L’istituzione di un Osservatorio regionale sulla sanità privata accreditata finalizzato a monitorare le caratteristiche della domanda e dell’offerta dei servizi e delle prestazioni erogati da strutture operanti in Basilicata in sinergia con il SSR: è l’indicazione dell’ANISAP Basilicata che commenta il “Rapporto Oasi 2013” sul sistema sanitario italiano, presentato ieri alla Bocconi dal Cergas (Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale) e che, di intesa con l’ANISAP Lombardia ed altre associazioni, da alcuni anni ha attivato l’Osservatorio. Lo strumento inoltre – precisa l’ANISAP in una nota – consentirebbe di approfondire temi specifici, al fine di identificare opportunità e minacce strategiche per la sanità privata e di interagire con l’Osservatorio nazionale già in funzione presso la Bocconi per raffronti con le situazioni esistenti nelle altre Regioni. Ancora, è necessario un approfondimento di analisi sui meccanismi di riparto del Fondo Sanitario Nazionale confrontando i criteri utilizzati per gli erogatori pubblici rispetto a quelli per i privati accreditati e per un’analisi del processo di negoziazione e controllo della committenza regionale sulle aziende sanitarie private accreditate e pubbliche sempre favorendo un confronto tra casi regionali.
Quanto al Rapporto Oasi 2013 la spesa sanitaria pro-capite in Basilicata (al 2011) è pari a 325 euro per abitante, la terz’ultima secondo la graduatoria per Regioni (al primo posto Trentino con 707 euro pro-capite, all’ultimo Campania con 239 euro pro-capite). Le ultime posizioni sono tutte occupate dalle regioni meridionali. In altri termini, non vi è una correlazione tra spesa sanitaria privata e quali/quantità di quella pubblica. Nelle regioni più ricche, con la migliore sanità, si spende di più anche per quella privata a pagamento. Ciò significa che nelle regioni più povere si fa concreto il rischio di undertreatment, come già dimostra l’inadempienza di alcune di queste regioni rispetto ai livelli essenziali d’assistenza. C’è poi la conferma che contenendo la spesa per ogni singolo fattore produttivo (personale, medical device, privato accreditato, ecc.) e contraendo gli investimenti in tecnologie e rinnovo infrastrutturale la sanità pubblica sistema i conti nel breve periodo, ma a discapito della performance sanitaria presente e futura.