“In previsione del nuovo Patto per la Salute e delle scelte che dovranno assumere le Regioni, i percorsi diagnostico-terapeutici non possono essere standardizzati e massificati, ma è necessario tenere in considerazione le specificità indispensabili per le singole esigenze del paziente e per una buona Sanità”: è quanto afferma il presidente dell’ANISAP Basilicata Antonio Flovilla. “Due – aggiunge – i presupposti: i costi standard non devono essere visti come un’alternativa ai tagli lineari per definanziare ulteriormente il Servizio sanitario nazionale, ma devono essere concepiti come fattori di razionalizzazione attraverso il Patto per la salute; si metta finalmente mano a sprechi e inefficienze, annidati nel “pubblico”, per una sanità sostenibile che venga riorganizzata secondo principi di appropriatezza, qualità ed efficienza dei servizi.
La imprese del settore, che sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi del nuovo Patto e quindi garantire il pieno diritto alla salute e ancor più alla libera scelta del cittadino su chi rivolgersi per prevenzione e cura– continua Flovilla – continuano però a temere che, per far quadrare i conti, con i costi standard si introducano modalità che finiscano per penalizzare la qualità dei servizi offerti all’utenza. Siamo pronti a dare tutto il nostro sostegno a qualunque decisione che vada nella direzione di una maggiore trasparenza e appropriatezza – prosegue – ma è importante ripensare il sistema salute in un’ottica di sostenibilità e di valorizzazione di settori come quello della diagnostica. Non va sottovalutato – dice Flovilla – che le nostre imprese continuano a investire il 7,5% del loro fatturato in ricerca puntando sull’innovazione, oltre che sulle strumentazioni, apparecchiature e sull’aggiornamento del personale, mentre la spesa sanitaria pro-capite italiana si é ridotta del 2% in termini reali nel 2011. Si stima poi che un’ulteriore riduzione pari allo 0,4% si sia verificata nel 2012.
Si tratta allora di ripartire dalla risoluzione della commissione Affari Sociali della Camera che ha posto quattro questioni importanti: ha contestato la riduzione delle tutele quale presupposto per far nascere un sistema selettivo; ha posto la questione se sia giusto che il governo con una semplice “nota” modifichi “l’assetto del servizio sanitario nazionale”; ha proposto al governo un’idea di governance quale soluzione ai problemi del sistema, quasi come se fosse una strada alternativa alla controriforma; ha chiarito che la governance non serve solo a limitare, a restringere, la spesa ma serve soprattutto a governare un sistema insieme agli operatori e ai cittadini.
Ciò che è urgente e necessario è dunque riqualificare la spesa, risparmiando sulle inefficienze per colmare le crepe e le tante lacune che sono anche causa dell’investimento cronicamente insufficiente sulla struttura dei Sistemi Sanitari delle Regioni italiane. L’obiettiva volonta’ riformatrice nel Paese che si vorrebbe avviare con la sanità si misura con i fatti”.
Dic 18