Ieri c’erano stati 6.415 nuovi casi e 33 morti, ma il dato rifletteva ancora l’effetto del fine settimana. I tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore sono stati 184.211. Il tasso di positività è al 12,6%, in aumento rispetto all’11,2 di ieri. Diminuiscono i pazienti ricoverati nei reparti normali (meno 121,ora sono 3.868 in totale) e nelle terapie intensive (meno 13, ora sono 163 in totale). In calo anche i contagi rapportati a martedì scorso: erano stati 24.855. Il totale delle vittime dall’inizio della pandemia raggiunge 176.335.
La regione con il maggior numero di nuovi casi è sempre la Lombardia con 4.364 davanti a Veneto (+2.916), Campania (+2.321), Lazio (+2.113 e Piemonte (+1.844). Il numero totale dei casi da inizio pandemia sale così a 22.077.601. I dimessi/guariti delle ultime 24 ore sono 31.699 (ieri 15.558) per un totale da inizio pandemia di 21.447.231 mentre gli attualmente positivi diventano 454.035, in calo di 8.634 unità rispetto a ieri (quando erano scesi di 9.180); le persone in isolamento domiciliare sono 450.004.
Covid: Francia, risalgono i contagi, in arrivo ottava ondata
Impennata dei contagi da Covid in Francia dopo due mesi di calo. In una sola settimana – secondo Santé Publique France – sono aumentati del 33%: “Sta arrivando un’ottava ondata, bisogna stare all’erta” e “fare appello alla responsabilità dei cittadini” ha detto il ministro della Salute, François Braun, ai microfoni di Bfm Tv.
Attualmente si registrano in media 17.000 nuovi casi di Covid ogni giorno. Fra domenica e lunedì si sono registrati 4.579 nuovi casi, nettamente meno del giorno prima (16.422) ma più del lunedì precedente (3.443). Il tasso di incidenza continua ad aumentare, ed è arrivato a 178,2 casi su 100.000 abitanti contro 173 di due giorni fa. Particolarmente alte le cifre dei contagi fra i bambini sotto i 10 anni. Se la variante in circolazione attualmente, BA5, risulta meno pericolosa delle precedenti, è molto contagiosa. Ci sono attualmente 13.183 ricoverati in Francia, 725 in terapia intensiva.
Signorelli: “Risalita a ottobre, insieme all’influenza”
“Dovremmo essere davanti a una nuova ondata di contagi da coronavirus, sperando sia di entità minore.
Stando all’andamento a cui il Covid ci ha abituati, potremmo trovarci di fronte a ottobre a una ripresa di casi” ma “siamo anche alla vigilia della stagione influenzale” e quindi “per i soggetti anziani e fragili vanno consigliate le due vaccinazioni: contro l’influenza e la dose booster contro il Covid”.
Lo ha detto Carlo Signorelli, past president della Società italiana di Igiene (Siti) e professore di Medicina Preventiva all’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano, intervenendo al convegno ‘La gestione del paziente fragile nella nuova stagione vaccinale autunnale’, in corso a Roma.
Andreoni: “Rischio confusione con i due tipi di vaccini aggiornati”
Con il via libera ieri dell’Ema al booster del vaccino Pfizer contro Omicron Ba.4 e Ba.5, dopo quello per Omicron 1 della scorsa settimana, “si rischia di creare confusione nella popolazione, mi pare una tempistica sbagliata. Ora come si spiega alle persone che anche il booster bivalente per Omicron 1 è efficace e, se c’è necessità, va fatto subito? Tutti vorranno aspettare e così si complica la campagna vaccinale”.
Lo afferma Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit).
Oms, 17 milioni di persone in Europa con il Long Covid
Almeno 17 milioni di persone nei 53 Paesi della regione europea dell’Organizzazione mondiale della sanità hanno sperimentato nei primi 2 anni di pandemia il Long Covid, soddisfando i criteri Oms che definiscono la sindrome post-infezione da Sars-CoV-2 come un quadro sintomatologico della durata di 3 mesi o più.
“Milioni di persone negli anni a venire potrebbero dover convivere con questa sindrome”, avverte l’agenzia insieme alle associazioni di pazienti riunite nel network Long Covid Europe.
Le femmine, rispetto ai maschi, hanno una probabilità doppia di sviluppare Long Covid. Il rischio, inoltre, cresce “drammaticamente” per chi ha avuto forme gravi di malattia, tali da necessitare un ricovero ospedaliero, con una donna su tre e un uomo su cinque che possono sperimentare la sindrome.
“Anche se c’è ancora molto da imparare sul Long Covid, in particolare su come si presenta nelle popolazioni vaccinate rispetto alle non vaccinate e su come influisce sulle reinfezioni – commenta Hans Kluge, direttore di Oms Europa, parlando dal 72esimo Comitato regionale dell’agenzia riunito a Tel Aviv, in Israele – questi dati evidenziano l’urgente necessità di ulteriori analisi, di più investimenti e di un maggiore sostegno ai pazienti. Nella nostra regione, a cavallo tra Europa e Asia centrale, milioni di persone soffrono di sintomi debilitanti molti mesi dopo l’infezione iniziale da Covid-19. Non possono continuare a patire in silenzio. I governi e i partner sanitari devono collaborare per trovare soluzioni basate sulle evidenze”.
“La ricerca Ihme – riferisce Christopher Murray, direttore dell’istituto Ihme (Institute for Health Metrics and Evaluation) che ha messo a punto il metodo usato per il conteggio – mostra che nei primi 2 anni di pandemia quasi 145 milioni di persone in tutto il mondo hanno sofferto di uno dei tre gruppi di sintomi che caratterizzano il Long Covid: affaticamento con dolore fisico e sbalzi d’umore, problemi cognitivi, mancanza di respiro. Sapere quante persone sono colpite dalla sindrome, e per quanto tempo, è importante per i sistemi sanitari e le agenzie governative per definire strumenti di riabilitazione e supporto. E’ anche fondamentale che i datori di lavoro comprendano il problema”.
Pregliasco: “Andremo verso una vaccinazione con cadenza annuale”
“Questo virus ci sfugge sempre e diverse previsioni non sono state rispettate. In Italia tantissime persone si sono vaccinate, quindi questo virus ha un mercato non molto ampio per potersi diffondere e sta sviluppando e facilitando l’insorgenza di nuove varianti che ci terranno compagnia ancora per un pò”. A dirlo è il virologo Fabrizio Pregliasco.
“Dovremo convivere con il virus e la qualità della vita dipenderà da quanto i fragili si vorranno rivaccinare per rinforzare le proprie difese immunitarie. Ritengo – conclude – che andremo verso una vaccinazione con una cadenza annuale”.