Il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha ordinato un’ispezione all’ospedale di Melfi, in Basilicata, per accertare la dinamica dei fatti che hanno portato nei giorni scorsi alla morte di una bambina di due anni affetta da gravi patologie. Sul caso è già stata aperta l’indagine della Procura della Repubblica di Potenza ed è stata disposta l’autopsia.
Morta a 2 anni e mezzo, 24 ore dopo che le era stato somministrato il vaccino esavalente. La Procura della Repubblica di Potenza ha disposto l’autopsia per fare luce sul caso che si è verificato tra martedì e mercoledì scorsi nell’ospedale di Melfi e che è costato la vita a una piccola già affetta da una malattia rara, la sindrome di Dravet, con una malformazione cardiaca e problemi congeniti al sistema nervoso. I medici legali avranno il compito di verificare se ci sia o meno una correlazione tra il decesso e il vaccino e, più in generale, di appurare le cause della morte. L’inchiesta, invece, nata dalla segnalazione dei familiari della piccola che hanno fatto arrivare i carabinieri nel nosocomio melfitano già pochi istanti dopo la morte, dovrà anche verificare se nella catena dell’assistenza sia stato fatto tutto secondo regola.
Un passaggio più complesso, per certi aspetti, il secondo. Perché la bambina, in virtù delle patologie da cui era affetta, veniva seguita in più centri. A coordinare gli interventi, in base a una convenzione con la Regione Basilicata, erano i sanitari dell’ospedale «Bambin Gesù» di Roma.
A loro, da quanto è trapelato, si erano rivolti i genitori per sapere come comportarsi per il vaccino. La necessità della immunizzazione sarebbe stata confermata dai medici proprio in virtù della debolezza della bambina e, per l’operazione, avrebbero indirizzato i genitori agli Ospedali Riuniti di Foggia dove già in passato la bimba era stata assistita. La famiglia avrebbe quindi preso appuntamento per il ricovero ma l’appuntamento sarebbe stato disdetto dalla struttura pugliese che, a quanto poi riferito, non avrebbe ravvisato la necessità di eseguire il vaccino in regime di ricovero. A quel punto, dopo aver nuovamente contattato Roma, i familiari sono stati inviati all’ospedale di Melfi che pure più volte aveva ricoverato la bimba.
La piccola, infatti, per le patologie che le affliggevano, era spesso soggetta a febbre e crisi epilettiche e nell’ospedale della sua città trovava subito soccorso per poi essere, al bisogno, trasferita in eliambulanza sia al San Carlo di Potenza che all’ospedale romano che la seguiva.
Martedì mattina la famiglia si è recata in ospedale a Melfi, alla piccola è stato somministrato il vaccino fornito dall’Asl (di un lotto già utilizzato da molti altri bambini senza che ci fossero conseguenze e ancora in somministrazione) e, come concordato, è stata trattenuta in osservazione in regime di ricovero. Quindici ore dopo la somministrazione è iniziata a salire la febbre e sono partite convulsioni, cosa purtroppo non rara per bambini affetti dalla sindrome di Dravet.
Poiché la situazione non accennava a migliorare è stata così trasferita in terapia intensiva e ai pediatri si sono affiancati nell’assistenza due anestesisti, che hanno anche provveduto a intubarla. Mercoledì mattina, però, è intervenuto l’arresto cardiaco.
Al di là del susseguirsi degli eventi, comunque, ora toccherà alla magistratura e ai consulenti ricostruire la vicenda.
Fonte Giovanni Rivelli – Gazzetta del Mezzogiorno