Ospedale San Carlo, intervento del Presidente Pittella in Consiglio regionale.
Ho ritenuto di riproporre la discussione sul San Carlo in Consiglio regionale per dar corso ad un impegno politico istituzionale finalizzato a non rifuggire dalle nostre responsabilità. Le risultanze di questo dibattito sono sì necessarie per riflettere sulle responsabilità, ma sono soprattutto utili ad individuare insieme le prospettive future. In questa direzione la relazione dell’assessore Franconi, non omettendo il tema della responsabilità, offre molto spazio alla prospettive del San Carlo, cosa di cui deve compiutamente occuparsi questa assemblea, anche alla luce di quanto deliberato dalla Giunta regionale sulla base delle risultanze della Commissione ispettiva. Ogni confronto ha tempi, luoghi e contesti. Noi tutti dobbiamo prendere atto che da dieci mesi ci stiamo ripiegando sulle varie questioni, senza bacchette magiche, ma con il chiaro intento di proiettare la nostra regione, sanità compresa, in un futuro migliore.
Anche per il San Carlo dobbiamo evitare i rischi derivanti da una deriva comunicativa e mediatica, frutto di una fase politica ancora in pieno assestamento, e dobbiamo affrontare le questioni con un approccio costruttivo, finalizzato ad analizzare criticità e a prospettare soluzioni.
Al netto dell’attività giudiziaria in corso, per il San Carlo è necessario individuare subito una prospettiva di maggiore serenità, partendo dalle tante cose positive fatte negli anni.
Questa assise, a fronte di una oggettiva delusione manifestata dall’opinione pubblica per quanto accaduto, è chiamata ad affrontare, attraverso un confronto costruttivo tra posizioni politiche differenti, il tema del rilancio del San Carlo.
Per riprendere il buon corso dobbiamo evitare ogni possibile rischio di lottizzazione, lasciando alla responsabilità dei direttori generali le scelte operative. Nel nostro ruolo di controllo dobbiamo provare ad avvicinare le posizioni, superando le incomprensioni con senso di responsabilità e obiettività.
In questa logica, il lavoro portato avanti in Consiglio potrà continuare anche nelle Commissioni per approfondimenti e valutazioni successivi. Tutto ciò per dare, con speditezza e piglio necessari, un nuovo slancio al San Carlo.
Ospedale S. Carlo, relazione assessore Franconi in Consiglio regionale
Dobbiamo ricercare la verità dei fatti ma abbiamo il dovere di restituire piena fiducia ed onorabilità alla comunità scientifica e professionale
Non sembri, anzitutto, superfluo o di maniera ricordare che all’origine delle vicende sulle quali il dibattito odierno del Consiglio Regionale verte c’è la morte di una paziente, avvenuta nelle circostanze e nel contesto che via via si stanno sempre più chiaramente delineando; non sembri, quindi, inutile esprimere nuovamente il cordoglio della Regione alla famiglia della signora Elisa confermando, con il sostegno di quanto accaduto nei trentacinque giorni che ci separano dalla prima relazione del Presidente della Regione al Consiglio, la promessa di ricercare, in maniera trasparente e senza alcuna omissione, la verità dei fatti e di assolvere, prima di tutto e principalmente nei confronti della famiglia della persona deceduta, quel
debito di verità del quale la Regione si è fatta doverosamente carico. Così come non sembri superfluo ricordare, che la Regione ha il dovere, di restituire alla comunità regionale e non fiducia, basata sulla garanzia di sicurezza e di affidabilità, in una funzione di alta specialità necessaria ed unica in ambito ragionale e, non da ultimo, il dovere di restituire piena fiducia ed onorabilità alla comunità scientifica e professionale tutta del S. Carlo. È necessario, chiarire ancora una volta che le eventuali responsabilità personali connesse a questa vicenda, se di natura penale, devono avere in sede giudiziaria la loro naturale ed esclusiva sede di accertamento, se di natura disciplinare, devono essere rimesse alla altrettanto esclusiva valutazione dell’Autorità aziendale a ciò preposta; ad ambedue le autorità, oltre che al Ministero della Salute, sono stati rimessi gli atti della Commissione ispettiva regionale per quanto di loro competenza.
I Consiglieri regionali hanno ricevuto il testo integrale della relazione del 17 ottobre scorso conclusiva dell’attività ispettiva prodotta dalla Commissione incaricata dalla Giunta regionale di svolgere la verifica amministrativa presso l’Azienda Ospedaliera S.Carlo in relazione agli accadimenti relativi a quella vicenda, verificando nel contempo tutti gli eventuali profili di responsabilità. La funzione svolta dalla Commissione ispettiva non aveva, né poteva avere natura di accertamento medico legale delle cause del decesso e delle responsabilità ad esso correlato né aveva funzione di accertamento clinico della correttezza delle procedure medicochirurgiche adottate, ma aveva l’obiettivo di individuare gli elementi di criticità sotto il profilo amministrativo gestionale rilevabili in correlazione ad esso.
