le collaborazioni professionali e altre decine e decine di posti di lavoro per occupazione indiretta.
Appena avuto sentore del provvedimento in itinere, ho, insieme a tanti colleghi, messo in guardia il Presidente Pittella e con lui diversi Consiglieri Regionali per evitare una manovra a senso unico, tutta orientata verso gli ospedali, riservando “lacrime e sangue” solo per i laboratori di analisi e per i centri di radiologia.
E proprio la lettura del testo definitivo della Legge di Stabilità conferma le nostre valutazioni: le postazioni finanziarie nella sanità sono tutte o quasi a favore delle strutture ospedaliere.
Alcuni casi: investimentiper la riqualificazione del presidio ospedaliero di Melfi (2 milioni di euro) e del costituendo Centro di medicina ambientale dell’ospedale di Villa d’Agri (1,5 milioni).
Fondi anche per il potenziamento del parco tecnologico del servizio sanitario regionale (7 milioni di euro), per il potenziamento della rete regionale diagnostico-terapeutica oncologica e di radioterapia (6 milioni di euro).
Dulcis in fundo, 6,5 milioni di euro (in aggiunta ai 3,5 milioni di euro stanziati con l’assestamento di bilancio del 2014)per la ristrutturazione dell’ospedale di Maratea, presidio già definito inutile (da chiudere), mentre la fertile fantasia di qualcuno lo vorrebbe ristrutturare per farne un non meglio identificato centro di ricerca per la riabilitazione e affidarne la gestione ad un privato, privilegiando i soliti noti.
Vi è di più, con lo stesso provvedimento, insieme alla penalizzazione di laboratori e centri di radiologia, si riducono i contributi ai dializzati ed ai portatori di patologie croniche.
Mentre, il collegato alla finanziaria, L.R. n. 4/2015, all’art. 39 dispone, contrariamento a quanto previsto dalla legge nazionale il sostanziale esonero dal pagamento della tassa di circolazione per autoveicoli e motoveicoli ultraventennali, provocando un danno alle casse regionali di circa 2,5 milioni di euro, così come stimato dagli uffici regionali competenti.
A proposito di alleggerimento delle casse regionali, vi è da segnalare la DGR n. 1574 del 16/12/2014 che aggiorna le convenzioni a favore di centri e istituti privati di riabilitazione, settore al quale non si applica nessuna norma nazionale di contenimento della spesa: al contrario, in barba ad ogni spending rewiew, si elargiscono incrementi tariffari addirittura con effetto retroattivo.
Gli stessi centri di riabilitazione, inoltre, sono avvantaggiate della possibilità di erogare prestazioni in eccedenza al budget contrattualizzato, contrariamente a quanto avviene per le altre strutture private accreditate, costrette ad erogare prestazioni gratis al raggiungimento del budget.
Secondo quale logica o disegno?
Tornando alla diagnostica strumentale e di laboratorio, per una presunta economia di circa 1,5 milioni di euro, si annullano provvedimenti regionali in materia di tariffe, già adottati circa un anno fa, invocando un obbligo rinveniente da una norma nazionale (spending rewiew).
Tale misura, la cui obbligatorietà è tutta da verificare, di fatto ingerisce gravemente nelle scelte imprenditoriali delle strutture, vanifica il lavoro svolto dalla Commissione Tecnica composta da rappresentanti del pubblico e del privato e mette a rischio l’esistenza stessa delle piccole strutture, che svolgono una importante funzione in realtà territoriali fortemente disagiate.
Inoltre, il provvedimento recepisce le linee guida per la realizzazione di una rete dei laboratori, in maniera acritica, senza alcun confronto e senza alcuna valutazione ex ante sulle concrete possibilità di attuazione e sulle ricadute organizzative ed occupazionali che un siffatto sistema determinerebbe.
Tutto questo, quando le stesse linee guida riservano ampia autonomia alle regioni in considerazione di particolari esigenze strutturali ed infrastrutturali del territorio: autonomia utilizzata da altre regioni, ancorchè soggette a piano di rientro.
E’ evidente che con i tagli imposti sarà difficile creare una rete di laboratori di analisi, come è previsto nella Legge di Stabilità, se non a costo di compromettere l’esistenza stessa di numerose strutture e, di conseguenza, un considerevole numero di posti di lavoro.
Da tutto ciò emerge, in generale, una scarsa attenzione ai problemi reali che il settore vive, nonchè una assenza completa della politica nella sua capacità di programmare e di scegliere tra spese produttive ed inefficienze e sprechi, senza dare risposta al nostro interrogativo: siamo proprio sicuri che limitando l’intervento sulla sanità ai soli tagli a sprechi e inefficienze(che nessuno ha il coraggio di negare) accumulati dal servizio pubblico, non si possano recuperare gran parte dei soldi da risparmiare ?
Dunque, siamo di fronte a scelte che mancano di una valutazione approfondita, ma soprattutto risentono della mancanza della guida politica del Dipartimento e di una visione tecnico-organizzativa rispetto ad una problematica il cui approccio non può essere arbitrario ed autoritario, né può fare a meno di conoscenze ed esperienze maturate sul campo.
Del resto, la stessa legge (D. Lgs. n. 229/99) prevede che tale materia sia oggetto di confronto tra tutte le parti in causa, ivi compresi i cittadini utenti, in nome dei quali si consumano tanti abusi e soprusi.
Nell’arco di oltre un anno, abbiamo confidato nell’azione innovativa di un Assessore che, in ogni occasione, non manca di definirsi “tecnico” ed impegnato a risolvere con piglio tecnico le tante criticità nei vari settori.
Purtroppo, ad oggi, abbiamo solo potuto prendere atto dell’assenza o disinteresse verso il settore e di alcune azioni mancanti della qualità tecnica necessaria (si veda la DGR n. 1574 del 16/12/2014).
L’ANISAP Basilicata ha convocato una assemblea regionale per decidere le azioni da mettere in campo ed avviare una nuova fase di mobilitazione, con l’auspicio che la fase concertativa prevista nella stessa legge di stabilità si svolga con le competenze necessarie e la consapevolezza circa gli interessi in campo, nel rispetto delle esigenze dei cittadini e, soprattutto, sia scevra da ogni retropensiero e condizionamento preconcetto.