Sono 9.820 i nuovi casi Covid registrati in Italia nelle ultime 24 ore, contro i 17.744 di ieri e soprattutto i 13.668 contagi di lunedì scorso, a conferma di un trend settimanale in costante calo. I tamponi processati sono appena 93.813 (ieri 160.995) con il tasso di positività che scende dall’11% al 10,5%.
I decessi sono 80 (ieri 34). Le vittime totali da inizio pandemia salgono a 166.032. Ancora in calo i ricoveri: i pazienti in terapia intensiva sono 1 in meno (ieri -9), con 15 ingressi giornalieri, e sono 291 in tutto, mentre nei reparti ordinari sono 12 in meno (ieri -170), 6.388 in tutto.
E’ quanto emerge dal bollettino quotidiano del ministero della Salute.
Sono 833.047 le persone attualmente positive al Covid, 17.549 in meno nelle ultime 24 ore. In totale sono 17.257.573 gli italiani contagiati dall’inizio della pandemia, mentre i morti salgono a 166.032. I dimessi e i guariti sono 16.258.494, con un incremento di 27.490 rispetto a ieri.
La regione con il maggior numero di nuovi casi oggi è il Lazio (1.341) davanti a Emilia Romagna (1.224), Lombardia (972), Campania (968) e Sicilia (731). I casi totali dall’inizio della pandemia arrivano a 17.257.573. I dimessi/guariti delle ultime 24 ore sono 27.490 (ieri 24.258)
per un totale che sale a 16.258.494. Gli attualmente positivi sono 17.549 in meno (ieri -6.273) per un totale che scende a 833.047. Di questi, 826.368 sono in isolamento domiciliare.
Pfizer: 3 dosi vaccino proteggono under 5 all’80,3% contro Omicron
Pfizer afferma che tre micro dosi del suo vaccino contro il Covid-19 proteggono i bambini sotto i 5 anni e che prevede di fornire i dati alle autorità di regolamentazione statunitensi entro la fine della settimana. È l’ultimo passo per consentire di iniziare la campagna vaccinale sui bambini più piccoli. I 18 milioni di bambini sotto i 5 anni sono l’unico gruppo negli Stati Uniti non ancora idoneo alla vaccinazione Covd-19. L’efficacia vaccinale è risultata dell’80,3% conto la variante Omicron. La Food and Drug Administration ha iniziato a valutare i dati della rivale Moderna, che spera di avere l’approvazione per uil suo vaccino su due dosi entro l’estate.
La genetica ha deciso chi ha retto meglio lo stress da pandemia
La pandemia di Covid-19 ha colpito tutti direttamente o meno, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Ma alcuni hanno indubbiamente retto meglio il colpo di altri. Un nuovo studio dell’Università di Groningen, nei Paesi Bassi, rileva che alcuni individui hanno resistito allo stress della pandemia meglio di altri, in parte a causa della loro genetica. Lo studio, pubblicato PLOS Genetics, ricorda che il modo in cui una persona percepisce la propria qualità di vita dipende da una combinazione di fattori che includono i geni che hanno ereditato dai genitori e dal loro ambiente: un mix di natura e educazione. Lo studio dei geni correlati alla qualità della vita può essere complicato, ma la pandemia di Covid-19 ha permesso ai ricercatori di indagare su come questo evento stressante mondiale abbia interagito con la genetica di una persona per influenzare il suo benessere generale. Il team ha esaminato i genomi di oltre 27.000 partecipanti nei Paesi Bassi che avevano donato materiale genetico a una biobanca. Quindi hanno cercato le connessioni tra le varianti genetiche e le risposte dei partecipanti a una serie di questionari sullo stile di vita e sulla salute mentale e fisica somministrati in 10 mesi, a partire da marzo 2020. I ricercatori hanno scoperto che alcuni individui avevano una tendenza genetica verso lo stato di benessere maggiore rispetto ad altri durante la pandemia. Inoltre, con il progredire della pandemia, hanno scoperto che la tendenza genetica ha avuto un’influenza sempre più potente su come quelle persone percepivano la loro qualità di vita, potenzialmente a causa dell’isolamento sociale richiesto dalle rigide misure di contenimento del Covid-19. Inoltre, i risultati dimostrano che il contributo della genetica su fattori complessi come il benessere può cambiare nel tempo.