Ripensare gli assetti del sistema salute garantendo –anche grazie ai Fondi Sanitari – una migliore compartecipazione alla spesa ed evitando che, al bisogno, questa incida fortemente solo su alcune fasce di popolazione in assenza di meccanismidi solidarietà e di mutualizzazione dei rischi. A sostenerlo sono Confcommercio e Confindustria che hanno elaborato una loro proposta comune fortemente attuale – sottolinea il presidente Confcommercio Imprese Italia Fausto De Mare – in relazione alla nuova governance del sistema sanitario a cui sta lavorando il Governo Regionale e al IV Forum “Innova Salute” promosso da Sanità Futura a Matera per questo fine settimana su un insieme di tematiche che ci vedono doppiamente interessati (sul piano politico-confederale e su quello di rappresentanza di imprese del comparto sanità).
Per Confcommercio e Confindustria il Servizio Sanitario Nazionale andrebbe affiancato dallo sviluppo del secondo pilastro complementare,in una prima fase, attraverso dei nuovi meccanismi fiscali che consentano la canalizzazione dellaspesa sanitaria “cash” verso l’intermediazione dei fondi sanitari e, in una seconda fase, attraversouna loro progressiva apertura a tutti i cittadini, con l’esclusione dellapossibilità di selezione dei rischi e di differenziazione dei contributi a parità di copertura, secondoun sistema di community rating. L’importanza strategica di una riforma – a parere di Confcommercio e Confindustria – appare peraltro evidente se si considera che il welfaresanitario e la connessa filiera imprenditoriale di produzione e commercializzazione di beni eservizi, oltre a rappresentare una voce di costo del bilancio pubblico, resta anche un settore economicodal potenziale di crescita enorme considerato che vale l’11,5% del PIL e che si traducein oltre 2,5 milioni tra addetti diretti ed indiretti. È inoltre uno dei settori economici a maggioreintensità di ricerca e sviluppo, coinvolgendo aziende medium e high techin quantità che operanoin rapporto e contatto diretto con centri di ricerca ed università.
La spesa sanitaria out of pocket degli italiani, ovvero quanto le famiglie “scuciono” di tasca propria – sottolineano Confcommercio e Confindustria – cresce a un ritmo più che doppio rispetto a quella pubblica e solo negli ultimi cinque anni è aumentata dell’8%. Il peso che grava direttamente sui cittadini, inoltre, è concentrato su un 40-50% della popolazione che praticamente non usufruisce delle strutture pubbliche. Se la spesa privata è oggi pari a circa 32 miliardi di euro (circa 530 euro pro capite, senza contare il sommerso) e visto che i fondi sanitari ne intermediano solo tra i 4 e i 5 miliardi, è evidente – per le due Confederazioni – che il grado di sostenibilità finanziaria complessiva del sistema sanitario va riducendosi e che va fatto qualcosa per evitare che il sistema sanitario vada “fuori mercato”. La strada da imboccare è dunque quella di un ridisegno complessivo del sistema sanitario integrando la sanità pubblica di primo pilastro con una sanità complementare di secondo pilastro di tipo universalistico, capace di garantire una compartecipazione alla spesa più efficiente che permetterebbe anche di liberare risorse e stimolare nuovi investimenti e consumi. Confcommercio e Confindustria sono infatti convinte che la sanità complementare, messa in sinergia con la sanità pubblica, sia capace di stimolare l’efficientamento complessivo del sistema sanitario nazionale e di conseguenza regionale.
Dic 16