Il materano Nicola Pavese in una nota esprime sulle riflessioni sugli operatori sanitari che stanno in prima linea l’emergenza Coronavirus negli ospedali e nelle strutture sanitarie e assistenziali del nostro Paese.
Adesso ovunque sono identificati come “nuovi eroi” o “angeli del soccorso”. Mi riferisco ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari e con loro anche ai farmacisti, alle forze dell’ordine e della sicurezza, agli uomini della protezione civile e ai volontari. Persone che stanno facendo, senza risparmiarsi, un lavoro delicato e straordinario. Ancora più straordinario e difficile di fronte a inefficienze di vario tipo che si registrano da lungo tempo nella Sanità della nostra cara e problematica Basilicata.
In questi giorni il mio pensiero e la mia gratitudine sono andati sovente ai numerosi operatori sanitari che, insieme agli addetti del 118 e al personale dell’Asm e del Centro Aias, ho incontrato nell’ospedale di Matera per i frequenti ricoveri di mio zio (prima) e di mia madre (successivamente). Anche questi operatori materani, inequivocabilmente, rientrano tra gli “eroi di oggi”. Ricordo, però, anche le frequenti manifestazioni di sgarbo e di protesta ineducata e mortificante nei loro confronti da parte di gente arrogante (e spesso disinformata) perché costretta a code interminabili o lunghe attese prima di poter interloquire con i sanitari o accedere agli esami richiesti. E ricordo anche, durante le lunghe nottate in corsia, la sofferenza dei ricoverati in attesa di un infermiere, di un tirocinante, di un operatore socio-sanitario che (non certo per propria negligenza) tardavano ad arrivare.
Nei giorni scorsi ho incontrato per strada uno di questi medici e gli ho rinnovato la mia vicinanza e solidarietà. Certo che, nonostante le difficoltà aumentate e i problemi di questi giorni terribili, sono “tutti in prima linea” nelle corsie, fra i ricoverati, tra i bisognosi, sulle ambulanze. Ho pensato anche a quanta “distanza” c’è tra chi opera negli ospedali e coloro che dietro una scrivania, manager o burocrati super pagati (!), scelti spesso con criteri soggettivi dalla politica di ieri e di oggi, si rivelano imperterriti, inefficienti, incapaci di organizzare al meglio i servizi, incuranti delle indispensabili attrezzature da attivare e persino insensibili di fronte alla evidente carenza di personale sanitario.
Ma poiché la gente è incoerente e ha spesso memoria corta, quando questa tragica emergenza sarà superata (e anche gli applausi e gli inni dai balconi saranno solo un severo ricordo) mi auguro che agli “attuali eroi” sia riconosciuta la stessa abnegazione, professionalità e doverosa considerazione di oggi. Confidando che la politica nazionale e regionale nelle proprie sedi sappia ridisegnare una “nuova Sanità” pubblica per cittadini e comuni mortali.