Il bollettino di sabato 17 dicembre per il Covid in Italia è di 38 morti e 17.154 positivi.
Ieri c’erano stati 17.364 nuovi casi e 44 morti. Il tasso di positività è al 12,2%: meno 0,4% con 140.511 tamponi. I ricoveri sono 3.474 (-126) e le terapie intensive 150 (+8).
Gli attualmente positivi sono 426.951, rispetto a ieri 1.229 in più. Dimessi e guariti sono 21.545.438 (+15.883) mentre il totale dei decessi dall’inizio della pandemia è di 176.546.
In aumento le reinfezioni: ora sono al 14,9%
“Nell’ultima settimana la percentuale di reinfezioni sul totale dei casi segnalati risulta in lieve aumento rispetto alla settimana precedente, 14,9%”. Lo rileva l’Iss (Istituto superiore di sanità) nel rapporto esteso settimanale. “Dal 24 agosto 2021 al 14 settembre 2022 – si ricorda nello studio – sono stati segnalati 1.065.250 casi di reinfezione, pari al 6,1% del totale dei casi notificati nello stesso periodo”.
Il tasso di ricoveri in terapia intensiva è quadruplo per i non vaccinati
Il tasso di ricoveri in terapia intensiva relativo agli over 12 (nel periodo 29/07/2022-28/08/2022) per i non vaccinati risulta pari a 3,1 per 100.000 abitanti, quasi quattro volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster (0,8 ricoveri per 100.000 abitanti): è quanto emerge dal report esteso settimanale dell’Istituto superiore di sanità sulla situazione epidemiologica.
“L’efficacia del vaccino nel periodo di prevalenza Omicron (a partire dal 3 gennaio 2022) nel prevenire casi di malattia severa è pari al 64% nei vaccinati con ciclo completo da meno di 90 giorni, 65% nei vaccinati con ciclo completo da 91 e 120 giorni, 68% nei vaccinati che hanno completato il ciclo vaccinale da oltre 120 giorni ed è pari all’83% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster”.
Vaccini: nelle donne la risposta è migliore, ma declina più in fretta
Diversi nel modo di ammalarsi di Covid-19, uomini e donne sono diversi anche nel modo di rispondere ai vaccini contro il Sars-COV-2. Le seconde, infatti, rispondono meglio alla vaccinazione, ma vedono anche calare più velocemente l’effetto. Questo il risultato di uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) presentato al Congresso Internazionale di Medicina di Genere, in corso a Padova.
Per valutare la diversa risposta degli anticorpi anti-Spike (la proteina che il virus utilizza per aggredire le cellule umane) i ricercatori hanno raccolto i dati degli operatori sanitari, i primi a ricevere il vaccino. Sono stati esaminati i dati di 136 maschi e 385 femmine, vaccinati con due dosi che lavorano in un ospedale a Roma.
Per tutti gli individui, i livelli di anticorpi anti-Spike sono stati misurati a diversi intervalli di tempo: 16 giorni dopo la seconda dose di vaccino; 77 giorni dopo e 154 giorni dopo. Ne è emerso che tra 15 e 150 giorni dopo la seconda dose, il personale sanitario femminile ha mostrato titoli anticorpali anti-Spike 1,7 volte più alti rispetto ai maschi, quindi la risposta è stata più elevata nelle donne che negli uomini. Ma 154 giorni dopo la seconda dose i titoli anticorpali anti-Spike risultavano diminuiti significativamente e hanno raggiunto livelli simili sia nei lavoratori di sesso maschile che femminile. Quindi, anche se gli anticorpi diminuiscono in entrambi i sessi dopo alcuni mesi dal vaccino, di fatto la diminuzione è più brusca e repentina nelle donne. Inoltre, negli uomini con livelli plasmatici di testosterone più alti si hanno titoli di anticorpi anti-S più elevati.
“Le donne – osserva Anna Ruggieri, ricercatrice senior dell’Iss – sono più immunoreattive, rispondono meglio alle infezioni, e anche nel Covid-19 è così. Ma c’è un rovescio della medaglia: le donne sono più interessate da disordini autoimmunitari, hanno reazioni avverse ai vaccini più frequenti e di maggiore entità rispetto agli uomini. Mentre coloro che non sviluppano anticorpi protettivi dopo le vaccinazioni, sono più spesso di sesso maschile”. Saperlo, “può aiutare a mettere in campo strategie di sorveglianza sanitaria più personalizzate”.
Rapporto Altems: meno contagi, ma la letalità dell’infezione resta costante
Nella settimana appena trascorsa si registra un calo dei contagi, con un valore nazionale di nuovi casi pari a 152 nuovi casi ogni 100mila residenti. Negli ultimi 30 giorni le aree geografiche in cui si evidenziano dati di incidenza più elevati sono il Centro (148 nuovi casi ogni 100mila residenti) e il Nord-Ovest (149 nuovi casi). La letalità, invece, ovvero il rapporto tra il numero di pazienti deceduti e i soggetti positivi in un certo intervallo di tempo, sembra rimanere costante. La settimana appena trascorsa, infatti, evidenzia un andamento stabile della letalità settimanale, registrando un valore nazionale pari a 0,5 per mille casi.