Sono 9.429 i nuovi casi Covid registrati in Italia nelle ultime 24 ore, contro i 17.193 di ieri, ma, soprattutto, i 19.666 di venerdì scorso, anche se il dato odierno è falsato dal post-festivo. I tamponi processati, infatti, sono in netto calo, 70.689 (ieri 181.055) con il tasso di positività che sale decisamente dal 9,5% al 13,3%.
I decessi sono 40 (ieri 79). Le vittime totali da inizio pandemia salgono così a 166.875. Le terapie intensive sono una in meno (ieri +3) con 9 ingressi giornalieri, e sono in tutto 225. Nei reparti ordinari si contano invece 55 pazienti in più (ieri -289), per un totale di 4.644. E’ quanto emerge dal bollettino quotidiano del ministero della Salute.
In calo il tasso di occupazione delle terapie intensive
Il tasso di occupazione in terapia intensiva scende al 2,3% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 02 giugno) vs il 2,6% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 26 maggio). E’ quanto emerge dai dati del monitoraggio settimanale della cabina di regia diffusi dall’Iss. “Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale scende al 7,1% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 2 giugno) vs il 9% (rilevazione giornaliera Ministero della Salute al 26 maggio).
La mappa dell’Ecdc: arancioni Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Trento
L’Italia comincia a ‘schiarirsi’ nell’ultimo aggiornamento della mappa a colori dell’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), che viene elaborata sulla base dei nuovi casi di Covid-19 registrati negli ultimi 14 giorni ogni 100mila abitanti e del tasso di positivi tra i test effettuati, ponderati per il tasso di vaccinazione della popolazione. Dopo un lungo periodo trascorso in rosso scuro, la fascia a maggior rischio, la svolta parte dal Nord, dove si tingono di arancione la Valle d’Aosta, il Piemonte, la Lombardia, la provincia autonoma di Trento e il Friuli Venezia Giulia. Scalano di un tono anche diverse aree d’Europa, che in larga parte resta comunque in zona grigia, tinta che indica un livello di test insufficiente per determinare la stratificazione del rischio Covid.
Carenza medici e liste attesa post Covid, appello dei cardiologi
Carenza di medici, difficoltà a recuperare le prestazioni saltate, telemonitoraggio che arranca e fascicolo sanitario che non decolla. A distanza di due anni e mezzo dallo scoppio dell’emergenza Covid, il post pandemia vede ancora grandi difficoltà nella cardiologia. Questo l’allarme che arriva dalle tante società scientifiche, intervenute al 31/o congresso dell’Associazione Nazionale Cardiologia del Territorio (Ance). “Facciamo i conti con apparecchiature obsolete, ma anche con problemi nuovi, come il long covid cardiovascolare, che dobbiamo imparare a conoscere e gestire. Inoltre non si può più ignorare che oggi esiste una Questione Meridionale della sanità, con una qualità di prestazioni non garantita”, ha detto Ciro Indolfi, presidente Società italiana di Cardiologia (Sic).