Poter contare nel 2017 su 5 milioni di euro in più, dopo la ripartizione del fondo nazionale per la sanità che prevede la dotazione finanziaria complessiva a favore del sistema sanitario regionale di un miliardo e 52 milioni di euro, è una buona notizia che consente alla Regione di programmare per tempo come investire il “tesoretto”. E’ il commento della Presidenza regionale di Anisap Basilicata che aggiunge: si presenta dunque un’opportunità per la nostra Regione per imboccare un’altra strada rispetto a quella percorsa sinora che è quella del rafforzamento dei servizi territoriali, di prevenzione, diagnosi e cura.
Dobbiamo invece purtroppo registrare che – si legge nella nota – secondo quanto accade in Quarta Commissione non ci si discosta molto dal solito-tradizionale “copione” delle audizioni su provvedimenti, come le due delibere riferite ai tetti di spesa delle strutture della specialistica ambulatoriale accreditata, che sono di fatto il “copia ed incolla” delle delibere 2016 che pure avevano visto la stessa Commissione esprimere pareri tutt’altro che positivi. Un percorso formale che non lascia spazio alle modifiche più volte proposte e sollecitate.
Nel ricordare che la sanità privata accreditata incide sulla spesa sanitaria regionale appena per il 2,4%, l’Anisap ribadisce l’esigenza di manifestare, nei fatti, specie dopo le risorse finanziarie maggiori, l’attenzione dovuta ad un settore che, a fronte di un tetto assegnato, ha assorbito molto meno in termini di spesa, dal momento che non appesantisce di ulteriori costi il servizio sanitario (cosa che non può dirsi per altri settori della sanità convenzionata sempre bisognevoli di risorse aggiuntive, puntualmente erogate). Inoltre, la maggior parte delle strutture rappresentate sono state più volte penalizzate da contrazioni di budget e consistenti riduzioni tariffarie che, in molti casi, ne hanno compromesso o ne stanno compromettendo la sopravvivenza. Abbiamo indicato la strada virtuosa da percorrere nell’interesse della sostenibilità della spesa contestando, ad esempio, la scelta dell’esternalizzazione di servizi e prestazioni che contrasta con i principi della spending review e del controllo della spesa che da tempo sono agitati a livello di Governi nazionale e regionale per giustificare i nuovi e pesanti tagli imposti anche al nostro sistema sanitario ( una ventina di milioni di euro in meno nelle casse regionali). Non si sottovaluti che la stessa Corte dei Conti ha aperto anche in Basilicata numerosi procedimenti per accertare eventuali sprechi di risorse pubbliche nella sanità (il caso più eclatante è il progetto di nuovo ospedale di Lagonegro).
La nostra proposta di integrazione pubblico-privato si muove invece su altri binari: pur in presenza di vincoli di spesa molto stringenti, appare come una delle poche strade percorribili per rispettare il principio di garantire a tutti il diritto di cure appropriate in modo efficace, nel contempo alimentando un sistema, quello della white economy, che può rappresentare un driver per lo sviluppo e l’occupazione del sistema Paese. Solo da una virtuosa integrazione pubblico-privata, unita alla valorizzazione dell’economia della salute, dell’assistenza e del benessere della persona, può scaturire un forte cambiamento di tipo produttivo e occupazionale utile al rilancio economico e sociale della nostra regione e del Paese. In sintesi, alcune nostre idee note da anni al Dipartimento Salute: siamo in grado di accrescere l’attività sul territorio e di affiancare le strutture pubbliche con Centri esterni accreditati, sotto la programmazione strategica del pubblico, per la definizione di criteri di erogazione delle prestazioni e dei controlli di congruità e per l’istituzione di protocolli terapeutici necessari alla definizione dei P.A.C. (Percorsi Assistenziali Complessi), oltre che per il diabete, anche per altre patologie quali ipertensione arteriosa, malattie dell’apparato cardiocircolatorio, partecipazione attiva ai programmi di prevenzione e di screening e ogni altra attività per rispondere alla domanda di salute dei cittadini.