Apertura dei musei sì, ma solo in zona gialla o naturalmente in quella bianca (quando mai qualche regione riuscirà ad approdarvi con i contagi pienamente sotto controllo) e solo nei giorni feriali. Niente quarantena per chi arriva dall’Ue perché basterà un tampone rapido fatto nelle 48 ore precedenti. Restano bloccati, fino al 5 marzo, gli ingressi da Gran Bretagna e Irlanda e possono ripartire le crociere di navi italiane. Ecco le nuove misure che si inseriscono nella cornice del decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri e firmato da Conte che blocca gli spostamenti tra tutte le regioni fino al 15 febbraio, rende più severi i criteri che porteranno automaticamente le regioni in zona arancione e rossa e istituisce la nuova zona bianca per chi non supererà un tasso di incidenza di 50 positivi ogni 100.000 abitanti.
Sulla riapertura delle scuole superiori, che il Dpcm prevede da lunedì (tranne in zona rossa) con presenza dal 50 al 75 per cento, ogni regione continuerà a poter adottare ordinanze più restrittive. Possibile anche il ritorno in aula nelle università. Visite ad amici e familiari una volta al giorno (limitati al comune in zona arancione o rossa), in due persone con minori di 14 anni. Ecco allora cosa si può fare e cosa no, considerando che le misure saranno valide tutti i giorni della settimana.
Il Dpcm prevede il divieto di spostamento tra le regioni, anche quelle gialle, che il governo ha istituito il 20 dicembre e che ha deciso di prolungare fino al 15 febbraio. Cosa diversa è se il familiare è in condizioni di necessità, solo e non autosufficiente. Ma anche in questo caso si potrà spostare solo una persona che potrà portare con sè eventuali figli minorenni.
Il ricongiungimento con il partner è previsto tra le cause di necessità da giustificare con autocertificazione. Le coppie potranno però ritrovarsi nell’abitazione che normalmente condividono e non, ad esempio, in una seconda casa fuori regione. Così come è sempre consentito il ritorno al proprio comune di residenza, domicilio o abitazione per chi si trova altrove.
E’ consentito andare nelle seconde case ma solo in base al colore della regione in cui ci si trova. Chi è in zona rossa decisamente no, perché ci si può muovere solo per lavoro, salute o necessità. Chi è in zona arancione può raggiungere la seconda casa se questa si trova all’interno dello stesso comune, chi è in zona gialla o chi riuscirà a entrare in futuro in zona bianca potrà andare ma, almeno fino al 15 febbraio, solo all’interno dei confini regionali.
È consentito ricevere a casa propria non più di due persone, eventualmente con bambini al di sotto dei 14 anni o con disabili a carico, una sola volta al giorno. Ugualmente ci si potrà spostare in non più di due persone per andare a trovare amici o familiari in un’abitazione privata. Se ci si trova in zona arancione o rossa solo all’interno del proprio comune, in zona gialla o bianca invece ci si potrà muovere all’interno della regione.
In buona parte d’Italia bar e ristoranti saranno chiusi. Nelle zone rosse e arancioni, infatti, i locali non saranno aperti al pubblico e si prevede che la maggior parte delle regioni verranno dichiarate di questi colori. Nelle regioni che rimarranno in giallo, invece, bar, ristoranti, gelaterie, pasticcerie saranno aperti fino alle 18 con l’obbligo di non più di 4 persone per tavolo. Nelle zone bianche potranno riaprire anche a cena.
Visti gli assembramenti da movida che continuano a verificarsi il governo ha deciso di vietare ai bar, dopo le 18, la vendita di bevande da asporto. Ristoranti, pizzerie, pollerie, paninerie dovrebbero invece poter continuare a vendere cibo. La lista degli esercizi, con i rispettivi codici Ateco, che potranno continuare a vendere con l’asporto sarà allegata al Dpcm. Sarà invece sempre consentita la consegna a domicilio.
I musei riapriranno solo nelle zone gialle e naturalmente nelle zone bianche ma soltanto durante i giorni feriali con un meccanismo di prenotazione che consentirà il massimo contingentamento per fruire della visita rispettando il distanziamento e solo per la parte di esposizione permanente. Non ci saranno dunque mostre aperte. Nelle zone arancioni e rosse invece i musei rimarranno ancora chiusi. Cinema e teatri chiusi ovunque.
Gli impianti di risalita rimarranno ancora chiusi e dunque non sarà possibile praticare lo sci a meno che non si faccia fondo in solitaria. Restano ancora chiuse palestre e piscine, dunque sarà possibile praticare solo sport all’aperto ma sempre osservando la distanza di sicurezza di almeno due metri da un’altra persona. Questo vale anche se si corre o si va in bicicletta o si fa ginnastica in uno spazio aperto. Non sono consentiti sport di squadra o di contatto.
Il ministro della Salute, Roberto Speranza firmerà in serata l’ ordinanza che prevede una nuova suddivisione su fasce delle Regioni italiane. A sorpresa diventano arancioni Valle d’Aosta ed Abruzzo, unitamente al Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria, così come restano in arancione anche Calabria, Emilia-Romagna e Veneto. Rimangono in zona gialla: Toscana, Sardegna, Campania, Basilicata, Molise, Provincia autonoma di Trento. Passano in zona rossa la Lombardia, la Sicilia e la provincia autonoma di Bolzano.
