Appello scienziate italiane: “Per essere più forti contro la minaccia dei virus pandemici bisogna sostenere la ricerca e riconoscere il ruolo delle donne”. Di seguito la nota integrale.
Per essere più forti contro la minaccia dei virus pandemici bisogna sostenere la ricerca e riconoscere il ruolo delle donnesempre in prima linea nella cura diretta ai pazienti e negli studi scientifici. È l’ appello che arriva dal secondo meeting annuale delle Top Italian Women Scientists (TIWS) che si è svolto a Reggio Emilia.Top Italian Women Scientists (TIWS) è il club delle migliori scienziate italiane promosso da Onda, costituitosi nel maggio 2016 e presieduto da Adriana Albini, ideatrice dell’iniziativa.
La prof. Liliana Dell’Osso, di Bernalda, direttrice della Clinica Psichiatrica dell’Università di Pisa, è l’unica scienziata lucana ammessa per effetto di un censimento degli scienziati italiani di maggior impatto in tutto il mondo, misurato con il valore di H-index, l’indicatore che racchiude sia la produttività sia l’impatto scientifico del ricercatore, nonché la sua continuità nel tempo, e che si basa sul numero di citazioni per ogni pubblicazione.Il gruppo riunisce le eccellenze femminili, donne che si contraddistinguono per un’alta produttività scientifica e che hanno dato un sostanziale contributo allo sviluppo in campo biomedico, nelle scienze cliniche e nelle neuroscienze. L’obiettivo è quello di promuovere la ricerca “rosa” e avvicinare le giovani a questo mondo.
Davanti a un pubblico di oltre 30 persone in sala e 80 in collegamento streaming nel pieno rispetto delle misure anti-Covid-19, il network di ricercatrici eccellenti nelle neuroscienze, nel settore biomedicale e nelle scienze cliniche, ha affrontato un tema di stringente attualità: l’emergenza Coronavirus. Dopo la sessione di mentoring, che ha permesso a studentesse universitarie e dottorande di incontrare di persona le studiose, il meeting ha avuto ufficialmente inizio con i saluti delle autorità e gli interventi specialistici.
Liliana Dell’Osso, direttrice della Clinica Psichiatrica dell’Università di Pisa, e studiosa con oltre 800 pubblicazioni al suo attivo, ha affrontato il problema dell’emergenza psichiatrica evidenziando i soggetti più a rischio di disturbo da stress post-traumatico (PTSD, post-traumatic stress disorder) e di quanto un bilancio possa essere fatto non nell’immediato ma nel lungo termine. Un problema centrale, che è stato ampiamente evidenziato da un gran numero di studi scientifici pubblicati nell’arco di pochi mesi: “ben 1.100 lavori” ha precisato la ricercatrice.
La Dell’Osso conosce bene l’argomento dell’emergenza. Si è occupata dei traumi dovuti al terremoto dell’Aquila. “I soggetti a rischio di sviluppare disturbi mentali dovuti all’emergenza pandemica – ha spiegato – sono in primo luogo gli individui affetti da un pregresso disturbo mentale, perché il contesto ambientale può portare a un aggravamento o a una recrudescenza di malattia favoriti, tra l’altro, dal ridotto accesso alle cure durante il lockdown. In secondo luogo c’è il personale sanitario costretto a forte stress e a serrati ritmi di lavoro. Ci sono poi le persone che hanno perso una persona cara che affrontano un lutto traumatico o complicato. Infine le persone che hanno vissuto il lockdown in maniera negativa e, su questo fronte, le esperienze sono molto diverse. Insomma c’è una parte sommersa dell’Iceberg da valutare”.
“Noi crediamo – hanno detto Nadia Caraffi e Donatella Davoli, della delegazione di Reggio e Modena di European Women’s Management Development (EWMD) promotrice dell’evento – che con questi incontri one-to-one si realizzi un modello di orientamento utile e fattivo, con role-model e opionion leader capaci di aiutare le studentesse ad affrontare al meglio un percorso di studi nella ricerca biomedicale”. Uno sguardo innovativo per portare nuove e maggiori competenze femminili nell’ambito della ricerca, ma che vuole anche difendere la scienza, salvaguardare un patrimonio collettivo “spesso attaccato da fake news, superstizioni e credenze”.