Antonio Flovilla, presidente ANISAP Basilicata interviene sul centro dialisi Tinchi e spiega cosa c’è dietro la logica dell’esternalizzazione.
Quello che non si è fatto per l’istituendo Centro di Radioterapia dell’ospedale di Potenza, grazie alla coraggiosa posizione del direttore generale l’Azienda Ospedaliera San Carlo che ha stoppato l’operazione, raccogliendo il nostro plauso e il nostro sostegno, è stato invece possibile per il Centro Dialisi dell’ospedale di Tinchi. E’ la strada dell’esternalizzazione di attività significative caratterizzanti la mission del servizio sanitario- seguita a Tinchi con la sottoscrizione di un contratto di appalto in concessione con il raggruppamento di imprese aggiudicatario della costruzione e gestione per 9 anni del centro dialisi – che si presta a valutazioni critiche.
Intanto sorprende che , da quanto ci è dato sapere, al tavolo regionale della sanità insediato nei giorni scorsi con l’obiettivo di affrontare i complessi problemi di riorganizzazione del Servizio Sanitario Regionale, non ci sia stata un’attenta e approfondita valutazione che pure il caso avrebbe meritato e che appare in palesa contraddizione con quanto accade sul territorio regionale là dove manca una visione unitaria delle modalità di scelta del servizio migliore da dare al cittadino-utente che pure merita la massima attenzione in quanto tali comportamenti, oltre che a generare confusione, hanno un risvolto diretto sulle tasche del cittadino.
Tutto ciò nella mancanza di una visione politica unitaria nella gestione del SSR probabilmente perchè manca un responsabile politico alla guida del Dipartimento che oltre ad avere idee meno confuse abbia una conoscenza del territorio e la conoscenza delle scelte consumate nell’ultimo decennio. In sintesi, pare di trovarsi in una situazione nella quale la mano destra non sa cosa fa la sinistra, privilegiando in questo modo le piccole convenienze di esigenze del territorio o di natura politica locale.
D’altronde la scelta dell’esternalizzazione in questo come in altri casi di prestazioni e servizi del pubblico contrasta con i principi della spending review e del controllo della spesa che da tempo sono agitati a livello di Governi nazionale e regionale per giustificare i nuovi e pesanti tagli imposti anche al nostro sistema sanitario ( una ventina di milioni di euro in meno nelle casse regionali). Non si sottovaluti che la stessa Corte dei Conti ha aperto anche in Basilicata numerosi procedimenti per accertare eventuali sprechi di risorse pubbliche nella sanità. Il caso più eclatante, quello relativo al progetto del nuovo ospedale di Lagonegro, con gli ultimi sviluppi che lasciano prevedere uno scenario all’insegna di un contenzioso tra regione e società, avrebbe sicuramente richiesto maggiore cautela.
Nello specifico del Centro Dialisi a Tinchi il raggruppamento di imprese a cui viene esternalizzato il servizio ha un doppio vantaggio perché acquisisce per un lungo periodo un mercato e un’utenza direttamente dal pubblico. Tutto ciò non sfugga, avviene con i soldi pubblici, vale a dire dei cittadini-utenti. E se si facesse lo stesso in tutti i settori della sanità quale sarebbe la garanzia di controllo da parte del pubblico? La nostra proposta di integrazione pubblico-privato si muove invece su altri binari: pur in presenza di vincoli di spesa molto stringenti, come riconosce il Governo Renzi senza trovare sintonia con quello Regionale, appare come una delle poche strade percorribili per rispettare il principio di garantire a tutti il diritto di cure appropriate in modo efficace. Solo da una virtuosa integrazione pubblico-privata, unita alla valorizzazione dell’economia della salute, dell’assistenza e del benessere della persona, può scaturire un forte cambiamento di tipo produttivo e occupazionale utile al rilancio economico e sociale della nostra regione e del Paese.
Dic 13