Il gastroenterologo materano Nicola D’Imperio torna ad occuparsi dell’emergenza Coronavirus ed in particolare del problema che riguarda i tamponi. Di seguito la nota integrale.
Nicola D’Imperio: “I tamponi dicono la verità?”
Da più parti si sta evidenziando un “problema” sui tamponi, non solo in Italia, ma anche all’estero: quello della loro affidabilità.
Cercherò di spiegare semplicemente e non tecnicamente, perché non sono un virologo per fortuna, come stanno le cose. Esistono due tipi di tamponi, quelli molecolari, in pratica quelli che necessitano almeno di 48 ore per la risposta, e quelli antigenici o test rapidi, sviluppati recentemente, di cui si può avere la risposta anche dopo un quarto d’ora e che sembrano più affidabili.
Purtroppo quelli più usati sono ancora quelli molecolari. In questi vengono cercati dei geni, che sono le catene molecolari che caratterizzano il virus SARS-Cov2, e i geni cercati sono 3: il gene E, il gene RdRp e il gene N. Si tratta di geni che,se il virus fosse presente nella sua integrità, dovrebbero essere trovati tutti e tre e solo in tal caso può (dico può non ha) avere un ruolo patogeno ed infettare.
Il gene E è identico al 100% a quello di tutti i coronavirus, che sono diffusissimi e sono tutt’al più responsabili dei periodici raffreddori che danno solo congestione delle vie aeree superiori senza altre manifestazioni respiratorie, oppure addirittura non danno alcuna manifestazione patologica.
Il gene N ha una sola variazione della catena antigenica su 64 e quindi la possibilità di confusione e reattività crociata è molto elevata.
Il gene RpRd è l’unico che ha 5 variazioni su 64, quindi di nuovo non una grande differenza, anche se meglio degli altri due.
Da ciò scaturisce che se si vuole avere una certa possibilità di veridicità bisogna ricercare tutti e tre i geni; ma anche questo non significa probabilità assoluta.
Prima del 2 aprile 2020 nei tamponi venivano ricercati tutti e tre i geni, dopo tale data le cose sono cambiate: la rilevazione anche di un singolo gene fa ritenere positivo un tampone.
Cosa significa questo? Alto rischio di false positività.
La rilevazione del solo gene E, diffusissimo e completamente aspecifico, oppure quella del solo gene N, non sono sufficienti a determinare la positività. Anche la rilevazione del gene RpRd, che è il più specifico può dar luogo a false positività. Allora la determinazione di tutti e tre i geni dovrebbe essere la più corretta ed evitare false positività che, in pratica, significa allarme, quarantene e gravi problemi socio-economici,ecc..Sono pochi i laboratori che, ritrovando il solo gene E, dichiarano negativo un tampone.Addirittura molti laboratori non fanno alcuna precisazione, nel referto c’è scritto solo positivo o negativo.
La disposizione del 2 di aprile, secondo cui è sufficiente uno solo dei tre geni per dichiarare positivo un tampone, non dovrebbe avere nessun valore.
Ma perchè allora si decise, non solo in Italia, di ritenere positivo un tampone che ritrovasse un solo antigene arrivando al paradosso che anche un banale gene E è indice di infezione da Covid 2?Alcuni virologi, come il prof. Palù, rispondono diplomaticamente dicendo che è stato fatto per velocizzare le cose. Ma c’è un’altra versione: questa decisiva modifica è stata messa in atto perché, quando si è visto che i morti di marzo, causati dalle terapie sbagliate, stavano scemando, per mantenere alto il livello di guardia, si è stabilita una procedura che garantisse di tenere alto il numero dei positivi mettendoci dentro non solo gli asintomatici, ma anche coloro che avevano un banale raffreddore o addirittura nulla. Andreotti diceva che “a pensar male si può fare peccato, ma a volte ci si prende”.
Non sono un negazionista, perché il problema esiste, è grave e siamo nella fase più critica, ma è necessario avere la giusta dimensione del problema soprattutto se le conseguenze sono di natura economica e sociale. Allo stato attuale è evidente che i contagi sono amplificati e che nei numeri la stragrande maggioranza, per fortuna, è rappresentata da asintomatici o addirittura negativi, la prova è nel rapporto tra i contagiati e i ricoverati e i decessi, che è notevolmente più basso di marzo scorso.
Forse l’amplificazione dei dati serve per fare rispettare le regole sacrosante per prevenire il contagio? Fare dell’ulteriore terrorismo su una popolazione già provata nella salute, nella psiche e nell’economia è da irresponsabili, si metta in essere un sistema di rilevazione quanto più possibile comune, ma non solo in Italia, in tutta l’Europa, e veritiero, e si mettano in atto strumenti efficienti e capillari per il distanziamento individuale, l’uso dei dpi e l’igiene e l’informazione corretta, e non le chiusure a pioggia o i coprifuoco.
Sarebbe infine auspicabile che i virologi, almeno quelli europei, invece che perdere il loro tempo a pontificare in televisione, unissero le loro competenze e lavorassero insieme alla ricerca di un vaccino in tempi brevi, stessero nei laboratori e non si sostituissero ai clinici, dettassero delle linee guida univoche sul tipo di tampone da utilizzare, quello molecolare o quello antigenico, o altri ancora, e, se si usa il vecchio molecolare, in attesa di una più vasta utilizzazione del test antigenico (che ha anche le sue false positività) che venga fatta la determinazione su tutti e tre gli antigeni, l’E, l’N e l’RpRd e sia specificato sul referto. Tutto ciò liberi da qualsiasi condizionamento!