Sono 29.575 i nuovi casi di Covid nelle ultime 24 ore, contro i 24.878 di ieri e, soprattutto, i 27.214 di martedì scorso. I tamponi processati sono 182.675 (ieri 138.803) con un tasso di positività che scende dal 17.9% al 16,2%.
I decessi sono 146 (ieri 93): le vittime totali dall’inizio dell’epidemia salgono così a 162.927. Le terapie intensive sono 7 in meno (ieri invariate), con 23 ingressi del giorno, e scendono a 409 totali, mentre i ricoveri ordinari sono 278 in più (ieri +155), 10.328 in tutto. E’ quanto emerge dal bollettino quotidiano del ministero della Salute.
La regione con il maggior numero di casi odierni è la Campania con 4.456 contagi, seguita da Lazio (+3.396), Puglia (+3.036), Lombardia (+2.715) ed Emilia Romagna (+2.158). I casi totali dall’inizio della pandemia salgono a 16.191.323.
I dimessi/guariti delle ultime 24 ore sono 37.462 (ieri 26.738) per un totale che sale a 14.793.420. Gli attualmente positivi sono ancora in calo, 7.624 in meno (ieri -1.549), 1.234.976 in tutto. Di questi, 1.224.239 sono in isolamento domiciliare.
Sintomi a un anno di distanza per 6 guariti su 10
L’infezione da SarsCoV2 passa, ma i sintomi spesso restano e possono durare un anno o anche più per 6 guariti su 10. La nuova evidenza sugli strascichi lasciati dal Covid-19 arriva da uno studio del Luxembourg Institute of Health presentato all’European Congress of Clinical Microbiology e Infectious Diseases (ECCMID), in corso a Lisbona.
I ricercatori hanno preso in esame quasi 300 persone a distanza di 1 anno dalla diagnosi di Covid-19. Il campione aveva un’età media di 40,2 anni ed è stato diviso in tre gruppi in base alla gravità della loro infezione iniziale: asintomatica, lieve e moderata/grave. È quindi stato chiesto loro di compilare un questionario sull’eventuale riscontro di 64 sintomi.
Dai risultati è emerso che il 59,5% dei partecipanti aveva almeno un sintomo di Long Covid un anno dopo l’infezione iniziale: affaticamento, mancanza di respiro e irritabilità i disturbi più comuni. In particolare, un terzo (34,3%) soffriva di affaticamento a un anno dalla diagnosi, il 12,9% ha affermato che i sintomi respiratori stavano influenzando la qualità della vita e più della metà (54,2%) aveva problemi di sonno in corso.
I partecipanti che avevano avuto una forma moderata/grave di Covid-19 avevano il doppio delle probabilità di avere almeno un sintomo a distanza di un anno dall’infezione rispetto a quelli la cui infezione iniziale era stata asintomatica. Avere avuto un Covid-19 moderato/grave è stato anche associato a un rischio più alto di problemi di sonno (per il 63,8% dei guariti con forma moderata/grave contro il 38,6% degli asintomatici).
“I partecipanti con una forma lieve della malattia acuta avevano più probabilità rispetto a quelli che erano stati asintomatici di avere almeno un sintomo a un anno e di avere problemi di sonno, ma in misura minore rispetto a quelli con una malattia acuta moderata o grave”, spiega Aurelie Fischer, primo autore dello studio. “La nostra ricerca dimostra che il Long Covid può avere un grande impatto sulla qualità della vita, anche a un anno dall’infezione acuta”.
L’Iss: più casi depressione in lockdown, colpiti i più giovani
Italiani più depressi durante le fasi di lockdown a causa della pandemia Covid-19, colpiti anche i giovani tra i 18 e i 34 anni. È il risultato di uno studio realizzato da Iss, basato sul sistema di sorveglianza Passi(Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia)e pubblicato sulla rivista Journal of Affective Disorders. È il primo studio italiano che abbia esaminato l’andamento temporale dei sintomi depressivi durante la pandemia in campioni rappresentativi della popolazione generale adulta, ed uno dei pochi studi nel mondo che abbia esaminato un arco temporale lungo.
Sono stati infatti utilizzati i dati derivati da oltre 55.000 interviste effettuate dal 2018 al 2020. I risultati hanno mostrato un incremento dei sintomi depressivi nel bimestre marzo-aprile 2020 con una prevalenza del 7,1% rispetto al 6,1% del 2018-19, seguito da un decremento (4,4%) nel bimestre maggio-giugno, dopo la revoca del lockdown, e poi da un nuovo e più cospicuo incremento in luglio-agosto (8,2%). Infine è stato rilevato un ritorno graduale, entro la fine del 2020, ai livelli registrati nel biennio prima della pandemia: 7,5% nei mesi di settembre-ottobre e 5,9% a novembre-dicembre.