La spesa per “altre prestazioni sanitarie da privato” (voce che comprende gli acquisti di prestazioni ospedaliere, specialistiche, riabilitative, integrative, protesiche, psichiatriche e altre prestazioni da operatori privati in convenzione con il SSN) se a livello nazionale registra un incremento medio annuo del 3,7% nel periodo 2006-2010 (nel periodo 2010-2013 la spesa per altre prestazioni da privato ha ridotto la sua dinamica, evidenziando un tasso di crescita medio annuo pari allo 0,7) in Basilicata invece, tra il 2010 e il 2013, segna lo 0,6% in meno. Una differenza marcata anche per il suo peso percentuale sulla spesa sanitaria: a livello nazionale al 2013 rappresenta il 20,8% mentre a livello regionale il 15,6%, uno dei livelli più bassi tra le regioni italiane. Complessivamente l’ammontare della spesa per prestazioni da privato in Basilicata raggiungono, nel 2013, i 160 milioni 114 mila euro.
Sono dati del primo rapporto sul monitoraggio della spesa sanitaria della Ragioneria Generale dello Stato (RGS) appena pubblicato sul sito del Ministero dell’Economia. Un documento che assume grande importanza dal momento che, come si legge in premessa, “una gestione non efficiente delle risorse finanziarie in campo sanitario, oltre a determinare rilevanti disavanzi di gestione, comporta molto spesso un peggioramento della qualità dei servizi assicurati ai cittadini”. Per questo, secondo il Mef, serve un “monitoraggio costante”.
“Intanto – è il parere di Antonio Flovilla, presidente ANISAP Basilicata – non è possibile fare alcun commento senza prima disaggregare il dato complessivo di spesa regionale per il privato. Vale per tutti un dato: secondo le tabelle in nostro possesso la spesa per laboratori, centri di fisioterapia, radiologia, liberi professionisti non supera i 25 milioni di euro. Quindi tutto il “resto” dei 160 milioni è “appannaggio” di altri soggetti specie nel settore della riabilitazione (Don Uva, Centri Aias, Padri Trinitari Venosa, Centri di riabilitazione ed anche per l’ ospedalizzazione, come nel caso della Clinica Luccioni di Potenza). Altrimenti la percentuale del 15,6% attribuita ai privati rispetto ad oltre 1 miliardo di euro di spesa totale del Servizio Sanitario Regionale rappresenterebbe una quota sicuramente interessante. E’ pertanto questa l’occasione – dice Flovilla – per avviare un’operazione verità che parta da un monitoraggio dettagliato sulle differenti voci che riguardano quella che solo genericamente viene definita “spesa sanitaria per privati” sino ad arrivare ad una differente programmazione basata sui fattori dell’efficacia e dell’efficienza delle prestazioni in riferimento alla domanda dell’utenza e quindi del diritto alla salute. Non si sottovaluti che l’approfondimento dei capitoli di spesa non è certamente un’operazione matematica quanto piuttosto il presupposto per una verifica del rapporto qualità-spesa e quindi dei ruoli e delle funzioni attribuiti ai privati che non possono continuare ad essere etichettati come entità astratte ma hanno bisogno di nomi e cognomi. La nostra – continua il presidente dell’ANISAP Basilicata – è una richiesta tanto più legittima perché le strutture sanitarie private accreditate sono quelle che realmente hanno subito gli effetti della spending review e quindi le conseguenze dei tagli su budget a differenza di altri ai quali la manovra di tagli è stata solo evocata ma mai attuata”.
Giu 14