Da domenica tre quarti dell’Italia non sarà più in zona gialla. In sette giorni passano da 5 a 15 le Regioni italiane rosse o arancioni, in base al monitoraggio della Cabina di regia e alle richieste di alcune amministrazioni locali. L’indice Rt nazionale è di 1,09. I tecnici della Cabina di regia di ministero alla Salute e Istituto superiore di sanità scrivono, tra l’altro, che “questa settimana si mantiene un livello generale di rischio alto di una epidemia non controllata e non gestibile dovuto ad un continuo aumento diffuso della probabilità di trasmissione di SARS-CoV-2 sul territorio nazionale in un contesto in cui l’impatto sui servizi assistenziali è ancora alto nella maggior parte delle Regioni e Province”.
“Siamo – dice il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro – in una fase di crescita lieve, senza un’impennata della curva, grazie alle misure adottate”. I primi frutti delle misure adottate stanno dunque arrivando e “l’incremento contenuto vuol dire che in qualche modo si è riusciti a frenare la corsa del virus” aggiunge il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza. In calo anche la mortalità, anche se la diminuzione del umero delle vittime ha subito un rallentamento. Lo stesso per quanto riguarda l’occupazione dei posti letto in terapie intensiva e area medica “che si è un pò fermata, quindi siamo ancora in una fase di stabilità. La probabilità che si possa pero superare la soglia critica, però, riguarda molte regioni ed è opportuno intervenire tempestivamente” conclude Brusaferro.
La settimana scorsa sono diventate arancioni Calabria, Emilia, Lombardia, oltre a Veneto e Sicilia, i cui presidenti hanno chiesto quella collocazione. Questa settimana, in base ai dati, la Lombardia e la Provincia di Bolzano diventano rosse, come la Sicilia, che avrebbe dati da arancione ma sarà messa in quella zona su richiesta del suo presidente. Oltre a queste tre regioni ce ne sono altre 12 in arancione: Abruzzo, Calabria, Emilia, Friuli, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria, Val d’Aosta e infine il Veneto che appunto si trova in quella condizione in base alla sua richiesta dalla scorsa settimana (avrebbe ancora i dati da zona gialla). Restano invece gialle Basilicata, Campania, Molise, Provincia Trento, Sardegna e Toscana.
Il ministro alla Salute Roberto Speranza farà la nuova ordinanza per far partire nelle varie Regioni le misure legate ai colori da domenica. Il governo ha tolto la zona arancione in tutta Italia nel week end ma ha messo parametri più stringenti per la zona gialla. Così con un valore di Rt calcolato prendendo l’intervallo inferiore dei due dai quali si ricava la media, superiore a 1 si diventa arancioni anche con il rischio moderato (con 1,25 invece si va in rosso) ma quando il rischio è alto si entra nella stessa zona anche con un Rt sotto 1.
Ecco il valore dell’Rt e del rischio nelle varie Regioni.
Rosse
Lombardia 1,38 – alto
Provincia di Bolzano, 1,4 – alto
Sicilia 1,14 – alto
Arancioni
Abruzzo 1,11 – moderato con rischio di progressione
Calabria 0,96 – alto
Emilia-Romagna 1,13 – alto
Lazio 1,07 – alto
Liguria 1,1 – moderato
Marche 0,87 – alto
Piemonte 1,1 – alto
Puglia 1,14 – alto
Umbria 1,21 – alto
Val d’Aosta 1,01 – moderato
Veneto 0,95 – moderato
Gialle
Basilicata 0,96 – moderato
Campania 0,91 – moderato
Molise 0,46 – moderato ad alto rischio di progressione
Provincia di Trento 0,95 – moderato ad alto rischio di progressione
Sardegna 0,92 – moderato
Toscana 0,96 – moderato ad alto rischio di progressione
“Aumenta il rischio di epidemia incontrollata”
Secondo gli esperti, che hanno preso in considerazione il periodo tra il 4 e il 10 gennio, “si osserva un peggioramento generale della situazione epidemiologica nel Paese. L’incremento dell’incidenza è stato comunque contenuto grazie alle misure di mitigazione adottate nel periodo festivo”. Se non si fosse chiuso a Natale le cose sarebbero andate anche peggio. La conclusione è che “l’epidemia resta in una fase delicata ed un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane è possibile, qualora non venissero mantenute rigorosamente misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale. Tale tendenza a livello nazionale sottende infatti forti variazioni inter-regionali con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’elevata incidenza impongono comunque incisive misure restrittive”.
L’Rt nazionale è in aumento per la quinta settimana di seguito. “C’è una crescita in quasi tutte le Regioni – spiega Brusaferro – tranne che in Veneto e nella Provincia autonoma di anche se in Veneto l’incidenza resta alta”. Già, l’incidenza, cioè i casi settimanali per 100mila abitanti. “Si evidenzia, in particolare, il valore elevato di incidenza nella settimana di monitoraggio nella Regione Veneto (365,21 per 100mila), Provincia di Bolzano (320,82), Emilia Romagna (284,64), e Friuli Venezia Giulia (270,77). L’incidenza su tutto il territorio è ancora lontana da livelli che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti”. Nessuno si avvicina al livello dei 50 per 100mila, che, unito ad un Rt inferiore a 1, porterebbe le Regioni nell’appena istituita zona bianca.
Riguardo al tema dell’occupazione dei posti letto. “Sono 12 le Regioni e Province – scrivono i tecnici – che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica (contro 13 la settimana precedente). Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale continua a essere sopra la soglia critica (30%). Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in lieve aumento da 2.579 a 2.636. Il numero di persone ricoverate in aree mediche aumenta anche lievemente, passando da 23.317 a 23.712. Tale tendenza a livello nazionale sottende forti variazioni inter-regionali con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’incidenza impongono comunque misure restrittive”.