Come chiarito dalla stessa Commissione, “l’accertamento sia medico legale che clinico fa riferimento a profili altamente specialistici e a competenze attribuibili e riferibili ad altri ambiti di indagine, attualmente ancora in corso”.
Ciò precisato restano i non meno importanti profili che appartengono alla valutazione del Governo regionale e della direzione aziendale, cioè i profili amministrativi, gestionali, organizzativi e funzionali emersi dall’indagine della Commissione, che divengono oggi centrali per determinare ed indirizzare le azioni necessarie per restituire alla funzione cardiochirurgica del S.Carlo piena funzionalità, affidabilità e garanzia di sicurezza.
Il S.Carlo è l’unico DEA di secondo livello del quale l’organizzazione sanitaria regionale dispone e deve continuare a disporre, pena l’incompletezza dell’intero sistema; pertanto, l’unico DEA di secondo livello presente in Regione non può, in futuro, non mantenere una
funzione cardiochirurgica propria nell’ambito del Dipartimento Alta Specialità del Cuore e dei Grossi Vasi. In estrema sintesi dalla relazione della Commissione ispettiva e dal complesso
degli atti e dei fatti che sono stati oggetto di approfondimento e valutazione emergono talune circostanze critiche che riguardano i profili sopra richiamati e che possono evidenziare una sottovalutazione degli accadimenti. Successivamente alle dimissioni rese dal Direttore Generale del S. Carlo, la scelta operata dalla Giunta regionale è stata non di affidare un interim, bensì di procedere al commissariamento dell’Azienda, ossia di garantire pieni poteri all’amministrazione aziendale fino all’insediamento di un nuovo Direttore generale.
Tali pieni poteri si sono recentemente esplicati sospendendo le attività ordinarie dell’UOC di Cardiochirurgia in presenza di provvedimenti restrittivi emanati dall’ autorità giudiziaria nei confronti del responsabile dell’unità operativa e di due dirigenti medici; ma è necessario ora, oltre al perdurare delle attività di accertamento delle singole responsabilità disciplinari, condurre una riflessione che, a partire dagli elementi di criticità evidenziati dalla Commissione ispettiva individui gli interventi organizzativi e riorganizzativi necessari a garantire al S. Carlo la ripresa della fruizione cardiochirurgica.
Vi sono, anzitutto, indicazioni la cui attuazione appare necessaria ed urgente in attesa delle future scelte organizzative e che nello specifico riguardano: l’obbligatorietà della prassi strutturata dell’audit clinico sia pre-operatorio che post-operatorio per tutte le attività chirurgiche di alta specialità; la valutazione dell’outcome chirurgico è determinante per garantire standard di cura adeguati. La rigorosa applicazione di regole inerenti il numero di chirurghi necessariamente presenti in sala per poter iniziare l’intervento; la presenza nelle sale operatorie di strumenti di videoregistrazione degli interventi, sia a fini di audit che medico legali; l’ attuazione di procedure ed iniziative volte a migliore il clima interno.
Al di là, però, di tali aspetti dobbiamo mettere in atto procedure e azioni che portino ad un rilancio della cardiochirurgia e di tutto il San Carlo nell’interesse della tutela della salute di tutti i cittadini. Perciò si rende necessario: la messa a punto di un nuovo modello organizzativo del Dipartimento alta specialità del cuore e dei grossi vasi con la gestione del posto letto trasversale secondo il modello bed – management; l’attivazione di nuovi percorsi sul rischio clinico sul modello condiviso dalla conferenza stato regioni anche con l’utilizzo di programmi codificati per la presa in carico in sicurezza del paziente. Considerando il numero degli abitanti della regione Basilicata e l’apertura di nuovi reparti di cardiochirurgia nelle regioni limitrofe insieme alla nuova funzione che la cardiochirurgia ha assunto sia a livello nazionale che internazionale sarà necessaria una formazione costante degli operatori anche in collegamento con altre strutture cardiochirurgiche di eccellenza nazionale ed internazionali ed ad alto numero d’interventi. Anche perché la correlazione volume/qualità è stata espressa
anche in termini di attività del singolo operatore che nel caso della cardiochirurgia non dovrebbe scendere al di sotto dei 100 interventi/anno. La pratica cardio chirurgica ha subito
nell’ultimo decennio drastici cambiamenti indotti soprattutto dall’avanzamento delle tecniche interventistiche che da un lato hanno ridotto il numero dei pazienti chirurgici ma dall’altro sono diventati estremamente più complessi. Infine si deve procedere alla messa in atto di azioni come la richiesta Ircs per il reparto di Reumatologia, per rilanciare l’in1magine del San Carlo. A questo riguardo occupano un ruolo chiave gli accordi di collaborazione con altri paesi dell’area del Mediterraneo che hanno chiesto il know-how del San Carlo per edificare il loro sistema ospedaliero.
