A rompere il silenzio sull’Ospedale di Villa d’Agri, che vede quotidianamente venir meno i suoi servizi al territorio a causa della contrazione del numero dei medici in alcun reparti, come medicina, e di alcuni ambulatori, come quello di pneumologia, un incontro organizzato il 28 novembre scorso a Viggiano dall’Associazione “Bene Comune”.
Dopo la preoccupazione manifestata dal Presidente dell’Associazione, Vittorio Prinzi, per la “silenziosa” spoliazione dell’Ospedale a danno di una Val d’Agri che, da un lato, date le sue condizioni ambientali (Centro Olio e attività estrattive), meriterebbe più attenzione sanitaria e, dall’altro, grazie alle royalties del petrolio, potrebbe disporre delle risorse necessarie per la salute della sua popolazione, ad intervenire sul tema “L’Ospedale di Villa d’Agri: ieri, oggi e… domani?”, la dott. M. Cristina Martini, già primario del reparto di Medicina dell’Ospedale, e il responsabile della C.G.I.L. territoriale Val d’Agri, Mario Fulco.
La dott. Martini ha fatto un excursus storico dell’Ospedale, ricordando che sede di Pronto Soccorso attivo, ha un bacino di utenza di circa 60.000 abitanti, con tendenza all’invecchiamento per migrazione dei soggetti in età produttiva. Nonostante una crescita in senso tecnico-professionale e nella varietà e complessità di offerte in campo sanitario, costante dall’apertura del nosocomio (anno 1979), negli ultimi anni si è osservata un’inversione del trend, con riduzione dei dirigenti medici, soppressione/chiusura di reparti, riduzione delle offerte assistenziali, sensazione di inadeguatezza a rispondere alla domanda crescente di servizi sanitari qualificati.
A fronte di motivazioni, fatte risalire alle restrizioni della politica sanitaria in Italia in seguito alle leggi sul contenimento dei costi, alla spendingreview, al decreto sugli standard ospedalieri, si ritiene che vi siano ulteriori elementi di criticità nel determinismo di questa sensazione di smobilitazione/demansionamento, da ricercare in:
1. Decentramento rispetto alle strutture amministrativo/strategiche;
2. Approssimativa analisi di cotesto (interno ed esterno), con scarsa valorizzazione dei bisogni legati alle condizioni demografiche, sociali, orografiche, ecc…;
3. Attenzione al solo aspetto economico della struttura e non alla sua “mission” assistenziale e sociale;
4. Attenzione “politica” ad altre strutture della regione, in territori a più elevata valenza elettorale (per popolazione e per “vicinanza”);
5. L’essere “Territorio di confine”, dove si è assistito ad un continuo di turn-over di professionisti a causa di :
a. Incertezza sul futuro;
b. Mancanza di attrattività professionale (carriera, ingerenza politica….) e sociale;
c. Mancata programmazione regionale dei bisogni formativi di medici, specialisti, ecc…;
d. Essere stati per decenni la regione “concorsificio” per altre regioni ( es. Campania) , con professionisti che, appena acquisita la titolarità di un contratto a tempo indeterminato, tornavano nel territorio di provenienza, protetti dalla legge sui trasferimenti;
e. Assenza di valutazioni meritocratiche sugli esiti, sui costi e sui bilanci;
f. Assenza della lettura dei bisogni della popolazione in rapporto alle “analisi di contesto”, comprensive di valutazioni demografiche, di viabilità, epidemiologiche,ecc…
Queste considerazioni mal si conciliano con la presenza nel bacino afferente all’Ospedale di Villa d’Agri del COVA e di Tempa Rossa, che permettono di individuare il territorio come appartenente a zone soggette alla legge SEVESO ter (vedi Direttiva 2012/18/UE – cd. “Seveso III”).
In ragione di tale Direttiva, che impone la presenza di strutture che possano far fronte ad eventi incidentali/naturali con implicazioni sulle infrastrutture, l’Ospedale di Villa d’Agri ed il suo potenziamento sono infungibili
Mario Fulco ha ricordato come sempre e in ogni sede il Sindacato si è battuto per il mantenimento e consolidamento dell’Ospedale nelle sue articolazioni indispensabili per un territorio come la Val d’Agri, anche se ha dovuto subire alcune logiche dettate da cifre e da numeri, che hanno ad esempio pregiudicato l’esistenza del reparto di Ostetricia. Le criticità attuali sono determinate soprattutto da un’aziendalizzazione sanitaria che privilegia il centro a danno della periferia, sia per le risorse umane che per i capitoli di spesa, e vede in sofferenza alcuni reparti ospedalieri; le prospettive per il futuro sono molto legate alla scelta di voler dare con il Presidio ospedaliero una risposta non solo alle necessità di un territorio, che richiede particolare attenzione sanitaria, ma anche alle esigenze reali delle popolazioni. Ed è un vantaggio avere delle strutture da poco realizzate, si tratta di utilizzarle convenientemente.
Nel dibattito che ne è seguito è intervenuto il dott. Di Salvo Donato, già primario del reparto di pneumologia dell’Ospedale, il quale ha rilevato come intorno al Nosocomio di Villa d’Agri non si sia mai sviluppato un senso di appartenenza da parte delle popolazioni della Val d’Agri, benché abbia servito il territorio già a lungo e con alte competenze professionali. Solo oggi ci si accorge del “vuoto” cui si sta andando incontro. E’ necessario, inoltre, a suo avviso, che si abbia una visione chiara di che cosa ne vogliamo fare dell’Ospedale, per evitare scelte che si possano manifestare incongrue nel futuro, come, ad esempio, aumentare a dismisura i posti di lunga degenza, quando si prevede per la Val d’Agri una diminuzione della popolazione senile.
Richiamandosi a quest’ultima considerazione, a conclusione dell’incontro, il presidente dell’Associazione Prinzi ha ribadito la necessità di rivendicare non un Ospedale purchessia, ma un Ospedale che venga ritagliato sulle esigenze reali delle popolazioni e del territorio, e per questo, chiedendo il contributo degli operatori ospedalieri, ha rinviato il tema ad ulteriori proposte ed approfondimenti, con l’obiettivo di fornire utili suggerimenti alla “politica” al fine difendere e potenziare il Presidio Ospedaliero di Villa d’Agri.
Dic 01