La Cicas Sanità, la più importante delle associazioni della sanità privata della Basilicata, alla luce del grande caos che da troppo tempo attanaglia il settore della specialistica ambulatoriale, in considerazione delle notizie di stampa e dell’annuncio di una imminente riorganizzazione del servizio sanitario regionale, è seriamente preoccupata per le ricadute in danno ai poveri pazienti.
Non è mai accaduto nella storia della nostra Regione che l’argomento del rinnovo dei contratti per l’assegnazione dei tetti di spesa alle strutture accreditate non sia stato esclusivamente di pertinenza della Giunta Regionale.
Inspiegabilmente da circa un anno il Presidente della IV Commissione Bradascio si è “appropriato” della materia facendosi carico, a suo dire, di risolvere le questioni.
Il suo presunto mandato politico, dati i risultati, è clamorosamente fallito!
Innumerevoli i ricorsi alla magistratura, liste di attesa infinite, incredibile deregolamentazione assoluta delle prestazioni svolte ai pazienti di fuori regione, seppur pagati dal nostro Servizio Sanitario, provvedimenti legislativi impugnati dal Governo nazionale … tutto questo, ed altro, hadi fatto determinato mancanza di serenità con inevitabile ricaduta sulla qualità delle prestazioni.
Il Presidente della IV Commissione ha avvallato provvedimenti a doppio binario, quale, ad esempio, il differente trattamento delle strutture eroganti prestazioni ex articolo 26 e di quelle ex articolo 25, di fatto si è reso megafono degli interessi di una piccola parte della sanità privata, particolarmente combattiva ed attenta a racimolare sempre più consistenti fette del bilancio regionale.
Nella nostra Regione sono diventati evidenti veri e propri fenomeni lobbistici e la trasparenza tanto invocata si è arresa dinanzi a trattative riservate con pochi privilegiati, certo bravi a fare schiamazzi e ad interpretare le norme a loro uso e consumo, con decine e decine di accessi agli uffici regionali ed alle stanze di parte della politica.
La riorganizzazione del Sistema Sanitario non può essere più rinviabile, ai cittadini occorre spiegare che non possono avere le cure vicino alla propria abitazione, occorre razionalizzare innanzi tutto la rete ospedaliera e poi anche quella dei servizi sul territorio, concentrandoli piuttosto che dividendoli per accontentare questo o quell’imprenditore di quella che era la sanità dei professionisti e che è sempre più preda della disperata corsa ai soldi nella quale sono i pazienti, ed innanzi tutto i più poveri, a farne le spese, stretti in una idea della cura e della salute trasformata in mercato, anche di scambio.
Si parla ogni giorno di tetti di spesa e si vogliono eseguire prestazioni in favore dei cittadini delle regioni limitrofe senza limite alcuno, in assoluta deregolamentazione e pieno far west, si dimenticano le prestazioni innovative e ad alto contenuto tecnologico, presumibilmente perché necessitanti di consistenti investimenti e di scarsa convenienza, almeno per quanti fanno dei soldi il loro unico reale argomento.
Giu 01