Gianni Rosa, consigliere regionale di Fratelli d’Italia–Alleanza Nazionale, ha inviato alla nostra redazione la nota relativa all’intervento effettuato in Consiglio Regionale sulla questione “San Carlo” di Potenza. Di seguito il testo integrale.
Presidente e Colleghi,
gli avvenimenti che hanno interessato il reparto di cardiochirurgia del San Carlo di Potenza e che, oramai, coinvolgono l’Azienda ospedaliera tutta, stanno dipingendo un quadro a tinte ancora più fosche di quanto si appalesasse all’inizio. Non mi riferisco alla vicenda giudiziaria sulla quale non mi sono espresso prima e, di certo, non lo farò oggi.
Quello cui mi riferisco io riguarda essenzialmente due profili che non fanno onore alla nostra Terra: la mala gestione delle politiche del San Carlo e la mala Politica che si intromette nella gestione del San Carlo.
Mi spiego: da un lato abbiamo la classe dirigente dell’Ospedale potentino che ha dimostrato di non sapere svolgere il compito affidatole, dall’altro una Politica ingorda che, intenta a riscuotere consensi, non ha permesso una gestione ottimale dell’Ospedale.
Sotto il primo profilo, il fallimento della triade direttiva è oramai certificato. Non ho intenzione di addentrarmi, neanche in questo caso, a dire chi possa aver ragione e chi torto. Tuttavia, è chiaro quanto la Dirigenza sia stata incapace di gestire un reparto che era stato, negli anni passati, il fiore all’occhiello dell’Ospedale potentino. Incapace di gestire i medici al suo interno e di dare soluzione alle situazioni conflittuali, soluzioni che sono, o meglio, dovrebbero essere il pane quotidiano di un management esperto.
Il problem solving (tanto per usare un termine inglese, come piace tanto al Presidente Pittella) è l’ABC di un manager che voglia dirsi tale. E invece cosa abbiamo? Un reparto in cui tutti sono contro tutti, in cui il primario nominato dal Direttore generale, a sua volta nominato dalla politica, non è considerato una guida ma un ‘raccomandato’, in cui fa carriera chi non ha titoli ma dà meno fastidio, in cui i medici, con i loro problemi, non vengono ascoltati dalla Dirigenza.
Considerando anche le controdeduzioni della Direzione (controdeduzioni che, a questo punto, mi chiedo perché non dovrebbero essere fatte anche da tutti i soggetti coinvolti?) mi sovvengono solo brevi considerazioni: diamo per certo che né Maruggi, né Mandarino né Pedota sapessero. Diamo fiducia.
Diciamo che gli imput del Dott. Saponara fossero così oscuri da non essere intellegibili. Ci chiediamo, però: è possibile che un medico chiede di parlare con il proprio Direttore generale e quest’ultimo lo snobba? È possibile che il rappresentante legale dell’Ospedale non si preoccupa di avere contezza delle cause in cui è coinvolto l’Ente che rappresenta e firma mandati sulla fiducia? A questo punto ci chiediamo: ma qualcuno, quando si parla di contenzioso, farà una valutazione di opportunità o l’avvocato dell’Ospedale decide in autonomia?
Viste la quantità e la qualità delle cause che vedono coinvolto l’Ospedale San Carlo, dubitiamo che si faccia una reale valutazione. Chissà quanti soldi pubblici spesi in cause perse e quanti in risarcimenti non dovuti. Anche questo rientrerebbe nei compiti della Direzione strategica.
Ma va bene. Andiamo avanti. La Dirigenza sospende il medico intercettato ma non chi ha falsificato il registro operatorio, che, si ricorda è atto pubblico, chi non applica tutte le procedure imposte dalle Circolari ministeriali e dallo stesso Ospedale. Si ricorda a questa Assise che Marraudino non si è dimesso e nessuno ne ha chiesto le dimissioni.
Di più. La triade dirigenziale non sapeva quanto realmente accaduto il 28 maggio 2013, ma non poteva non sapere che, in quel reparto e in tutto il Dipartimento di Alta specialità del Cuore, non venivano effettuati audit preventivi o postoperatori.
Inoltre, perché, con tutta la conflittualità all’interno del reparto, il 3 settembre scorso, a scandalo appena avvenuto, è bandito un avviso pubblico per assunzioni a tempo determinato di Dirigente Medico della Disciplina di Cardiochirurgia? Quale strategia gestionale si nasconde dietro questo avviso se non un balletto di postazioni?
