Chiusura reparto terapia intensiva neonatale all’ospedale San Carlo di Potenza, intervento di Rete Sociale Attiva Basilicata. Di seguito la nota integrale.
La chiusura della Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale San Carlo di Potenza rappresenta un segnale preoccupante sullo stato della sanità lucana.
Rete Sociale Attiva Basilicata -associazione che rappresenta gli interessi dei consumatori, degli utenti, delle famiglie e dei malati – sta raccogliendo molte segnalazioni negative sulla vicenda, le quali si aggiungono alle ulteriori negatività che spesso caratterizzano il nosocomio potentino.
Non si comprende – dichiara Luisa Rubino, responsabile dell’associazione – come improvvisamente durante il mese di Agosto, tutto il personale medico operante nel reparto sia stato impedito a causa di ben sei malattie di un infortunio.
Preoccupante è la leggerezza con la quale la Direzione Generale dell’ospedale San Carlo e l’assessorato alla sanità abbiano affrontato la problematica, di cui erano a conoscenza da mesi, con ripercussioni inerenti la continuità di un pubblico servizio. Se questo è l’operare del cambiamento, dopo i disastri precedenti, è sicuramente distante dai bisogni del territorio.
Non possono essere compromesse le condizioni per il mantenimento dei servizi nella più grande struttura sanitaria della regione Basilicata seppur, come fa comprendere la politica lucana, a causa di problemi inerenti un concorso per primariato nel reparto de quo.
Del resto – prosegue l’avv. Rubino – pur volendo comprendere le ragioni del corpo medico (in malattia), non se ne può condividere la modalità perché delle due, l’una: o si è malati realmente e allora vi è una leggerezza da parte della Direzione Generale nel non aver opportunamente previsto programmi preventivi ed attivato conseguenti sostituzioni del personale medico, oppure trattasi di malattia indotta e, in tal caso, il nocumento procurato agli utenti non può essere accettato supinamente.
Alle strutture sanitarie vengono affidati cittadini che hanno diritto ad essere tutelati e protetti e che, invece, subiscono penalizzazioni a causa della chiusura intempestiva di un reparto ospedaliero. Il diritto alla salute, primario ed assoluto, è sancito costituzionalmente e deve essere garantito anche ai cittadini lucani che non sono sicuramente da considerare cittadini di serie “B”.