“Tra l’obbligo per la Regione Basilicata, come per tutte le altre Regioni, di applicare la normativa europea in materia di orario di lavoro del personale sanitario e il “si curi chi può”, c’è una terza via che ho proposto nell’emendamento, trasformato in odg ed approvato in Consiglio, che riguarda l’attuazione del progetto di ospedale di comunità”. Ad affermarlo è il capogruppo di CD in Consiglio Regionale Nicola Benedetto sottolineando che “la bocciatura da parte del Governo del provvedimento regionale era scontata perchè è impensabile un modello di federalismo sanitario pensato solo ed esclusivamente per guadagnare tempo mentre cresce il numero dei lucani che ogni anno sono costretti a rinunciare alle cure per motivi economici o per carenze delle strutture di offerta oppure sono costretti a scegliere strutture ospedaliere extraregionali facendo lievitare i costi dovuti all’emigrazione sanitaria”.
Per Benedetto “l’organismo voluto dalla Giunta per definire una proposta di riorganizzazione delle strutture ospedaliere se intende dare concretezza ed efficacia al suo lavoro non può fidarsi delle promesse del ministro Lorenzin di un concorso straordinario per assumere medici e personale infermieristico con il rischio che la Regione non possa farcela a pagare i salari con la conseguenza che non ci saranno royalties del petrolio che possano bastare.
Nel sottolineare che nell’ospedale di comunità l’assistenza è garantita da infermieri presenti continuativamente nelle 24 ore, da operatori socio – sanitari e dai medici di famiglia, titolari della responsabilità clinica, nell’esercizio delle loro funzioni e senza oneri aggiuntivi il capogruppo Cd aggiunge che “per la riorganizzazione del sistema sanitario regionale facendo i conti con l’applicazione della legge 161/2014 e i continui tagli questo è un progetto che aiuta a risolvere numerose questioni. Tra quelle prioritarie la continuità dell’attività degli ospedali territoriali come continua a sollecitare il Comitato popolare n difesa dell’ospedale Tinchi-Pisticci. Gli obiettivi per la realizzazione della continuità della cura sono raggiungibili attraverso un processo di trasformazione che prevede la riorganizzazione di strutture, metodologie, attività operative, logiche ed approcci, che a grandi linee tra l’altro prevedano: riorganizzazioni con il passaggio da una logica prestazionale ad una logica di “presa in carico” ; riorganizzazioni dell’attività clinica-assistenziale per patologie complesse, croniche, anziani; riorganizzazione dell’attività clinica-assistenziale in termini di possibilità di contrastare il fenomeno dei ricoveri ripetuti, contenendo inefficienze in termini di spese e costi elevati con conseguente razionalizzazione delle risorse; definizione e realizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali per patologie e situazioni complesse (anziani, alzheimer, ecc). Le Aziende Sanitarie di Potenza e di Matera devono perciò garantire ai cittadini di sentirsi presi in carico e pensati anche nella fase di riammissione al territorio e nella fase di assistenza domiciliare, che dev’essere percepita altrettanto sicura e con le stesse garanzie dell’assistenza ospedaliera ma collocata in un ambiente protetto e accogliente, adatto ad una lungodegenza o a cure a bassa complessità, in cui giocano un ruolo fondamentale oltre al medico di base anche la famiglia, o chi assiste e si prende cura del paziente.
Dunque – continua Benedetto – la missione specifica degli ospedali di comunità riguarda l’erogazione di interventi sanitari potenzialmente erogabili anche a domicilio, ma per i quali, invece, il cittadino viene ospitato nel presidio a causa di impedimenti di vario tipo: familiari non disponibili o esauriti, trattamenti ripetuti nelle giornate che imporrebbero spostamenti quotidiani ripetuti, altro. Inoltre,la gestione infermieristica permetterà l’ottimizzazione dei percorsi assistenziali, portando l’Italia ai livelli organizzativo-assistenziali europei, ma soprattutto garantirà ai cittadini un’assistenza congruente ai propri bisogni, utilizzando appropriatamente i professionisti e le loro competenza.
L’integrazione ospedale-territorio e per la continuità della cura che il Piano Sanitario Regionale ha da tempo identificato quali principali obiettivi – conclude Benedetto – è la soluzione per superare la limitazione dell’accesso alle cure e le liste d’attesa abbattendo le diseguaglianze tra cittadini e famiglie in base al reddito come dimostra la brutta vicenda delle lettere spedite in questi giorni a numerosi cittadini ai quali l’Asp chiede di restituire l’ammontare di ticket per prestazioni e servizi sanitari”.
Gen 17