Nella settimana nazionale per la donazione di midollo osseo e cellule staminali emopoietiche, Avis Basilicata scende in campo con alcune iniziative in programma tra cui quelle a Senise, oggi, e a Rocca Nova, sabato prossimo, per sensibilizzare la donazione del midollo osseo. “ Avis è sempre vicina a questo tipo di manifestazioni – spiega il presidente regionale, Sara De Feudis – e questi eventi sono fondamentali per far conoscere e avvicinare nuove persone al mondo della donazione. Avis e le associazioni che si occupano di donazione di midollo a livello nazionale, collaborano sempre con diverse manifestazioni nell’ottica della donazione e dell’informazione. Anche noi a livello regionale non potevamo esser da meno e siamo sempre a disposizione per qualsiasi tipo di iniziativa che porti al centro la donazione”. Ma cosa serve per diventare donatori di midollo osseo? I primi passi da compiere sono infatti un colloquio con il personale sanitario per conoscere lo stato di salute generale e le controindicazioni del volontario e successivamente un prelievo di saliva o sangue per procedere alle analisi per creare un profilo genetico del donatore. Possono diventare donatori i giovani tra i 18 e i 35 anni, in buone condizioni di salute e che pesino almeno 50 kg. Si rimane nel registro fino ai 55 anni. “L’invito- continua la De Feudis, anche e soprattutto in qualità di donatrice di midollo – è di informarsi sulle modalità di tipizzazione, un semplice prelievo che può rendere possibile quell’incontro tra donatore e ricevente 1 su 100.000 e che rende possibile il miracolo della vita. Come nella donazione del sangue anche, anzi soprattutto in quella di midollo sono tanti i falsi miti da sfatare o le confusioni da chiarire la prima. Il midollo osseo non è quello spinale. È una donazione che avviene solo quando è individuato il ricevente. Tutti dubbi che rivolgendosi anche alle Avis del territorio possono trovare risposte. Una famiglia che vive un momento come la malattia – conclude il presidente di Avis Basilicata – è investita da preoccupazioni e ansie che si amplificano quando ci si trova impotenti e occorre ricorrere a donatori esterni al nucleo familiare e nessuno dovrebbe ricorrere ad appelli se fosse diffuso quel senso di civiltà che deve far scattare il desiderio di dire ‘io ci sono, non so per chi… ma per la vita”.