Saranno gli operatori della filiera turistica e, in particolare, quelli dell’accoglienza, a svolgere il ruolo di ”sentinelle” per monitorare i contatti periodici con persone che durante il periodo estivo potrebbero essere esposte al contagio da coronavirus. Lo ha annunciato stamani a Matera l’assessore alla Salute della Regione Basilicata, Rocco Leone, nel corso di una conferenza alla quale ha partecipato il direttore facente funzione della Asm Gaetano Annese.
Il servizio, su base volontaria, partirà nella seconda metà di luglio e andrà avanti fino a settembre con screening periodici e riguarderà i quattro comprensori turistici della Basilicata: Maratea, Parco del Pollino, Metapontino e Matera. ”Il servizio – ha detto Leone – rappresenta un ulteriore sforzo organizzativo per monitorare l’andamento di possibili contagi da coronavirus, in relazione al movimento dei flussi turistici. Gli operatori della filiera sono le ”sentinelle” giuste per farlo, in relazione al contatto giornaliero con la gente.
Turismo e covid, Regione Basilicata avvia un monitoraggio sperimentale
La giunta Bardi nella seduta di ieri ha approvato l’indirizzo strategico con cui la Basilicata fronteggerà la fase 2 con testing esteso, tracciamento dei contatti e trattamento dei casi positivi
“Con l’iniziativa di monitoraggio legata al Covid-19 che presentiamo oggi, la prima in Italia, puntiamo a mettere in sicurezza i cittadini lucani e i turisti. Sottoponendo a tampone ogni 7-10 giorni le cosiddette ‘sentinelle’, ossia gli operatori più esposti al rischio in questo periodo come camerieri, ristoratori e albergatori, ma anche chi lavora nelle guardie mediche turistiche, riusciremo ad adottare tempestivamente le necessarie misure sanitarie”.
È quanto ha dichiarato questa mattina l’assessore alla Salute della Regione Basilicata, Rocco Leone, intervenendo nella sede dell’Azienda sanitaria di Matera alla conferenza stampa di presentazione del progetto sperimentale di monitoraggio a cui hanno partecipato il direttore generale facente funzione dell’Asm, Gaetano Annese, il direttore sanitario Giovanni Santarsia e il direttore del servizio di igiene e sanità pubblica, Mariano Ruggieri.
Leone ha spiegato che, con il coinvolgimento dei sindaci e degli imprenditori turistici, saranno quattro le aree della Basilicata interessate dal monitoraggio che partirà dalla seconda settimana di luglio: la zona costiera di Maratea, l’area del Parco del Pollino, il Metapontino e la città di Matera.
“Partiamo con il turismo – ha evidenziato l’assessore – e da settembre porteremo avanti questo progetto di monitoraggio nelle scuole, dove i soggetti ‘sentinella’ da sottoporre periodicamente a tampone saranno gli insegnanti e il personale scolastico”.
L’iniziativa è in linea con gli indirizzi strategici approvati nella seduta di ieri dalla giunta regionale ed elaborati dal dipartimento Politiche della persona per fronteggiare la Fase 2 che sarà caratterizzata da un utilizzo del tampone naso-faringeo orientato maggiormente alla prevenzione, implementando e rafforzando un sistema di accertamento diagnostico, monitoraggio e sorveglianza della circolazione di SARS-CoV-2 dei casi confermati e dei loro contatti.
A questo proposito l’assessore ha spiegato che “per analizzare fino a duemila tamponi giornalieri è stato necessario poter contare sul supporto dei laboratori di microbiologia accreditati. E per dare un’idea sui criteri stringenti utilizzati, su 21 richieste di accreditamento giunte al dipartimento regionale, solo 4 sono state approvate”.
L’indirizzo strategico approvato dal governo Bardi, coerente con le azioni previste dal decreto legge n. 34 del 19 maggio 2020, comporterà tre livelli progettuali: un testing esteso con l’obiettivo di effettuare 1250 tamponi per la sorveglianza e altri 750 per le attività di prevenzione in ambito ospedaliero e per le attività produttive; il tracciamento dei contatti attraverso l’istituzione di un team regionale dedicato (Smart tracking team), e il trattamento dei casi positivi da realizzarsi con il rafforzamento delle Unità speciali Covid e mediante il contributo di infermieri di comunità, in affiancamento ai medici di famiglia, per l’assistenza domiciliare e la sorveglianza attiva dei pazienti non ospedalizzati, dal momento che dal 1° gennaio 2021 le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale potranno assumere a tempo indeterminato 8 di queste figure ogni 50 mila abitanti.