“Rispedire al mittente” la delibera di Giunta regionale (n. 1413 del 3 novembre 2015) che fissa senza alcun principio di equità i tetti di spesa alle strutture private accreditate eroganti prestazioni di assistenza ospedaliera e di specialistica ambulatoriale: è la richiesta venuta dal presidente dell’ANISAP Basilicata Antonio Flovilla nel corso dell’audizione in Quarta Commissione. Le motivazioni – ha spiegato – sono riferite al criterio adottato per individuare il taglio del 2% al consuntivo del 2011 (media tra tetto attribuito e fatturato di ciascuna struttura) e alle numerose illegalità contenute nel provvedimento. La situazione di crisi del comparto della specialistica ambulatoriale privata accreditata (una sessantina di strutture per circa 600 posti di lavoro) – ha evidenziato Flovilla – non consente ulteriori penalizzazioni altrimenti per quanto riguarda i laboratori di analisi se venisse applicata la normativa che obbliga la costituzione di una rete regionale ne rimarrebbero in tutta la regione solo due. Purtroppo – ha detto ancora il presidente dell’ANISAP – non riusciamo ad avere alcuna interlocuzione politico-istituzionale perché l’assessore Franconi non ha tempo di riceverci in quanto deve portare il saluto della Giunta in convegni e conferenze. Accade così che quello che dovrebbe essere un vantaggio, vale a dire i conti in ordine della sanità regionale diventano invece uno svantaggio con scelte che colpiscono la specialistica ambulatoriale e che non vengono fatte nemmeno nelle Regioni che hanno i conti in rosso per spesa sanitaria e quindi i commissari. Flovilla ha denunciato “l’assenza di una normativa regionale che sia valida per tutti i centri della sanità privata. L’esempio più clamoroso – ha detto- è rappresentato dalla vicenda della ex Clinica Lucconi di Potenza, mentre nello specifico dell’attività dei laboratori d’analisi l’imposizione del tetto di 200mila prestazionioppure l’obbligo a consorziarsi costringerà, anche con l’obbligo di consorzio, a chiudere con la conseguenza della perdita di decine e decine di posti di lavoro. Non comprendiamo quindi tutta l’attenzione per evitare che si perdano posti di lavoro alla Luccioni e il totale disinteresse per le sorti delle nostre aziende”. Il presidente Flovilla, inoltre, ha duramente contestato la decisione di non consentire nel prosieguo della riunione della Quarta la presenza dei rappresentanti delle associazioni di categoria in occasione dell’audizione del direttore generale del Dipartimento Salute Donato Pafundi chiamato dai commissari a fornire informazioni e chiarimenti “Non riusciamo a capire – ha detto – quali siano i motivi di segretezza rispetto a problemi da affrontare alla luce del sole. E’ un ennesimo caso di incomprensibile comportamento che lede i principi di trasparenza e democrazia oltre che a segnare uno spartiacque nei rapporti con le categorie sociali”.
Michele Cataldi, presidente di Sanità Futura, ha sottolineato la rilevanza attribuita al parere che dovrà esprimere la Quarta Commissione che va ben al di là di quello “formale” (consultivo) in quanto fortemente indicativo, per Sanità Futura, del grado di attenzione per i problemi della specialistica ambulatoriale e di coerenza rispetto alle “raccomandazioni” che la Quarta ha approvato di recente inviandole alla Giunta. Di qui i rilievi critici in ordine alla illegittimità della delibera tenuto conto che la Legge di Stabilità ha voluto chiaramente spingere per la definizione degli indirizzi verso il principio dell’equità di accesso, registrando al contempo la necessità di realizzare un sistema più equo di quello attuale. Cataldi ha posto ai commissari alcune domande molto semplici: in applicazione di quali leggi viene adottata la delibera 1413/2015? A distanza di un anno quanta credibilità hanno le istituzioni regionali rispetto alla possibile soluzione del problema più volte sollevato che non è un problema di risorse pubbliche? I pazienti e le strutture hanno elementi concreti per sperare che dal 2016 finalmente le “raccomandazioni” espresse dalla Quarta avranno puntuale attuazione? Ancora, tra i rilievi critici mossi: il provvedimento non corrisponde ai criteri di uguaglianza e imparzialità delle tariffe, all’equità di accesso territoriale rispetto alla concentrazione, al contrasto delle liste di attesa e della mobilità, all’integrazione pubblico-privato, alla modernità necessaria rispetto alla bieca e pura conservazione. Per Sanità Futura la Giunta è chiamata a rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla modernizzazione del sistema e a definire un quadro di insieme che realizzi l’eguaglianza della remunerazione a tariffa, una maggiore distribuzione territoriale anche attraverso le quote capitarie, l’incentivazione a forme di connessione e cooperazione fra strutture. I tetti attuali – ha aggiunto – sono assegnati sulla base di uno “storico” e sono quindi la causa per cui si realizza la disuguaglianza delle tariffe in caso di superamento e costituiscono il presupposto per negare, contemporaneamente, la sana competizione tra le strutture e il diritto di libera scelta del cittadini-utente.Anche per Sanità Futura è grave la decisione di concludere le audizioni a porte chiuse in presenza del direttore Pafundi. Ancora un colpo – ha detto Cataldi – alla credibilità dell’istituzione regionale.
Nov 19