Coronavirus, Michele Cataldi, presidente Sanità Futura: “Evitiamo polemiche, si rischia di indebolire il messaggio principale “restate a casa”. Di seguito la nota integrale.
In Basilicata, come del resto in tutte le altre Regioni, s’infiammano le polemiche relative alla gestione dei dati dei contagiati di coronavirus presenti sul territorio.
Negli ultimi giorni la frenesia di divulgare numeri e posizionamenti ha prodotto confusione e alimentato l’azione dei leoni da tastiera che trovano nel conflitto il proprio campo d’azione preferenziale.
Ma al di là di chi fa polemica di “mestiere” e di chi più o meno legittimamente punta il dito verso gli errori altrui, il problema resta un altro: il carico di turbamento e di sfiducia che si riversa sui cittadini, già abbondantemente turbati da quanto accade in questi giorni.
Comprensibile, certo, data l’eccezionalità della situazione e l’enorme carico di emotività che influenza ogni ragionamento di senso sulla pandemia globale e sugli enormi rischi che corre un territorio regionale come il nostro, carente di organizzazione e infrastrutture tecnologiche. Adesso, è vero, il sistema mette in mostra senza veli e né veline, il frutto di decenni di vacue celebrazioni, di assurde controriforme e di macroscopici e giganteschi errori. Ma in un momento del genere non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo permetterci di perdere tempo dietro polemiche inutili e nemmeno di convogliare energie, o peggio l’opinione pubblica, verso caccie alle streghe e soluzioni inefficaci. Contro il virus sono perfettamente inutili e persino dannose.
Il rischio è l’indebolimento del messaggio principale: restare a casa, che è l’unica soluzione percorribile in questo momento per contenere il contagio e non aggravare la situazione anche nella nostra Regione, che registra, per ragioni non ancora spiegabili o miracolistiche, quasi il più basso tasso di contagio in Italia. O forse la cosa si spiega, almeno in parte, con la condotta e il senso di responsabilità dei Lucani? Noi vogliamo credere di si, e vogliamo per questo incitare a non distrarsi, a continuare a resistere e a restare a casa.
Al di là della salvaguardia del senso di fiducia pubblica, che la Task Force deve avere a cuore, riteniamo essenziale che la nostra Regione si attrezzi con strumenti tecnologicamente avanzati per monitorare e gestire puntualmente la situazione sul nostro territorio, anche assumendo linee operative e piattaforme già sviluppate e disponibili. Ciò al fine di mettere a profitto il tempo di “contenimento sociale” con la costruzione di un sistema di governo dell’epidemia sia sotto il profilo epidemiologico sia sotto quello clinico per la corretta gestione della cura dei contagiati.
Lo sforzo dovrebbe andare nella direzione di implementare un mix di azioni, tra loro integrate e coordinate, per censire e monitorare costantemente il territorio e la popolazione, per consentire una rapida visualizzazione delle situazioni e dei luoghi critici, per gestire in modo selettivo ed efficiente il contenimento e la cura delle persone. Il mix del caso coreano può tornare utile, è multi spettrale, si compone cioè di diversi approcci all’emergenza: epidemiologico, sociologico, clinico, di sicurezza, etc… ma anche di diversi strumenti: Big Data, test e tamponi, misure normative, etc… La strategia coreana, che personalmente apprezzo molto, è: gestire il contagio e i contagiati, ricercando cure, per arrivare, nel caso di lunga durata, all’immunità di gregge.
La logica di fondo potrebbe essere che, nel mentre si attuano misure di isolamento diffuso, nel mentre la ricerca scientifica lavora per il vaccino e le cure, si mette in piedi un “sistema” che individui tempestivamente le situazioni a rischio di focolaio e di picco, intervenendo rapidamente con misure e azioni mirate selettivamente ai luoghi e ai contesti. Non esiste infatti una diffusione standard, omogenea su tutto il territorio nazionale e nemmeno su base regionale, esistono invece perimetri territoriali individuabili al punto di poter arrivare alle singole persone. Le tecnologie teleinformatiche già disponibili possono essere lo strumento decisivo per gestire le varie fasi e i vari territori in emergenza, in modo da salvaguardare la “vita” delle persone sia dal punto di vista della salute sia da quello sociale ed economico.
In questi giorni difficili in cui ci domandiamo quando la quarantena potrà finire, è necessario infatti capire come organizzare la “vita” delle comunità sapendo che non disponiamo ancora né di un vaccino né di una cura validata. Il tempo è una variabile determinante: per abbassare il ritmo del contagio, per attrezzare gli ospedali di attrezzature e operatori sanitari, per ricercare il vaccino e le cure, ma anche per riorganizzarci e poter resistere, coltivando la speranza, quella fatta di lavoro e concretezza, che ci farà dire un giorno che non abbiamo sprecato tempo, lo abbiamo invece utilizzato a pieno e in tutte le direzioni possibili. Compresa quella di restare a casa!