Come affermato anche nella Relazione “l’inserimento di neoassunti … può produrre interferenze negative”. E poi, ce n’è realmente bisogno? Le operazioni cardiochirurgiche sono fortemente in calo, così come l’immigrazione sanitaria. Il reparto ha già un cardiochirurgo che non opera, il Dott. Saponara (cosa che è agevole ricavare dalle numerose cause per demansionamento che questi ha promosso). Anzi, a questo punto, ci si chiede anche perché non sia stato spostato in un altro reparto. E l’Ospedale che fa? Vuole assumere altri cardiochirurghi.
Tutto ciò dimostra solo una cosa: la Dirigenza non era adeguata. Quella messa in campo non è stata una buona gestione. Tutt’altro. È stata fallimentare. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il reparto di cardiochirurgia è stato chiuso. E non è stata neanche una decisione della Dirigenza ma del nuovo Commissario. Segno che, finché si è potuto continuare a ‘vivacchiare’, lo si è fatto a danno dei cittadini, dei pazienti e di quanti operano, nell’ambito ospedaliero, correttamente.
E, purtroppo, Presidente Pittella, non è stato neanche un suo atto. Anche Lei, come la Dirigenza del San Carlo, come il Primario di Cardiochirurgia, ha tirato finché ha potuto. Finché uno scatto d’orgoglio non ha fatto dimettere Maruggi. Lei è complice, nella cattiva gestione dell’Ospedale potentino, al pari degli altri. Ha tentato di ‘vivacchiare’, lasciando che gli eventi decidessero per Lei.
No, Presidente, Lei non si è comportato neanche lontanamente da gladiatore. E stato più che altro un Don Abbondio che chiude gli occhi e fa finta di non vedere. Perché? Forse perché rimuovere qualcuno di quei Dirigenti avrebbe significato riconoscere che la politica, che ha governato e che, senza soluzione di continuità, governa ancora, ha commesso l’errore di averli messi lì a ricoprire ruoli che non erano in grado di gestire. Del resto, il fatto di essere stato nel CdA di una banca non vuol dire per forza essere un buon Direttore generale di un Ospedale.
Le avevamo chiesto di revocare gli incarichi. Le avevamo detto, senza scendere nel merito della vicenda giudiziale, che chi fa operare un chirurgo che smonta dal turno di notte o falsifica un registro operatorio, non è un buon Primario. Le avevamo fatto notare che una Dirigenza che impone un Primario che non è stimato dalla sua equipe, che punisce, a piacere, solo alcuni dei suoi dipendenti e altri no, non è una buona Dirigenza.
Ma no. Ascoltarci sarebbe stato segno di debolezza. Fare marcia indietro non si poteva. Avrebbe voluto dire che la politica non era stata in grado di nominare le persone giuste al posto giusto e che, anche in questo caso, si era trattato solo di spartire poltrone e accontentare questo o quel signorotto. Come non interpretare in questo senso anche la presenza di tre Primari per la stessa specialità di cardiologia? In nessun ospedale esiste una tale anomalia che comporta un dispendio di risorse e una gestione schizofrenica.
Speriamo che la stessa cosa non si verifichi con il Dott. Maglietta, anche se non sappiamo fino a che punto sia opportuno nominare Commissario, che dovrebbe essere figura terza, un ex collega.
Ad ogni buon conto, Presidente, l’unico ‘reato’ che sicuramente è stato compiuto è quello in danno della Comunità lucana: la distruzione del reparto di cardiochirurgia. Questo danno è ascrivibile tanto al gruppo dirigente che non ha saputo gestire al meglio l’Ospedale ma si è fatto imbrigliare dalle logiche di spartizione del potere, quanto alla Politica che su quelle stesse logiche fonda la sua influenza.
E allora, Presidente, questa volta, sia determinante nelle scelte della gestione della Sanità lucana, non chiuda gli occhi: azzeri i vertici, ricollochi i cardiochirurghi in altri reparti e riapra il reparto con nuovi presupposti, faccia prevalere il merito sulla ‘raccomandazione’, non crei incarichi privi di effettive funzioni solo per sistemare questo o quell’amico. I Lucani la ringrazieranno.
Ai medici e agli operatori sanitari, quelli onesti, che hanno lavorato e lavorano sempre con onestà e competenza, che non fanno una questione di orario o di paga, ma di orgoglio e dedizione, va il gravoso compito di risollevare le sorti di quella che aveva tutte le premesse per essere una grande struttura ospedaliera.
Alla politica un consiglio: quando si occupa di medicina e di salute dei cittadini, persegua “come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’ uomo” e non il proprio tornaconto, come dovrebbero fare i medici secondo il giuramento d’Ippocrate, che Lei Presidente sicuramente ricorda.
Gianni Rosa, consigliere Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale