La sanità non avrà più frontiere in Europa. La chiamano già la Schengen della salute, perchè dopo il trattato di Schengen che diede il via all’abbattimento delle frontiere nei paesi dell’UE e la libertà di circolazione dei cittadini ovunque in tutti gli Stati membri dell’Unione europea, adesso altrettanto si potrà fare per curarsi. Il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato un decreto che recepisce la direttiva europea sull’assistenza sanitaria transfrontaliera sancendo di fatto il diritto di potersi curarsi in qualunque struttura sanitaria pubblica dei paesi dell’Unione europea. Cade così anche l’obbligo di autorizzazione preventiva per recarsi all’estero per le cure.
Il primo effetto – commenta Antonio Flovilla, presidente dell’Anisap Basilicata – è che ci sono questioni per la sanità regionale che non possono essere più rinviate se vogliamo raccogliere la sfida della sanità europea e quindi competere oppure soccombere perché il cittadino lucano troverà più conveniente ed efficace curarsi a Parigi o Londra.Tre su tutte: un significativo gap di qualità/adeguatezza delle prestazioni sanitarie rispetto alle realtà territoriali migliori che la Regione Basilicata ha il dovere di eliminare, ad iniziare dalle liste di attesa per analisi specialistiche troppo lunghe (quasi un anno al San Carlo in alcuni casi); utilizzare al meglio i flussi redistributivi per raggiungere gli obiettivi dei Lea e promuovere sviluppo sociale ed economico; più attenzione ad infrastrutture, tecnologie, medical devices, prevenzione permanente, interconnessione sistematica tra ospedale e territorio e tra prestazioni sanitarie e prestazioni sociali, strutture pubbliche e private, capitale umano dei professionisti. In sintesi – aggiunge – tra il nuovo Patto per la Salute con sullo sfondo un Ssn europeo in via di costruzione e in funzione delle nuove domande di salute dei cittadini, diventa urgente e necessario riqualificare la spesa, risparmiando sulle inefficienze per colmare le crepe e le tante lacune che sono anche causa dell’investimento cronicamente insufficiente sulla struttura dei Sistemi Sanitari delle Regioni italiane. E tra le priorità indichiamo il raggiungimento dell’ accreditamento istituzionale sia per le strutture pubbliche che per le strutture private, insieme ad una rete efficace di controllo sulla qualità delle prestazioni rese e sul livello di soddisfazione degli utenti, mente continuiamo a chiederci perché la Regione Basilicata a differenza di tante altre non utilizzi le capacità professionali, l’organizzazione, l’eccellenza dei Centri privati accreditati in diabetologia, e non concretizzi i tanto evocati PAC (prestazioni assistenziali ambulatoriali complessi) per cardiologia-ipertensione, medicina del lavoro, ecc. Noi – continua il presidente dell’ANISAP – indichiamo un percorso che ha già dato, in una fase parziale di attuazione, buoni risultati: una più forte integrazione e sussidiarietà sui territori tra pubblico e privato. E l’istituzione di un Osservatorio regionale sulla sanità privata accreditata finalizzato a monitorare le caratteristiche della domanda e dell’offerta dei servizi e delle prestazioni erogati da strutture operanti in Basilicata in sinergia con il SSR può essere sicuramente uno strumento utile.
Il presupposto – conclude Flovilla – è la ripresa del dialogo che abbiamo chiesto al Presidente all’atto dell’insediamento della nuova Giunta per un aggiornamento della situazione del sistema sanitario regionale, creando i presupposti per riprendere il confronto senza continuare a penalizzare il sistema della sanità privata. E’ il caso di ricordare al Presidente Pittella che l’obiettivo del risanamento dei conti della sanità lucana è stato raggiunto anche grazie ai sacrifici delle strutture private accreditate che, già da qualche anno, si fanno carico della riduzione dei budget (che si protrarrà fino al 2014), come di altre misure fortemente penalizzanti quali il blocco di nuovi contratti delle strutture sanitarie private accreditate e l’abbattimento delle tariffe a carico dei CEA (Centri Esterni Accreditati).